Emmanuel Gasperoni sulla visita del FMI 2018

Emmanuel Gasperoni sulla visita del FMI 2018

Emmanuel Gasperoni

Oggi proverò a costruire un ragionamento circolare cioè inizierò e concluderò l’intervento con lo stesso argomento: una richiesta un auspicio, anche se dopo aver sentito alcuni interventi precedenti mi sono un po’ avvilito ma non mi arrendo.

Non mi addentrerò quindi nelle sabbie mobili di valutazioni economiche, finanziarie, fiscali le quali – pur dovute sia chiaro – lascerò e ho lasciato ad altri consiglieri più competenti e aggiungerei anche pacati dimessi e misurati. Inizio quindi con un appello all’intera aula consigliare, ed anche ai concittadini che ascoltano, un appello all’unità di intenti.

Prendo spunto da un’intervista al sociologo fondatore del censis Giuseppe De Rita di tre giorni fa: è un’analisi della politica italiana ma ben si applica anche alla nostra.

Tutta la politica italiana è mossa dal rancore: espressione forte ma è stato il leit motiv del 2017 anche da noi, non in senso moralistico ma come metodo di rapporto politico. Dice ancora De Rita: ma per uscire dal rancore l’italia avrebbe bisogno di una carica di libido che non ha più, un desiderio di crescere e possedere la volontà di andare oltre se stessa.

Dal rancore occorre fuggire, farlo diventare un’arma dalla politica significa coltivarlo non smuovendo la realtà di un millimetro.

Il rancore va affrontato reagendo: ciò significa canalizzazione di tutte le energie verso una direzione unica e in questa fase credo che lo dobbiamo al paese, tutti e nessuno escluso.

Chi non fornirà il proprio contributo sarà colpevole. Avrà scelto di esserlo consapevolmente: dunque ancora più grave perché questo è il momento di dimostrare credibilità tutti: una credibilità compatta per noi, per San Marino e per chi ci osserva oltre confine.

L’attenzione da fuori, dall’Italia è spasmodica e lo sappiamo tutti: il 2017 è stato l’anno dell’emergenza, della rincorsa delle toppe al canotto perché non affondasse dopo aver imbarcato molta acqua, il 2018 sarà – anzi dovrà essere – l’anno del progetto di ristrutturazione di San Marino.

Una strada, lo sappiamo, durissima politicamente, socialmente e in salita ma che dovrà percorrersi fino in fondo senza tentennamenti, lasciando da parte per un po’ e da parte di tutti la provinciale politica da cortile. “Chiamare amici i nemici e già fare politica” diceva qualcuno.

La politica tutta ritrovi i propri fondamenti, i propri valori: adesso è il momento.

Lo scopo è comune ed è più alto. Lo stesso Fondo Monetario ce l’ha scritto molto nitidamente e ciò non potrà avvenire senza un rinnovato dialogo maggioranza e governo, senza un adulto confronto tra  maggioranza e opposizione che oltrepassi gli scogli insormontabili e insormontati del 2017: le faide, le prese di posizione aprioristiche. Né senza una fermentante dialettica con i rappresentanti sociali e datoriali.

Il momento storico per San Marino è complicatissimo, non credo vi siano dubbi. Per questo voglio proporre una valutazione storico-etologica.

La storia ci avrebbe insegnato in realtà a ben guardare come di fronte ad eventi socio politici acuti e deflagranti l’uomo abbia sempre fatto fronte comune: è proprio un principio ontologico dell’umano comportamento. Avere un nemico comune stimola la capacità di collaborazione negli uomini. Alcuni esempi (esempi iperbolici con le dovute proporzioni): il secondo dopoguerra, la gestione della crisi mediorientale, il terrorismo fondamentalista.

Dirò di più: anche la natura e gli animali insegnano a far fronte comune nei momenti di difficoltà. Un esempio è l’animale giudicato dagli scienziati più simile all’uomo: lo scimpanzé. Se di natura gli scimpanzè sono organizzati in piccoli gruppi, in bande che combattono tra loro ogni giorno per il cibo e il territorio, tuttavia di fronte a un problema comune, tutti gli adulti del branco si radunano, ciascuno con i propri compiti ben delineati, costituiscono un atteggiamento primitivo di difesa estremamente efficace.

Cosa c’entra tutto questo con San Marino? C’entra eccome.

La Repubblica di San Marino è indubbiamente in un crocevia nevralgico. Non siamo in un vicolo cieco, e chi continua a urlarlo nel megafono dovrebbe, almeno adesso, smettere, ma certamente non possiamo più rimanere in questo crocevia fermi con le 4 frecce. Dobbiamo imboccare una strada.

Consapevoli TUTTI che, qualunque potrà essere, avrà della salita. Consapevoli TUTTI di ponderare ogni scelta perché avrà ripercussioni immediate ma anche sul nostro futuro e su quello dei sammarinesi di domani.

Ma dobbiamo muoverci.

Partire, o meglio, ripartire. 2018 anno della ripartenza. E badiamo bene, qui non si tratta solo di iniettare risorse ma anche iniettare fiducia e credibilità nelle vene dei cittadini, con pacatezza moderazione e maturità politica e inter-umana: un dovere di tutti noi 60.

Da dove partire allora? Beh, certo una piattaforma ce l’abbiamo e ne stiamo prendendo atto in questo comma: lo statement del FMI.

Una consulenza di un esperto medico chiamato in soccorso: c’è dentro la valutazione di tutti gli esami, la diagnosi, la validazione della terapia già in atto, il suggerimento di una terapia aggiuntiva.

Faccio notare, e questo è un bene, che non c’è una prognosi, Infausta o rovinosa, come qualcuno invece vorrebbe far credere o peggio vorrebbe e basta. Nè alcuna indicazione che la terapia sino ora messa in campo da noi “medici nostrani” fosse sbagliata.

Non c’è. Non c’è nonostante i post catastrofici apparsi sui social subito dopo la pubblicazione della relazione del FMI. Si è infatti data gran risonanza al suo punto 3 del capoverso “previsioni e titoli”.

Ben lontano dal voler compiere l’esegesi del testo, l’utilizzo del condizionale (potrebbe portare un’ulteriore perdita di fiducia, potrebbe esercitare ulteriore pressione…) è il tempo grammaticale di una azione non accaduta ma anzi solo potenziale, qualora non si mettessero a punto le adeguate contromosse. Contromosse che il FMI peraltro ci ha aiutato a trovare nella prima settimana di Gennaio “accogliendo con favore”, e cito, “ gli sforzi recenti compiuti dalle autorità”

Due parole quindi sul report del FMI. Le parole chiave che sostengono l’impalcatura dello scritto sono:

  • stabilità finanziaria
  • solidità di sistema
  • ricapitalizzazione.

(il crocevia di cui parlavo sopra).

Il collante? Fiducia e impegno di tutti.

Nel biennio 2016-2017 abbiamo assistito ad una crescita economica del 3.5% (2+1,5): certo che non basta, certo che non ci sediamo sugli allori. Se la temperatura sale di 3 gradi e mezzo, ma siamo sotto zero, siginfica che è ancora molto freddo!

Dunque ci vengono richieste stabilità e solidità: come?

Se un paziente arriva in ospedale con una grande emorragia, cosa faremmo? In ordine di priorità:

  • misure d’emergenza per farlo respirare (emergenza 2017: tamponare economia domestica, interventi straordinari CARISP e ASSET)
  • capire da dove sanguina: 2018, portare a termine AQR aggiornata, aumentare le entrate fiscali (riforma delle imposte indirette)
  • far cessare il sanguinamento: 2018, riduzione della spesa, potenziare la capacità di gestione del debito pubblico. Ristrutturare Banca centrale e rafforzare la vigilanza bancaria.
  • il nodo gordiano: trasfusioni di sangue? Il buon senso indica come le trasfusioni vadano fatte quando il paziente abbia smesso di sanguinare… allora: ricapitalizzazione. Non incondizionata. Ma solo delle banche di sistema o comunque limitata alle banche solvibili.

Il progetto c’è. E’ stato accolto con favore, per la prima volta negli ultimi anni, dal FMI. Il progetto è migliorabile: come tutto, certo.

Cari Colleghi consiglieri, cari concittadini, diamo dimostrazione di responsabilità e unità d’intenti. Almeno in questa fase. Lo dobbiamo al nostro Paese, lo dobbiamo al futuro del nostro paese.

La barca ora è arenata in una secca, adagiata su un fianco. Non chiediamoci, adesso, come ci sia arrivata e chi la stesse comandando. Le basse maree talora ingannano anche i marinai esperti e hanno tante concause. Però anche la marea più bassa superata la notte alzerà il livello dell’acqua.

Ma quando saremo lì, almeno facciamoci trovare con la barca diritta.

Una volta al sicuro al largo ricominceremo tutti a polemizzare su tutto ma almeno adesso, per una volta, le cime tiriamole tutte dalla stessa parte.

Grazie

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