Pier Luigi Zanotti sulla nuova Legge di Bilancio

Pier Luigi Zanotti sulla nuova Legge di Bilancio

Pier Luigi Zanotti

In questo mio breve intervento mi voglio sganciare dalla logica maggioranza/opposizione e voglio essere aderente alle riflessioni personali che questa finanziaria mi ha suscitato.

Non mi nascondo dietro a frasi di circostanza: questa legge di bilancio – presa da sola senza elementi di prospettiva futura – presenta diversi aspetti di insoddisfazione. Questa affermazione la baso su alcuni fattori:

  • Il bilancio dello stato è in sostanziale pareggio ma rimane ancora strutturalmente sbilanciato e non sostenibile nel breve e soprattutto medio/lungo termine.
  • Alcune misure sono in antitesi con le strategie di sviluppo adottate, in particolare la patrimoniale ha potenziali conseguenze recessive e in contrasto con il progetto di attirare investimenti e capitali dall’estero, anche attraverso le residenze elettive
  • Alcune questioni che incidono fortemente sul bilancio dello stato non sono state ancora affrontate in questi 12 mesi o perlomeno non ne è ancora stata una strategia precisa di risoluzione. Mi riferisco qui all’enorme peso della spesa corrente sul bilancio dello stato, alla riforma delle prestazioni sanitarie, alla sostenibilità del sistema previdenziale, all’efficientamento della Pubblica Amministrazione.
Ma dobbiamo guardare alla realtà: questi 12 mesi sono stati realmente 12 mesi terribili.

12 mesi che hanno assorbito il governo nell’approcciare, conoscere ed elaborare soluzioni ai tanti problemi e nodi che si è trovata ad affrontare.

Io capisco che la polemica, la propaganda, l’ingigantire quello che conviene e tralasciare quello che non conviene, l’attribuire le colpe sempre agli altri fanno tutti parte della dinamica politica. Però non rassegniamoci a questa politica di piccolo cabotaggio. Sotto questo aspetto alle volte sento in quest’aula interventi piuttosto imbarazzanti.

Diciamoci la verità: al netto degli errori commessi da questa maggioranza e questo governo, l’ultimo anno è stato speso ad affrontare problemi enormi, che sono scoppiati perché nodi mai affrontati finora sono venuti al pettine. Qui dentro lo sappiamo tutti che è così, ce lo diciamo a quattr’occhi, ma quando si è nell’arena pubblica bisogna sempre dileggiare l’avversario.

Se questo governo non ha risolto tutti i problemi, nemmeno chi in teoria era più bravo li ha risolti prima. Cosa significa questo?

Significa che non siamo in una gara in cui dobbiamo dimostrare chi è più bravo e più puro. La realtà è che il paese è in mezzo ad una transizione epocale: ci viene richiesto un cambio radicale di sistema economico e ancora più un cambio di mentalità profondo. E nessuno da solo è in grado di affrontarlo.

Parlando con le persone, soprattutto le persone più avvertite, mi rendo conto di come ad esse interessi che i problemi vengano affrontati e risolti, non di chi sia la colpa.

Interessi vedere soluzioni nuove; interessi vedere forze politiche diverse lavorare assieme. Vedo anche che molti sono disposti anche a perdere una parte della propria posizione per aiutare il paese. E questo mi rende fiducioso.

Meno fiducioso invece mi rendono alcune posizioni di sammarinesi che rimpiangono il clima d’illegalità diffusa, il regime off-shore, il sistema delle “amicizie” che aggiustano tutto, anche aggirando leggi e regole. Non rendendosi conto che è stato proprio questo sistema che ci ha portato qui.
Ma ci sta: nei periodi di crisi ci sta tutto, anche questo… o ce lo facciamo stare.

Ci sono però alcuni aspetti positivi che voglio sottolineare:

  • Nessun taglio al sistema educativo. Questo è fondamentale, in quanto nelle società postindustriali come la nostra il sistema educativo è fondamentale. I paesi che stanno meglio al mondo e hanno risentito meno della crisi, sono quelli che hanno investito di più nell’educazione anche in tempo di ristrettezze economiche.
    Desidero quindi incoraggiare il governo su questa strada ed osare ancora di più, imparando dai paesi che hanno fatto anche rivoluzioni culturali abbracciando paradigmi educativi nuovi, pedagogie innovative creando scuole al “top” mondiale. Dico sempre: se l’hanno fatto paesi con milioni di abitanti, perché non dovremmo riuscire a farlo noi con 35000 abitanti?
  • La volontà di riuscire entro pochi mesi a ridurre almeno del 2,5% la spesa corrente, attraverso misure volte a rendere maggiormente efficiente la PA, l’introduzione di principi di reale meritocrazia, l’accorpamento di strutture, l’identificazione senza paure delle aree di spreco, puntare ad una classe dirigente selezionata non in base alle appartenenze politiche ma in base alle reali capacità. Tutto questo in concertazione e collaborazione con tutte le parti sociali.
  • Il progetto di alcune infrastrutture strategiche, come il polo scolastico, il nuovo ospedale e il parcheggio di Borgo. Non solo utili per il servizio che potranno offrire, ma anche per dare ossigeno ad un comparto in difficoltà e ancora di più per dare l’idea ai cittadini che il paese si muove ed ha dei progetti per il futuro. Progetti per il futuro significa sempre fiducia nel futuro.
  • Il progetto di revisione del sistema pensionistico, che mi risulta già in avanzata fase di studio grazie al segretario alla Sanità Santi, da cui ci aspettiamo finalmente una riforma del sistema previdenziale che assicuri un futuro sereno ai nostri cittadini e disegni un sistema sostenibile e che liberi risorse dal bilancio per investimenti produttivi.
  • Il progetto di revisione fiscale delle imposte dirette
  • Il progetto di un sistema che realizzi una reale equità fiscale, misurando esattamente la ricchezza degli individui e di conseguenza moduli il costo dei servizi pubblici o le esenzioni in base ad esso. Possiamo dire di essere un paese civile quando c’è gente che guida grandi SUV e auto sportive e dichiara meno di una colf?

Per queste ragioni di prospettiva sospendo le mie perplessità indicate inizialmente e do un giudizio positivo sulla legge: questo perché sono sicuro che questo governo è ben cosciente dei punti su cui lavorare e non pone questa legge come la risoluzione di tutti i problemi che esistono.

Certamente sarebbe stato meglio avere già sul tavolo qualche soluzione in più. Ma a parlare siamo tutti bravi. Quando si passa dal “parlare” al “fare”, allora le cose cambiano.
Per questa ragione faccio fatica ad accettare lezioni da chi, negli anni d’oro, ha scientificamente trattato la pubblica amministrazione come serbatoio elettorale e avallato pratiche ed un’economia che definire opache è un complimento.

C’è un detto che cito spesso e descrive credo bene questo momento: “la differenza tra teoria e pratica è, in pratica, molto più grande che in teoria”.

Infatti tutti dicono che è necessario fare scelte importanti, fare tagli alle spese, cambiare le cose, ma tutti e ripeto tutti – sia singole persone che organizzazioni sociali e politiche – chiedono sempre di iniziare dagli altri. Tutti si lamentano che gli altri non hanno fatto qualcosa o l’hanno fatta male.

E nessuno fa.

Con una metafora calcistica potremmo dire che questa è una finanziaria di “difesa”, con qualche puntata in contropiede. Il 2018 lo vedo invece come un secondo tempo tutto in attacco, senza paura. Solo così il governo avrà la forza necessaria e il sostegno convinto di tutta la maggioranza.

Abbiamo la responsabilità di curare un paese malato, malato non solo a livello economico ma morale.

Abbiamo qui in questo Consiglio Grande e Generale la responsabilità di farlo progredire, dando l’esempio per primi, sacrificando il nostro amor proprio, facendo politica in modo etico. Il piccolo segno della riduzione del finanziamento a partiti e movimenti politici per il 2018 va in questa direzione.

L’eredità che ora ci ritroviamo è un paese impoverito con una generazione di persone abituata ad avere molto con poca fatica. Ma non dobbiamo avere paura.

Vorrei che un giorno si potesse dire di San Marino: “Non è più un paese per furbi!”.

Non è facile ma sono convinto che ce la faremo. E dobbiamo farcela tutti assieme.

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