I silenzi del governo e della maggioranza sulle banche

I silenzi del governo e della maggioranza sulle banche

Nell’estate del governo balneare, la condizione del settore bancario è diventata un argomento derubricato dalle priorità di governo e maggioranza.
Sistemata in anticipo la questione della conferma della presidente di BCSM, passaggio dopo il quale casualmente si è aperto il vaso di pandora degli infortuni della Tomasetti, è sceso totalmente l’oblio su quanto sta accadendo.
La raccolta bancaria subisce una flessione ma nessuno commenta. Nell’ultima seduta consiliare, un consigliere di maggioranza, dipendente della banca dello Stato, attacca BKN 301 – che in regime di monopolio fornisce le carte di credito a quasi tutte le banche della Repubblica – lamentando disservizi e facendo intendere che ci sono “connections” politiche, ma anche qui nessuno risponde.
BCSM ha il Consiglio Direttivo che da settimane sta agendo probabilmente in modalità “safety car” a causa della mancanza di membri residenti, e tutti stanno zitti.
Su Cassa di Risparmio sono sempre più insistenti le voci di una vendita a soggetti esteri, e nulla è dato sapere. Silenzio sulle prospettive di sviluppo, sul piano industriale dell’istituto. Di certo sappiamo che la banca, interamente di proprietà dello Stato, ha una partecipazione in BKN 301, al centro dell’attacco di un consigliere di maggioranza, ha ai propri vertici amministratori-ambasciatori con incarichi diplomatici in paesi del mondo arabo e presto, si dice – dulcis in fundo – subirà il ritorno di un celebre manager balzato in più occasioni all’attenzione delle cronache anche giudiziarie.
C’è poi la situazione della storica banca di Faetano che pare proprio al centro di sotterranee lotte di potere fra vecchi e nuovi potenti, alla ricerca di un nuovo assetto.
Archiviata la strana nomina del CdA, si è appreso che fra Malta e Stati Uniti si giocherà il futuro dell’istituto, pronto a cedere una quota societaria. E c’è chi dice che sullo sfondo si staglino personaggi della San Marino da bere degli anni Novanta, quella per capirci delle tangenti di Stato, del conto Mazzini e dello sviluppo vorticoso del settore finanziario con 12 banche e oltre 60 finanziarie…
Saranno i soci dell’Ente Cassa, azionista di maggioranza della banca, a decidere del futuro di BSM. Ci permettiamo solo di rilevare come qualche anno fa si scatenò, con una sorta di “resistenza partigiana “, l’opposizione alla proposta di fusione con Cassa di Risparmio, iniziativa caldeggiata fra l’altro anche dal Fondo Monetario Internazionale. Un’iniziativa che aveva un senso di prospettiva rispetto alle dinamiche ed ai problemi del settore bancario ma che fu affossata per ragioni eminentemente politiche, e quando c’è di mezzo la politica – Monte dei Paschi docet – le cose non vanno mai a finire bene.
Ora, nel silenzio generale, BSM, per la prima volta nella sua storia, sta per cedere una quota significativa a soggetti esteri che certamente non saranno solo dediti alla filantropia o innamorati dei panorami di Faetano. Ci sarà, da parte dei nuovi investitori, il progetto di aumentare a breve la loro presenza magari con l’acquisizione della banca e, come si dice in giro, realizzare poi una fusione al contrario con Cassa di Risparmio, con capitali esteri che metterebbero così le mani su due delle tre banche storiche della Repubblica?
Il mercato ha le sue logiche e vedendo le condizioni del mercato finanziario sammarinese, praticamente ibernato, non ci stupiremmo di assistere a soluzioni ardite e sotterranee specie in presenza di un governo balneare e di una Banca Centrale ridotta ormai a semplice “voyeur”, grazie anche alla sua discutibile governance.
Repubblica Futura rammenta che se l’economia deve essere resiliente e magari crescere è necessario un settore bancario forte e competitivo. Ma certe dinamiche, soprattutto se portate avanti con denari pubblici, devono essere trasparenti e condotte con piani condivisi e prospettive di lungo termine.
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