Roger Zavoli sul comma Giustizia

Roger Zavoli sul comma Giustizia

Roger Zavoli

Vorrei intervenire sul comma Giustizia per sottolineare lo sconcerto e lo sbigottimento per una vicenda iniziata lo scorso mese di ottobre, con una stupefacente e surreale pantomima dell’opposizione che ha cercato, dopo aver utilizzato Cassa di risparmio, Asset e Savorelli senza
alcun risultato, se non quello di destabilizzare oltre il lecito, la fiducia dei risparmiatori, ha cercato – dicevo – di dare il colpo finale al governo ed alla maggioranza con una gazzarra inscenata in Consiglio dopo una seduta della Commissione Affari di Giustizia.

D’altra parte è un anno che assistiamo a commedie recitate nelle sedi istituzionali e a forzature che hanno dell’ incredibile e che devono essere severamente stigmatizzate.

Sono sconcertato dai metodi utilizzati da alcuni partiti e dal comportamento di consiglieri che hanno ricoperto ruoli istituzionali e sono scesi a un livello cosi basso di speculazione politica e demagogia che non fa onore a nessuno.

Nonostante questo ogni tanto l’opposizione avanza la pretesa, o per meglio dire la menzogna, del confronto e della condivisione per caricare trappole in cui, per fortuna raramente, qualche politico rimane impigliato.

E subito dopo non perde occasione di avvelenare il clima con accuse sparate a vanvera, con trovate assurde e con calunnie, nel tentativo di dimostrare che Maggioranza e Governo sono una congrega di pazzi quando va bene, ma più spesso vengono dipinti come un’associazione di malfattori.

La vicenda sulla giustizia nasce, per la maggior parte di noi, in una seduta consiliare di novembre 2017, quando a seguito di una seduta della Commissione Affari Giustizia, alcuni consiglieri membri di quella commissione annunciano dimissioni per fatti gravissimi che non vengono raccontati ma la cui
denuncia generica intende gettare fango su maggioranza e governo.

Perché i fatti non vengono raccontati? Perché vige il segreto secondo alcuni, la riservatezza secondo altri, ma comunque la denuncia, senza raccontare i motivi, rappresenta il castello di carta che deve dimostrare la volontà della politica di mettere le mani sul tribunale e il bavaglio a qualche magistrato, che vuole portare a termine alcuni delicati processi ma maggioranza e governo non vogliono.

Da quella seduta consiliare, si delinea questo percorso.

Un percorso di accuse in cui non mancano le cadute: il colpo di Stato al quale non ha creduto nessuno e il balletto delle dimissioni che sono state date, ritirate e poi preannunciate di nuovo, facendo cadere nel ridicolo i suoi protagonisti. 

Il colpo di stato ha fatto cilecca. Col tempo la vicenda si e’sgonfiata e non ha prodotto alcun risultato tangibile per l’opposizione anche se i danni, provocati dalla irresponsablità di molti, rimangono.
Sono soprattutto danni di immagine che si ritorcono a danno della credibilità e della serietà di tutto il paese.

Soprattutto quando si insiste a denunciare interferenze, pressioni e intimidazioni su giudici, che non esistono – e la prova è nel fatto che gli ordini del giorno del consiglio giudiziario, sono farina del sacco della stragrande maggioranza dei magistrati. Che sono giunti ad una conclusione che dobbiamo rispettare.

Può non piacere ma accusare altri di complotti fa veramente male ma anche un po’di schifo.

Credo nell ónore e indipendenza della magistratura.
Sono certo che il tribunale sappia esercitare le proprie funzioni in modo equilibrato e sereno.

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