Lorenzo Lonfernini su NPL e situazione politica – CGG del 23.10.18

Lorenzo Lonfernini su NPL e situazione politica – CGG del 23.10.18

Lorenzo Lonfernini
Nel corso della seconda metà degli anni 90 e del primo decennio degli anni 2000 Cassa di Risparmio di San Marino sotto la guida del dott. Mario Fantini investì gran parte delle sue risorse nel progetto Delta un gruppo bancario italiano. Il modello di business di Delta era il credito al consumo.
Piccoli crediti su un numero molto elevato di creditori distribuiti in particolare al sud e nelle isole. Carisp investì in questo business diversi miliardi di euro.
All’inizio del 2009 il gruppo Delta e Carisp furono decapitati per via giudiziaria – in una vicenda ancora poco chiara e che destò non pochi sospetti – dalla procura di Forlì. Il gruppo venne commissariato, il meccanismo si inceppò e Carisp subì un ingentissimo danno patrimoniale che la mise in ginocchio ed insieme a lei mise in ginocchio tutto il nostro Paese.
Tramite un accordo di ristrutturazione, l’ormai noto “Accordo di Ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis Legge Fallimentare del Gruppo Delta” – omologato nel 2012 dal Tribunale di Bologna – al quale presero parte molte banche si costituì la Società di Gestione dei Crediti Delta S.G.C.D. con sede a Bologna la quale diede avvio ad un’operazione di recupero del denaro che Delta aveva prestato nella sua attività ante decapitazione e che non era ancora rientrato.

Per avere una idea di quale sia il contesto con cui abbiamo a che fare, penso sia sufficiente un dato esemplificativo: solo nel 2008, Delta ha aperto 424.000 pratiche di erogazione di credito al consumo, di un valore medio di 6000€ cadauna. Capirete tutti cosa significhi fare recupero crediti in un simile contesto.

Ma andiamo oltre.
Nel corso degli anni sono rientrate le seguenti cifre (non tutte destinate a Cassa ma suddivise proporzionalmente fra tutte le banche che hanno preso parte all’accordo di ristrutturazione, Cassa è quella che ha la quota più grande):
  • 2010 → 324.3 mln di euro
  • 2011 → 273.7 mln di euro
  • 2012 → 209.3 mln di euro
  • 2013 → 132.5 mln di euro
  • 2014 → 73.7 mln di euro
  • 2015 → 49.6 mln di euro
  • 2016 → 45.5 mln di euro
  • 2017 → 37.7 mln di euro
per un totale di 1.146.708.000 euro.

Il trend, come appare chiaro, è in costante e rapida discesa (dal 2010 al 2017 si è ridotto di circa il 90%) mentre i crediti ancora non riscossi sono molto consistenti, superiori ai 2 miliardi di euro.

In considerazione di questo e delle sollecitazioni provenienti dal ceto bancario italiano ampiamente coinvolto nell’accordo (si segnala in particolare la presenza Istituti italiani molto grandi e molto influenti quali: Unicredit, BPER, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Verona e molte altre ) S.G.C.D. ha avviato a fine 2016 (quando questo governo non era ancora in carica a proposito di piani criminali studiati a tavolino) un processo di vendita, ritenendo più vantaggioso addivenire ad una vendita piuttosto che insistere in un’operazione di recupero che si sta esaurendo con trend piuttosto rapido.
Il portafoglio oggetto del processo di vendita è denominato Arcade e queste sono alcune sue caratteristiche:
  • Valore Lordo: 2 miliardi e 189 milioni (sarebbe interessante sapere quanto di questa cifra è capitale e quanto interessi accumulati nel tempo, e questa è una distinzione importante perché spesso le percentuali di recupero si valutano sul capitale prestato e non sul capitale + interessi).
  • Di questo valore lordo la parte che compete a Cassa di Risparmio è circa 1,2 miliardi di euro.
  • 86% del valore lordo è riferito a crediti originati prima del 2009 (quindi crediti che hanno come minimo 10 anni ma nei quali ovviamente sono presenti anche crediti ancor più datati)
  • 47% del valore lordo è riferito a crediti concessi nel sud e nelle isole
  • 1,9 miliardi del valore lordo è rappresentato da crediti al consumo (prestiti personali, auto, finalizzati, factoring, carte di credito)

Il cosiddetto “performing” si è pressoché esaurito ed è questo il motivo per cui gli incassi sono in costante calo in quanto dipendenti quasi esclusivamente dal recupero e non più dagli incassi delle rate dei crediti performing.

In sostanza, per quanto riguarda gli 1,9 miliardi del valore lordo si tratta di credito deteriorato. 
Vi è poi un altro importante dato che emerge dalla relazione che il Direttore di Cassa di Risparmio dott. Dario Mancini ha consegnato ai membri della commissione Finanze nel mese di Settembre 2018.
A fronte degli incassi cumulati dal 2010 (1.146.708.000 euro) i creditori aderenti all’accordo sono stati rimborsati per complessivi 481 milioni di euro. I quali sommati alla cash reserve di 112 milioni di euro fanno 593 mln di euro.
La differenza fra quanto riscosso e la somma di quanto rimborsato ai creditori più la cash reserve ammonta a circa 553 mln di euro che sarebbe bello conoscere a cosa sono serviti dato che dalla relazione ciò non appare esplicitato:
• spese di gestione e di struttura? Sicuramente ma la cifra sarebbe esagerata;
• Rimborso di creditori privilegiati non aderenti all’accordo? Probabile ma, almeno a me, non è dato sapere.
Il problema forse è proprio questo.
Se ci si vuole accostare alla problematica in maniera tecnica occorre avere una conoscenza completa dell’accordo di ristrutturazione omologato nel 2012 dal Tribunale di Bologna.
  • Occorre sapere con quali modalità (definite probabilmente sulla base dell’accordo) sono state rimborsate – a fronte del flusso degli incassi – le società creditrici tra le quali in particolare Cassa di Risparmio di San Marino,
  • occorre conoscere i costi medi di recupero di crediti aventi questa natura e questa anzianità,
  • occorre conoscere il valore di mercato che a simili crediti può essere attribuito,
  • occorre sapere se vi siano o meno delle garanzie reali a copertura di almeno una parte di crediti,
  • occorre conoscere dettagliatamente la realtà dei cosiddetti crediti sanitari DETTO FACTOR che rientrano nel portafoglio Arcade,
  • il loro rendimento,
  • in quale arco temporale potranno essere recuperati,
  • quali di questi crediti sanitari siano soggetti a contenzioso o facciano capo a realtà sanitarie italiane coinvolte in episodi di rilievo penale, come ad esempio infiltrazioni di stampo mafioso e quindi incapaci di rientrare sul debito.
Io, da un approccio tecnico, mi chiamo subito fuori; non ho le competenze e non ho la conoscenza di dominio di una realtà così complessa come è S.G.C.D., l’approccio tecnico lo lascio ai tecnici nei quali abbiamo riposto fiducia. Nella fattispecie il CDA di Cassa di Risparmio ma ancor prima la sua struttura guidata dal Direttore Dott. Dario Mancini.
Le mie considerazioni non possono essere che politiche e devono necessariamente tenere conto anche di quanto il giudice Morsiani ha scritto nelle sue ordinanze che evidentemente hanno avuto un importante impatto politico soprattutto per la cornice spettacolare con la quale vengono pubblicate. E, si badi bene, lo dico con il massimo rispetto per il Giudice e la Magistratura.
L’approccio politico non può che essere quello di un’attenta valutazione, anche critica, di quanto i tecnici ci dicono e di una valutazione di cosa comporti per Cassa di Risparmio e per il Paese la finalizzazione della vendita oppure, al contrario, di cosa comporti, sempre per Cassa di Risparmio e per il Paese uno stop alla procedura di vendita.
Tenendo conto che, se la politica ha fino ad ora assecondato la procedura, lo ha fatto sulla base di una determinazione del C.D.A. che ha manifestato fin dall’aprile 2018 una valutazione (al suo interno unanimemente condivisa) secondo la quale la vendita del portafoglio Arcade era la cosa più conveniente – o almeno meno sconveniente – per Cassa di Risparmio.
D’altro canto, ma questa è una mia considerazione personale:
se dal 2010 al 31/12/2017 il flusso rientrato in cassa al lordo del cash reserve, come ci ha scritto il direttore dott. Dario Mancini nella sua relazione del settembre 2018 è stato di 232 milioni di euro mi pare di poter dire che potere incassare per Cassa di Risparmio 109 milioni immediatamente, in seguito alla vendita non sarebbe un risultato disprezzabile perché con gli attuali flussi di rientro (poco più di 14 milioni nel 2017 con tendenza in forte diminuzione) forse non è proprio un’operazione sballata.
In ogni caso su un argomento come questo non ci sono bandierine da piantarebisognerebbe togliersi la casacca dell’appartenenza politica e pensare unicamente all’interesse di Cassa di Risparmio e del Paese, ricordando che, se siamo arrivati in prossimità della scadenza prevista dall’accordo di cessione e l’ipotesi è ancora in piedi, ciò lo si deve a pareri tecnici molto espliciti giunti dalla Cassa di Risparmio e dalla sua struttura che convenivano su una adeguatezza della cessione ai prezzi dell’offerta Cerberus.
A questo punto proprio alla vigilia della decisione sono uscite le famose ordinanze Morsiani e noi ovviamente non possiamo ignorarle e dobbiamo riflettere, come in effetti è stato fatto e come stiamo facendo, e dobbiamo contestualizzare quanto in esse è contenuto non dimenticando però che sia il vendere che il non vendere avrà delle conseguenze per Cassa di Risparmio.
Giunti a questo punto sono il primo a dire che, su questa decisione, occorre sia che si vada in una direzione sia nell’altra, una condivisione più ampia della sola maggioranza, perché non basta dire “sono contrario alla vendita”, ipotesi che non mi scandalizza perché io sono assolutamente disposto a valutare anche questa opzione.
Occorre però affermare chiaramente che dicendo un no alla vendita, in un’onestà intellettuale che deve essere portata fino in fondo, si va incontro comunque a delle responsabilità, perché delle conseguenze inevitabilmente le genererà anche questo tipo di scelta. E le scelte in politica in un senso o nell’altro a un certo punto bisogna farle.
Non si può ragionare sempre come Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, non è più il periodo e il tempo per queste cose è scaduto.
Girano video molto simpatici in rete in cui improvvisati professori di economia, senza né arte né parte, salgono in cattedra nel mondo virtuale e spiegano alla cittadinanza come questa manica di ladri di Adesso.sm stia regalando un miliardo di euro ad ignoti malfattori.
Vi chiedo con tutta l’umiltà di cui sono capace di fermare questo scempio e questa vergogna, il miliardo di euro ce lo hanno “ciulato”, è vero, ma sfido chiunque a dimostrare che è stato “ciulato” negli ultimi due anni.
La depredazione è avvenuta molti anni fa, quando la maggiore banca della piccola Repubblica di San Marino si mise in testa di entrare in un gioco più grande di lei, nel mondo degli squali della finanza, e venne spazzata via senza pietà, senza alcuna pietà, da persone senza scrupoli e venne  purtroppo abbandonata a se stessa anche dalle istituzioni di questo Paese, probabilmente intimidite dalla furia giustizialista e irrazionale a cui in molti assistettero senza muovere un dito in difesa di una banca che come abbiamo ben compreso incarnava il Paese stesso.
Questo è ciò che è successo, non altro!
Sulla questione Leiton, come maggioranza siamo molto tranquilli perché il mandato che abbiamo trasmesso agli amministratori di Cassa di Risparmio è sempre stato molto chiaro ed è quello di fare, in tutte le circostanze, gli interessi di Cassa di Risparmio cioè dello Stato e di nessun altro. E’ un mandato senza eccezioni.
Se qualcuno ha esulato da questo mandato e ha deviato rispetto alle consegne e al comune buon senso se ne assumerà la responsabilità anche se, lo ribadisco, nella vicenda specifica che è nata in
anni non recentissimi, penso intorno al 2008/2009, e quindi certamente al di fuori del perimetro di responsabilità di questo governo e di questa maggioranza occorre, prima di esprimere un giudizio, conoscere il contratto sulla base del quale quel prestito è stato rilasciato, conoscere le tipologie di garanzie reali concesse a fronte del prestito.
Abbiamo letto i passaggi dell’ordinanza che riguardano questo aspetto e attendiamo gli sviluppi dell’inchiesta ma vi garantisco che su questo la maggioranza, quando è venuta a conoscenza della scadenza, si è sempre espressa in modo univoco e senza tentennamenti.
Al consigliere Margiotta io rivolgo un rispettoso augurio di buona strada, voglio anche dirgli che pur fra le tante difficoltà che stiamo incontrando, alcune previste ed altre francamente non previste e che, onestamente, hanno spiazzato anche me, io non ritengo esaurita l’esperienza di questa maggioranza.
Ritengo doverosa un’autocritica, questo si, perché la politica ha senso se i problemi li risolve, o meglio per prima cosa li deve riconoscere – cosa che purtroppo nel passato recente non veniva neanche fatta – ma poi dopo averli riconosciuti li deve risolvere – o almeno deve indicare una strada maestra che porti alla soluzione – altrimenti la politica non serve a nulla.
A chi serve una politica che si astrae dalla realtà, fa accademia e non risolve i problemi? A nessuno.
Quindi consigliere Margiotta autocritica si, ma abbandono della nave quando è in mezzo al mare in tempesta no. Lei sa meglio di noi che le poltrone che occupiamo non sono molto comode, conosce perfettamente le tensioni a cui siamo sottoposti proprio perché le ha sperimentate sulla sua pelle e sa altrettanto bene che questa collocazione non ci porta alcun privilegio ne alcun vantaggio personale. Così come appare veramente stucchevole l’affermazione del Consigliere Marco Nicolini che ci dipinge come una masnada di individui senza dignità tutti in coda per un semestre Reggenziale.
Le ordinanze del giudice le rispettiamo e le leggiamo serenamente, così come ribadiamo il disgusto per l’operato di chi, investito da grandi responsabilità in Banca Centrale, ha operato non mantenendo fede ai suoi doveri e obbedendo a padroni esterni.
Il Governo, come più volte è stato ribadito, ha provveduto a denunciare il dott. Savorelli per la sua condotta infedele. Le ordinanze vanno però lette, da parte di tutti, con onestà intellettuale, non si possono interpretare attribuendogli significati che non contengono per meri scopi politici.
La Reggenza ha fatto un appello al quale io personalmente voglio rispondere positivamente, così come positivamente ad esempio ha risposto il Consigliere Capicchioni che chiede di “deporre le armi per il bene del Paese” le armi vanno deposte e la politica deve tornare a parlare.
La strategia dello scontro non ha funzionato, non ha prodotto risultati apprezzabili, non può produrre risultati perché semina odio e divisione mentre il Paese ha bisogno di consapevolezza, di calma, di ponderazione, di un atto di amore e non di cattiveria.
Torniamo nell’alveo della politica che non si può fare brandendo i provvedimenti dei giudici o la minaccia di azioni di responsabilità come strumenti quotidiani per distruggere l’avversario. I contributi di tutti saranno ben accetti, la collaborazione delle istituzioni Tribunale e Banca Centrale in primis sarà determinante.
La nostra Repubblica non può uscire sconfitta perché è il tempo stesso che ha scandito isecoli e ce l’ha consegnata invincibile:
“Non importa quanto sia stretta la porta,
Quanto impietosa la vita,
noi siamo i padroni del nostro destino:
noi siamo i capitani della nostra anima”
Articolo precedente
CGG di maggio: gli interventi dei nostri consiglieri
Articolo successivo
Lorenzo Lonfernini in comma comunicazioni – CGG del 13.11.18

keyboard_arrow_up