Spending review: l’intervento di Pierluigi Zanotti

Spending review: l’intervento di Pierluigi Zanotti

Pier Luigi Zanotti

La relazione presentata dal SdS Zanotti è un documento corposo, complesso e approfondito, che va letto più volte per coglierne la reale portata. Sia per limiti di tempo che per la sua complessità, mi limiterò a sottolineare solo alcuni aspetti.

Il mio giudizio è molto positivo: la parte relativa ai tagli, sia di orario che di razionalizzazione, è una parte minimale, la relazione infatti si concentra molto più sugli aspetti qualitativi. La necessità di contemperare esigenze contrapposte, quelle di risparmio della spesa e miglioramento organizzativo, non sono facili da ottenere: la qualità costa, tagliare può ottenere effetti contrari. D’altra parte essi in questo momento storico sono necessari: sono un risparmio nell’immediato e i cui effetti durano poco, la qualità è un risparmio nel medio/lungo termine i cui effetti durano a lungo e creano un circolo virtuoso.
Questa ottica mi trova pienamente d’accordo, in quanto per una vera spending review non basta tagliare gli sprechi, ma sono necessari una leadership autorevole, maggiore trasparenza e cultura del merito.

Qual è oggi il maggior costo della PA? La de-professionalizzazione. Non intendo qui cadere nei soliti luoghi comuni che dipingono la PA come il cancro del paese: ci sono dirigenti e professionisti di altissima qualità, che si impegnano con dedizione e competenza. Il problema è la disparità di situazioni che troviamo nei vari settori. Ci sono uffici che godono di stima per la professionalità e competenza che mostrano ogni giorno; altri uffici in cui persone dopo anni ed anni di permanenza non sono capaci di dare risposte soddisfacenti a chi si rivolge allo sportello. Uffici che hanno scarsità assoluta di personale ed altri con persone sotto-utilizzate. Alcuni dipendenti che si trovano a loro agio con le nuove tecnologie e processi organizzativi, altri che sono rimasti a pennino e calamaio. E badate bene: non è certo questione di mancata formazione; è piuttosto un’attitudine ed una mancanza di stimoli e percorsi obbligati per chi presta il suo servizio nel settore pubblico.
Insomma una PA a macchia di leopardo. Questo è dovuto a mio parere a 2 fattori fondamentali:

  • La mancanza di una cultura generalizzata del merito e del risultato
  • rigidità di norme e regolamenti, che spesso penalizzano iniziativa, merito e specializzazione.

Ma il mondo cambia: l’amministrazione non può rimanere ingessata, immutabile, ferma. Nell’epoca dell’industria 4.0 non è possibile avere dipendenti che fanno fatica ad inviare un’email. Può piacere o non piacere, ma non si può avere questo tipo di situazioni.

La vera sfida per una PA moderna è diventare motore di sviluppo e non peso da trainare. Si deve creare un meccanismo e una cultura in cui i dipendenti pubblici diventino parte attiva: non rinchiusi in un insieme di compiti ripetitivi e deprofessionalizzanti ma sorgenti di energia e intraprendenza. Si deve richiedere di più per avere di più. Penso che questo trovi d’accordo la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici ed aiuti tutti ad avere un atteggiamento più positivo e collaborativo negli uffici e tra gli uffici.

Informatizzazione e organizzazione: elementi chiave.

Questi termini non necessitano di molte spiegazioni: credo che si debba stimolare sempre a lavorare sull’informatizzazione e sulle nuove tecnologie: in questo campo ogni investimento viene ripagato in pochissimo tempo in termini economici e di valore aggiunto globale nei processi organizzativi. Alcuni punti qualificanti:

  1. Proseguire sulla connessione sempre più stretta tra le varie banche dati in dotazione alla PA che permettano controlli approfonditi e più efficaci, più velocità nell’erogazione dei servizi, di rendere sempre più attuata quella norma che indica come la PA non debba chiedere al cittadino certificazioni che sono nella sua disponibilità.
  2. Spingere sulla web-izzazione di ogni possibile servizio, con possibilità estensiva di pagamenti online, in modo da poter dialogare con la PA in forme più moderne e soprattutto più veloci, più efficaci e tracciabili. Questo consente di produrre o ricevere, per cittadini e imprese, qualsiasi certificazione o autorizzazione.
  3. Posta certificata: uno step importante per la comunicazione elettronica con la PA che potenzierà tutti i servizi online presenti e futuri

Per quanto riguarda la riorganizzazione della PA, la revisione della struttura amministrativa, l’accorpamento più razionale di uffici, le nuove norme sulla copertura dei profili di ruolo, in discussione nei prossimi giorni, vanno in questa direzione di miglioramento organizzativo.

Ma vorrei far notare che non è mai solo questione di norme, ma di cultura e leadership: questo è un trend che deve necessariamente cambiare verso nella PA del futuro. Su questo faccio un esempio illuminante: diversi anni fa è stata fatta una ricognizione nei tribunali delle maggiori città italiane sulle cause civili pendenti. Il risultato è che a Roma risultavano oltre 7000 cause civili più vecchie di 3 anni, a Verona oltre 6000, a Milano oltre 2000 e a Torino nessuna, zero! Roma e Torino, due grandi città, con tribunali che lavorano con le stesse norme ma risultati drasticamente differenti. Questione di organizzazione e di programmazione.

Meritocrazia.

Questo argomento è spinoso quando si parla di PA, un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato, ma è necessario affrontarlo. Credo che mai come in questo momento storico sia possibile farlo. È infatti solo nei momenti di crisi che c’è la spinta necessaria per cambiare situazioni e consuetudini cristallizzate nel tempo. È fondamentale rompere il “circolo vizioso del demerito”, quasi più che diminuire la spesa corrente in stipendi: questa diminuirà naturalmente al di là della spending review. Accanto a necessarie razionalizzazioni organizzative ed economie di spesa, è quanto mai necessaria una “merictocracy review”.

Osserviamo infatti come la mancanza di merito nella società e nell’amministrazione ha conseguenze nefaste:

  • Bassa produttività, pertanto bassa competitività del paese che causa bassi salari e perdita di potere d’acquisto
  • La bassa efficienza e competitività non attira investimenti esteri. Il paese non è attrattivo.
  • evasione fiscale: un paese senza merito per sua natura premia il furbo, chi sa navigare tra i meandri della legge, nelle zone grigie o nere del sistema fiscale. Più evasione fiscale, meno competitività e tasse più alte.

Come in tutte le questioni culturali il fattore chiave è sempre il fattore umano. Non è mai solo un problema di leggi, di economia, di tradizioni o altro: il fattore chiave è il fattore umano, le persone!

I concorsi pubblici ed interni vanno in questa direzione: sono strumenti di meritocrazia “in entrata” che sono il mattone necessario su cui costruire politiche di premiazione del merito anche durante tutta la carriera lavorativa.

Gli strumenti di Controllo di Gestione e di Audit Interno delle attività, gli strumenti di monitoraggio della qualità sono ottime prospettive per assicurare efficienza e merito nel lungo termine. Questi aspetti a mio parere sono imprescindibili per una riforma della PA virtuosa, non fatta solo di tagli e razionalizzazioni. Anzi, oserei dire che su questi temi non si deve avere paura di spendere!

Dobbiamo riuscire ad attirare la “migliore gioventù”, non la gioventù disoccupata o svogliata. La PA non può prescindere dalle migliori energie del paese. Oggi, diciamoci la verità, spesso non è così.

OpenData

Un approccio necessario per migliorare trasparenza ed efficienza della PA è a mio parere l’adozione degli OpenData. L’espressione “Open Data” sta a significare dati pubblici in formato aperto, “libero” e accessibili a tutti i cittadini, oltre che facilmente riutilizzabili e scambiabili sul web. Questo approccio permetterebbe di:

  • promuovere la cultura della trasparenza nella pubblica amministrazione
  • favorire la consultazione pubblica
  • fornire dati comprensibili a tutti e non solo agli esperti

Nell’ambito della trasparenza, progetti come il il Britannico ‘where does my money go’ (dove vanno i miei soldi) permettono di identificare come i soldi delle tasse dei cittadini sono impiegati dal governo.

In sintesi: più trasparenza genera più efficienza in un circolo virtuoso di miglioramento di risultati

Stimoli che mi sento di fare al governo e all’intera maggioranza

Adottare gli OpenData in ogni ambito della pubblica amministrazione: promuovere la cultura della trasparenza nella pubblica amministrazione è fondamentale, sia come servizio al cittadino, sia come strumento di miglioramento. In Inghilterra le famose delivery unit create da Blair hanno obbligato ad esempio le unità sanitarie a pubblicare alcuni dati: tempi medi di attesa, incidenti, tasso di sopravvivenza, etc. Questo ha potuto permettere ai cittadini di chiedere conto di inefficienze e scarsità di risultati. Il livello di servizio è migliorato a causa di due semplici fattori: presenza di informazioni e possibilità dei cittadini di accedervi.

È importante il potenziamento dell’ufficio statistica, essenziale in uno stato moderno che secondo le intenzioni della riforma si sposterà nel nuovo Dipartimento Finanze e Tesoro. L’assenza di statistiche su molti aspetti, con dati più approfonditi e soprattutto più facilmente consultabili, sono uno svantaggio, anche rispetto a istituzioni ed investitori esteri. La trasparenza paga sempre.

Formazione permanente: non basta fare un corso, passare l’esamino, e non pensarci più. In un mondo così dinamico, a livello di norme, organizzazione e tecnologia, anche il curriculum non può essere qualcosa di statico, basato sull’accumulo di corsi e corsetti solo per avere più punti ed accedere a posti migliori. Deve piuttosto essere un curriculum di competenze, periodicamente verificate.     

Spostare l’attenzione dall’analisi delle norme all’analisi dei risultati. È inutile fare mille corsi di formazione, fare bandi di concorso per ogni posto, se i risultati non sono costantemente e seriamente monitorati.
È necessaria la coscienza che non basta qualche norma, anche ben fatta, per migliorare la PA. È necessario che la politica e la dirigenza dell’amministrazione si occupi direttamente e investa sistematicamente parte del suo tempo in attività di verifica e in processi di miglioramento continuo. Se non si fa questo, l’impulso iniziale si spegne e si creano solo strutture burocratiche costose che appesantiscono la struttura organizzativa. Semplificando: iniziamo un processo virtuoso ma seguiamolo anche giorno per giorno, governo e dirigenza amministrativa.

Copiare dagli esempi virtuosi ma anche avere il coraggio di essere creativi e trovare da soli la propria strada: conosciamo la nostra realtà meglio di chiunque e siamo in grado di capire dove e come operare. Copiamo ma creiamo anche. Usiamo consulenti che ci aiutino ma anche le nostre migliori energie: dobbiamo trovare la “nostra” via.

Agire in sintonia con i sindacati: è necessario ritrovare maggiore armonia con le OO.SS. e coinvolgerle in questo processo di modernizzazione della PA. Lasciamo alle spalle lotte politiche e concentriamoci sul merito delle questioni: non è possibile agire nel 2018 con la mentalità degli anni ‘90. La PA è strategica per un paese piccolo come il nostro: nessuno vuole punirla, ma piuttosto dargli maggiore importanza e centralità. Questo è un appello anche ai sindacati, uno stimolo ad abbandonare alcune visioni eccessivamente sbilanciate sul garantismo: garantismo che alla lunga – e ne vediamo i risultati – conduce solo ad una maggiore insicurezza e disagio lavorativo.

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