Sulle decisioni da prendere. Lorenzo Lonfernini in Comma Comunicazioni | CGG del 12.03.19

Sulle decisioni da prendere. Lorenzo Lonfernini in Comma Comunicazioni | CGG del 12.03.19

Lorenzo Lonfernini

Innanzitutto una precisazione. Nel comma comunicazioni della scorsa sessione consiliare, in un passaggio del mio intervento, mi sono soffermato su un’ordinanza del Collegio Garante di Costituzionalità delle Norme nella parte in cui ribadiva per l’ennesima volta – dopo che sull’argomento si era espresso con apposita sentenza – la sua piena legittimità a deliberare nella sua attuale composizione.

Nella mia critica che era rivolta ad un atteggiamento che continuo a ritenere sbagliato e dannoso per le nostre Istituzioni ho pronunciato parole che si sono prestate ad essere intese come la volontà di mettere in discussione la professionalità di due professionisti che nella fattispecie hanno esercitato il loro lavoro rappresentando una delle parti nell’udienza. Se così è stato non ho nessun problema a scusarmi con l’Avv. Tania Ercolani e con l’Avv. Gian Nicola Berti rassicurandoli sul fatto che non ho mai inteso mettere in dubbio la loro professionalità e il loro buon nome.

 

Signori Consiglieri, ci troviamo in questi giorni nell’immediata vigilia di importanti decisioni che il Governo della Repubblica e quest’Aula dovranno esaminare ed eventualmente assumere nell’arco di un breve intervallo temporale. Si tratta di decisioni dirimenti ma potrei tranquillamente usare l’aggettivo “gravi” per qualificare il livello di consapevolezza che l’intera maggioranza – ma io spero l’intero C.G.G. – ha nell’approssimarsi a scadenze importanti che dal nostro punto di vista (supportato da quello di autorevoli pareri tecnici) non possono più essere rinviate di fronte ad un Paese che rischia l’asfissia dal punto di vista finanziario.

Mi riferisco anzitutto al reperimento di risorse finanziarie fresche di cui il nostro sistema ha assoluta necessità e che se utilizzate nell’ambito di un preciso piano di rilancio e di consolidamento possono senza dubbio stabilizzare il sistema ricreando le condizioni per un suo ritorno alla profittabilità e ad una vitale opera di assistenza ed affiancamento agli investimenti infrastrutturali e agli investimenti imprenditoriali di cui abbiamo ora più che mai necessità.

Non nascondiamo però che il passaggio sarà particolarmente delicato perché porterà il nostro Paese a contrarre un debito che si aggiungerà a quello già accumulato nel corso dell’ultimo decennio (che come sappiamo già dal 2014 rasenta i 300 mln di euro ovvero 21-22% del PIL) e che dovrà nel complesso avere le caratteristiche della sostenibilità per le nostre micro dimensioni e dovrà essere accompagnato da riforme in grado di rendere il nostro bilancio attrezzato a sostenerlo consentendo il graduale rientro delle esposizioni nel corso degli anni.

Ci aspettiamo quindi che, già dai prossimi giorni il Governo sottoponga agli Organismi preposti (in primis a quest’Aula e alle relative Commissioni Consiliari), alle componenti sociali ed economiche del Paese un preciso piano che descriva:

  • il soggetto o i soggetti finanziatori;
  • le condizioni del finanziamento;
  • il piano e le priorità in base alle quali queste risorse economiche saranno utilizzate.

Su un argomento tanto delicato chiediamo un grande senso di responsabilità in primo luogo all’Esecutivo, che deve tradursi in solerzia, rapidità e precisione d’intervento per il quale non siamo più disposti a tergiversare perdendo ulteriore tempo prezioso.

In secondo luogo chiediamo senso di responsabilità a tutta la classe politica, al mondo sindacale, al mondo dell’impresa;

il che non significa mendicare neutralità o assenza di critica ma significa semplicemente che su temi di assoluto interesse nazionale chiediamo a tutti di pensare in primo luogo alla Repubblica, ai suoi cittadini, al suo tessuto economico e sociale evitando di alzare lo scontro su livelli dannosi oppure evitando di avventurarsi in congetture (quando non corroborate da fatti) che possono indubbiamente attirare facili consensi ma anche minare alla radice la fiducia in un sistema economico ed in un intero Paese.

Al di là delle polemiche feroci consumatesi negli ultimi due anni, della necessità di un finanziamento esterno la classe politica sammarinese ha consapevolezza da anni;

basti citare la delibera nr. 47 del 9 luglio 2012 (due legislature fa) con la quale il Governo di allora sentito il riferimento dell’allora Segretario per le Finanze “considerata la necessità di adottare nel breve termine scelte strategiche tese al consolidamento e rafforzamento del sistema finanziario domestico e nel contempo all’individuazione delle risorse finanziarie necessarie al finanziamento del debito e degli investimenti dello Stato” si è cimentato nell’individuazione di idonei investitori che potessero contribuire al rilancio del sistema economico e nell’individuazione di soggetti finanziari sul mercato internazionale attraverso i quali reperire le risorse necessarie a finanziarie il debito pubblico e gli investimenti dello Stato ed autorizzò la spesa di 363.000,00 da corrispondere a Rothschild S.p.A. che evidentemente nei desiderata dell’Esecutivo dell’epoca avrebbe dovuto assurgere né più e né meno al ruolo di advisor per il reperimento di un finanziamento esterno.

Un preambolo indubbiamente molto attuale che mette in luce come anche più di un lustro fa si fosse in cerca di risorse economiche fresche per il sistema finanziario nostrano – che evidentemente così in salute non era – e per gli investimenti infrastrutturali dello Stato.

Oppure basterebbe ricordare, come hanno ammesso candidamente esponenti del passato governo ora autorevoli esponenti dell’opposizione, che nella scorsa legislatura il governo sondò presso una rilevante istituzione finanziaria italiana controllata dal MEF, la possibilità di ottenere un finanziamento.

Il tutto semplicemente per affermare fuori da ogni inutile polemica una cosa ovvia ossia: che chi a San Marino ha ricoperto ruoli importanti è conscio da anni, da almeno 7 anni della necessità del nostro sistema di essere finanziato dall’esterno.

Io non sono un sostenitore del debito pubblico, tutt’altro.

La mia indole e il mio modo di pensare mi porterebbero istintivamente a rifuggire da questa ipotesi. D’altro canto però, se vogliamo svolgere pienamente il nostro ruolo di Consiglieri della Repubblica dobbiamo avere la capacità di guardare al Paese con l’occhio della realtà, abbandonando momentaneamente le nostre personali visioni, avendo la lucidità di riconoscere nella nostra Repubblica – che tutti amiamo profondamente – un Paese che si trova al momento fuori da qualsiasi programma di finanziamento e che non può attingere liquidità da nessun prestatore istituzionale di ultima istanza. Quale è ad esempio la B.C.E. per i Paesi membri della U.E. che hanno potuto avvalersi di programmi come il Quantitative Easing, che è stato il vero motore dello sviluppo e della crescita negli ultimi due anni e che si avvarranno a partire dai prossimi giorni di nuovi programmi della B.C.E. come il “Targeted long term operations”.

Al di fuori da queste tutele istituzionali – comunitarie alle quali speriamo di accedere una volta completato il nostro percorso di associazione e di integrazione con la U.E., possiamo unicamente lavorare per ottenere le migliori condizioni possibili anche attraverso la nostra politica estera e la nostra diplomazia facendoci sostenere da Paesi amici che fortunatamente non mancano, a cominciare dalla vicina Repubblica Italiana, ma pagando comunque un dazio che non sarà indolore.

Viene da chiedersi, in una riflessione scevra da qualsiasi vena polemica che vorrei facessimo insieme, come sia stato possibile che un micro-stato come il nostro (privo di materie prime o di risorse naturali) che ha deciso senza remore di lasciarsi alle spalle un’economia opaca e si è allineato a tutte quelle che chiamiamo “le migliori pratiche internazionali”, che ha adottato l’Euro sottoscrivendo la convenzione monetaria che comporta anch’essa oneri e limitazioni, come è possibile dicevo che non abbia avuto la lungimiranza di negoziare – nelle more di quel cambiamento così drastico e così traumatico per la nostra economia – delle tutele sotto forma di possibilità di adesione a programmi finanziari di ultima istanza perché era ampiamente prevedibile che si sarebbe giunti a questo tipo di necessità. E’ una riflessione utile che penso debba servirci anche per il futuro.

In questi giorni si sta ridefinendo la governance di Cassa di Risparmio allo scopo di elevarne le competenze. Sappiamo già che senza una cospicua iniezione di risorse e quindi di denaro nemmeno il miglior manager Bancario del mondo riuscirebbe a farla tornare profittevole e questo è vero non da oggi o dal mese scorso o dall’anno scorso ma lo è dal lontano gennaio 2009 ovvero dalla decapitazione per via giudiziaria di Delta (episodio questo ancora molto dubbio e per certi versi non del tutto chiaro) che costo a Carisp qualcosa come 1,2 miliardi di euro. Un costante trend negativo mai invertito fino ai giorni nostri.

Un declino costante per l’istituto bancario che può essere arrestato e ribaltato solo con un mix di competenza, professionalità, un onesto e realistico piano di ristrutturazione e risorse finanziarie fresche che è esattamente la cura che intendiamo adottare. Se un errore può essere imputato al governo è quello di avere pensato che sostituendo semplicemente un CDA si potesse risolvere il problema, i fatti ci hanno detto che non è così.

La maggioranza – tutta la maggioranza – ha questa consapevolezza e sta lavorando al meglio delle sue capacità per perseguire questo obiettivo che è vitale per il Paese ed al quale va affiancato un programma molto pragmatico di
misure espansive che vadano incontro alle esigenze di quel tessuto di piccole e medie imprese che costituisce parte importante dell’ossatura della nostro sistema economico. Molto presto avremo provvedimenti legislativi in tal senso,
così come molto presto saranno avviate le attese riforme strutturali di cui abbiamo tanto parlato negli ultimi anni.

Non è vero che il Paese è prostrato, il Paese soffre ma resiste grazie ai suoi imprenditori, ai suoi lavoratori, ai suoi cittadini, il Paese registra anche una crescita economica in un panorama nazionale italiano e continentale europeo che è desolante perché attraversato da mille tensioni, da mille incertezze, da mille paure e da mille egoismi che non consentono alla vecchia e a me molto cara casa comune europea di pensare più in grande e distinguersi con i suoi valori millenari in un mondo acritico e appiattito sul nulla.

Certo la crescita non è sufficiente a sostenere il fabbisogno finanziario di cui abbiamo necessità e questo è il vero problema! Ma lo dobbiamo affrontare e non ignorarlo, perché se facciamo finta che non esista non lo risolveremo mai!

Ci dipingete come i servi sciocchi di potentati economici, capitati per caso, a nostra stessa insaputa, nella Sancta Sanctorum della politica sammarinese. Ci urlate nella faccia tutte le sante volte che il Consiglio è convocato che abbiamo
“deflorato” il Paese, che stiamo su questi banchi solo per il saluto del vigile alla Porta del Paese che ci farebbe sentire importanti, che siamo qua tutti in fila con il ticket numerato come al banco gastronomia di un supermercato per
un mandato Reggenziale, che abbiamo seminato nel paese l’odio e lo schifo per la politica, che in due anni abbiamo distrutto tutto quello che era possibile distruggere.

Io non nascondo la pesantezza di questa situazione, la vivo sulla mia pelle, soffro nel vedere il paese soffrire, ascolto critiche a volte anche pesanti ma non respiro odio nel Paese.

Sento che il gioco si sta facendo duro e pesante. Il ruolo di consigliere mi onora perché sono un sammarinese ma è anche un ruolo molto scomodo altro che saluto del vigile alla porta del Paese.

So che abbiamo commesso errori e qualcuno ne ha pagato e ne sta pagando le conseguenze dal punto di vista politico e non solo politico. Il Governo deve fare di più, sapere discernere quali sono le cose importanti in questo particolare
momento e le deve attuare con estrema solerzia e con una visione d’insieme che è sempre la cosa più difficile in un organismo di pari quale è il Congresso di Stato (non esistono 7 piccoli orticelli, esiste un unico grande campo da lavorare
insieme). La maggioranza sta cercando con un grande sforzo di accompagnare il Governo nel suo percorso anche assumendosi responsabilità e compiti che travalicano il perimetro della sua consueta azione, spero che questo gli
Onorevoli Segretari di Stato lo sappiano cogliere e lo apprezzino dimostrando umiltà e senso pratico, cose che non sempre purtroppo ho riscontrato.

Io sono provato e preoccupato ma anche molto sereno perché mi sento a posto con la coscienza, cerco di dare quello che posso, così come non provo alcun sentimento negativo per chi mi attacca o ci attacca gratuitamente, la politica
non è fatta per i permalosi e per coloro che serbano rancore.

Si sta alimentando una polemica assurda con lo scopo palese di creare cunei nella maggioranza. Tutta la maggioranza, non solo qualche sua componente, sostiene l’operato di BCSM in un momento di grande delicatezza dato che come sappiamo vi sono provvedimenti di rigore in corso su un istituto bancario.

Proprio alla luce del momento abbiamo la necessità di una Banca Centrale pienamente operativa e nel pieno delle sue funzioni. Quindi piena fiducia nella Banca Centrale e nella sua Governance, una fiducia certamente non cieca ma
speriamo ben riposta che siamo certi sfocerà presto in notizie incoraggianti in primo luogo per un’auspicata ed obbligata soluzione per la crisi di Banca Cis e poi anche per l’agognata apertura del sistema nostro sistema bancario verso
l’esterno. Non una delega in bianco quindi, ma la fiduciosa attesa di risultati palpabili.

Riteniamo inoltre utile, se ci saranno le condizioni e soprattutto la volontà, ragionare insieme a tutte le altre forze politiche alla possibilità di introdurre delle riforme costituzionali per valutare la necessità o meno di portare delle
modifiche che abbiano il duplice scopo di efficientare e rendere più incisiva l’opera del Congresso di Stato e di addivenire in una modalità percorribile, realistica e non demagogica ad una collocazione istituzionale più ampia anche per l’Istituto Reggenziale.

I poteri certamente esistono anche al di fuori del perimetro della politica, sono poteri economici, sono lobbies di qualsiasi genere che si organizzano autonomamente ed esercitano pressioni, i poteri però diventano forti se la politica gli da l’occasione per esserlo. Se noi tutti qua dentro teniamo fermo un punto, un unico punto, e conveniamo sul fatto che è il CGG l’epicentro della vita istituzionale del nostro Paese perché in esso risiede il mandato democratico della cittadinanza allora non ci sono poteri forti che tengano, c’è solo la coscienza di ciascuno di noi che si pone di fronte a decisioni scomode e difficili ma la nostra coscienza è un argine potente e non dobbiamo temerla.

Se invece accettiamo, per mere ragioni di gestione del potere o per perseguire un potere che magari in questo momento non abbiamo l’abdicazione del C.G.G. stesso a logiche diverse da quelle del confronto e della dialettica politica allora i
poteri esterni non diventano solo forti ma insormontabili perché il Consigliere (di maggioranza o di opposizione non importa) non è più libero di valutare secondo coscienza (non è più uno spirito libero nel decidere – non è più un “animus in consulendo liber” come il monito scolpito sulla trave di tutte le porte di accesso a quest’Aula ci rammenta quasi scongiurandoci di non imbrattare la democrazia con qualcosa di diverso che non sia la nostra libertà).

E allora il potere forte può avere molte forme: può essere un imprenditore spregiudicato, un ricattatore di professione, un’istituzione che ti ha prestato del denaro che non riesci a restituire, un elettorato clientelare da accontentare a tutti i costi, un giudice che anziché perseguire un reato (come sarebbe suo dovere) lo tiene in un cassetto tirandolo fuori alla bisogna, oppure può essere addirittura, udite udite, un altro Potere dello Stato a causa di un rapporto malsano costruito su basi non corrette.

Anche questo è importante, dobbiamo rispettare gli altri poteri dello stato ma dobbiamo anche pretendere da essi rispetto non per le nostre persone ma perché solo così difendiamo la nostra Repubblica e le sue Istituzioni.

Chiedo allora a tutti i Consiglieri di percorrere questa strada che è la strada più stretta e non quella più comoda che richiede più umiltà perché dovrai rifiutare le adulazioni interessate la piaggeria, la promessa di un rapido e sicuro
successo, la sensazione di sentirti importante ed in cambio non avrai nulla o forse no invece avrai tutto: la possibilità di guardarti allo specchio e di riconoscerti ancora per quello che sei sempre stato e per i valori per i quali hai cercato di batterti, la certezza di poter guardare serenamente negli occhi coloro che si sono fidati di te, i tuoi amici, i tuoi figli o semplicemente coloro che ti hanno democraticamente sostenuto nella tua battaglia politica. Nulla è più importante e appagante di questo!

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