La costosa odissea del PST – seconda puntata

La costosa odissea del PST – seconda puntata

Giovedì sera, grazie al solo voto favorevole del Presidente Giari, cioè di colui che aveva già deciso di impegnare i soldi pubblici senza aver neppure convocato in via anticipata il Consiglio di Amministrazione che presiede – ovvero l’organo deputato a deliberare sulle spese – si è deciso che l’incubatore di imprese si sposterà all’inizio del prossimo anno da Rovereta all’Admiral Point, con una spesa complessiva che si aggira per ora intorno a 150.000 euro all’anno, che potrebbe aumentare e che graverà sulle casse pubbliche per vari anni.

Tutto ciò in spregio delle elementari regole che disciplinano il regime di ordinaria amministrazione prima delle elezioni politiche, quando per legge qualificata non si può impegnare lo Stato per esercizi successivi, innanzitutto per rispetto del processo democratico che vedrà uscire dalle elezioni un esecutivo comunque diverso da quello attuale, e quindi potrebbe avere volontà diverse quanto alla destinazione delle risorse pubbliche.

Ricordiamo che:

  • dove è oggi l’incubatore d’impresa si spendono poco più di 60.000 euro all’anno;
  • 3 anni fa lo Stato aveva già speso decine di migliaia di euro per rendere l’immobile confacente alle esigenze di un incubatore d’impresa e che ovviamente tali soldi andranno persi;
  • il Segretario Arzilli aveva garantito alla maggioranza che i soldi del canone di locazione si sarebbero recuperati con quanto versato dalle start up, circostanza puntualmente non verificatasi (il Segretario all’Industria ha notoriamente problemi quanto alla giustezza delle previsioni per le entrate) in quanto in questa struttura si sono offerti locali, utenze e altri benefit a prezzi “politici”, oltre alla esenzione dalle imposte;
  • il progetto del parco scientifico-tecnologico “San Marino-Italia”, che è già costato oltre 2 milioni di euro, fino ad oggi ha vissuto esclusivamente di risorse pubbliche sammarinesi. Probabilmente perché l’Italia ha già i suoi parchi scientifici-tecnologici nella penisola e, dopo aver visto la chiusura di alcune di queste strutture, per ora non appare minimamente interessata ad investire soldi in quella sammarinese;
  • infine non si capisce perché, approvata da mesi la variante di Piano Regolatore Generale tanto voluta dal Segretario Arzilli per la realizzazione del Parco Scientifico Tecnologico grazie a capitali privati, si impegnano invece per centinaia di migliaia di euro ogni anno le sole finanze pubbliche. Che sia perché i tanto sbandierati investitori esteri del Parco Scientifico Tecnologico, di varie nazionalità, che il Segretario Arzilli ha dichiarato ripetutamente di essere pronti ad investire nel Parco, si siano volatilizzati? O perché se tali investitori ci sono non si chiede loro di investire in un progetto di riqualificazione dell’esistente, ipotesi sino ad oggi categoricamente rifiutata dalla Segreteria Industria?
Intanto ci si prepara all’inaugurazione del 28 ottobre prossimo. Altra spesa e non da poco.

Noi abbiamo creduto nella bontà di questo progetto ed abbiamo di volta in volta fatto osservazioni e proposte, sempre inascoltati. Ora non possiamo che augurarci di poter festeggiare il 20 novembre la fine di una gestione approssimativa e spendacciona della Segreteria Industria, che tantissimo ha speso e quasi nulla ha portato alla Repubblica.

San Marino, 23 ottobre 2016

Repubblica Futura

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