Fabrizio Perotto sugli episodi di intolleranza e razzismo – CGG del 7 maggio

Fabrizio Perotto sugli episodi di intolleranza e razzismo – CGG del 7 maggio

Fabrizio Perotto

Da alcuni anni, in Europa, le intolleranze verso il diverso, verso chi non condivide le stesse idee politiche, orientamento di vita, disomogeneità religiosa, oppure colore della pelle hanno portato consenso spicciolo.

Non occorre andare dall’altra parte del mondo, ma basta osservare l’Italia. Alcuni partiti politici hanno, da anni, invocato la supremazia della razza bianca verso un colore della pelle diversa. Come se le
persone valessero solo se hanno il nostro stesso colore.
Gruppi politici, privi di indirizzi i spessore, fomentano le folle, invocano movimentismi, incitano le folle, con forza, chiedendo il voto della gente su pratiche al limite delle regole democratiche. Come se non sapessero che l’immigrazione delle persone e dei popoli è una pratica antica come il mondo. Antica è anche la tolleranza che i popoli europei hanno sempre dato a questi flussi di cittadini del mondo.
Oggi purtroppo non è più cosi, sia per situazioni sociali ed economiche differenti, rispetto al recente passato, sia perché le paure della gente sono aumentate.

In questo hanno una grande responsabilità, i mezzi di comunicazione: notizie di delitti o violenze vengono trattate in maniera disomogenea. Se a commettere abusi sono cittadini di un colore di pelle
diversa sono calcate maggiormente, differentemente sono catalogati nell’alveo dei disturbi psichici e sociali.

Nelle ultime elezioni, in vari paesi europei, il malcontento sociale si è espresso verso quei partiti che hanno fatto del campanilismo la propria bandiera. Mentono sapendo di mentire e di non poter mettere mano alle loro promesse elettorali: i migranti si sposteranno perché gli stati non hanno barriere ed il mondo è uno, come l’umanità.

Chi si scaglia poi verso gli africani, commette l’errore di non conoscere la storia dell’umanità e lo studio della storia non sarebbe una cattiva idea. Il genere umano è nato nel continente africano e da lì si è sparso negli altri continenti.
Il primo essere umano è stato ritrovato in Africa, in modo particolare in Etiopia. Il genitore dell’uomo è stato trovato nei pressi di Addis Abeba, ed è tuttora conservato nel museo nazionale della città abissina: è perfettamente conservato dopo oltre quattro milioni di anni. Magari una visita al museo a questi signori farebbe bene.
Che dire poi dei leader politici che accusano i governanti di turno di avere “le mani sporche di sangue” per i morti nel mar mediterraneo: chapeau. Le tragedie dei traghetti della speranza sono un problema mondiale, che sicuramente non è stato affrontato nel modo più consono.

In questi anni mi sono sempre tirato fuori dalla discussione, spesso stomachevole sul tema migranti, perché la reputo non dignitosa del genere umano. Solo chi ama l’Africa e la conosce come il sottoscritto può capire cosa sto provando nel dover giustificare la giustezza di una battaglia.
Chi pensa che dal colore della pelle derivi la salvaguardia della società europea è completamente fuori strada!

D’altra parte non bisogna banalizzare la situazione e dare del razzista al primo interrogativo che la gente si può porre.

Il problema va affrontato con serietà, metodo e lungimiranza: caratteristiche non sempre presenti nei commentatori seriali della nostra società.

Non mi troverete dalla parte di chi dice ”accogliamoli tutti perché siamo buoni” ma neppure di chi scrive o dice castronerie razziste al bar come sui social network.

Chi emigra lo fa per disperazione, per dare un futuro più certo ai propri figli, per darsi un avvenire che spesso quel meraviglioso continente non può dare, e spesso perché sapientemente illusi di poter trovare nella migrazione serenità per la loro famiglia e figli.

Nessuno emigra a cuor leggero, peggio ancora per delinquere o perpetrare violenza su cittadini del paese accogliente. Chi emigra lascia il proprio paese con dolore. Spesso è anche vittima di un racket che indebita lui ed i suoi cari per generazioni, avventurandosi su barche della speranza, senza sapere se arriverà a destinazione e se i suoi sacrifici saranno premiati.
Spesso sono sfruttati nei paesi d’accoglienza, trattati come esseri inferiori, considerati dei minorati mentali. Però basterebbe analizzare nel concreto la nostra economia per capire che la stessa si mantiene perché queste persone, soprattutto uomini, svolgono mansioni definite di serie c: quali garzoni, manovali, facchini, lavorando sette giorni su sette, e tanto altro.
Molte aziende del nord ed anche del triveneto, soprattutto a carattere agricolo, sono spinte dalla manodopera dei colored che si sono integrati nel tessuto economico e sociale e svolgono con dignità la loro attività lavorativa.
L’Europa, prima ancora del nostro Paese, è da sempre un continente di migrazione, in cui i cittadini si sono spostati in cerca di un lavoro, di una vita diversa, di una prospettiva che non si trovava.

Oggi ci si è ancorati dietro parole quali la salvaguardia di una razza inesistente, di un bipolarismo culturale che ritiene giusto fare matrimoni interculturali, ma non tollerare il vicino se è di religione diversa, di inglobare le badanti nel nostro tessuto sociale perché necessarie, ma di aver fastidio se il medico che ci cura non è del nostro stesso colore.

Cosa sta succedendo nel nostro Paese?
Nel paese che è stato un popolo di migranti, poche decine di persone stanno calcando la mano sul problema che non esisteva e che non esisterà mai.

San Marino ha sempre accolto migranti: basti ricordare gli sfollati italiani durante la seconda guerra mondiale. Ultimamente ha accolto che poche unità di persone, in fuga da guerre e persecuzioni,
che non hanno mai creato problemi di nessun genere.
Sulla notizia dei giorni scorsi non sta a me dire se si tratta di una montatura oppure di una reale aggressione; ci sono le autorità competenti che ci lavorano già e si esprimeranno a dati conosciuti e
certi.
Molti risvolti della vicenda, al momento, non tornano, ma il mio ruolo non è quello di investigatore e lascio questo mestiere a chi lo fa, con professionalità, quotidianamente.
Quello che non è tollerabile è che passi il concetto che dopo una vicenda, ancora da chiarire, partano azioni dimostrative su alcune strutture ricettive, che svolgono attività di volontariato, perché queste
sono fatti da stigmatizzare.
Ci sono gli organi dello Stato preposti a fare controlli, supervisioni e se il caso, restrizioni di libertà. Nel nostro paese abbiamo un corpo della Gendarmeria che svolge al meglio il proprio compito, con agenti preparati, che con professionalità gestisce la sicurezza di noi cittadini.
Non è permesso ad alcuno di farsi giustizia sommaria, divenire il difensore di se stesso, violando la libertà personale di chicchessia.

San Marino è stata, è e sarà terra di libertà e nessuna minoranza potrà sovvertire questa cultura che ci identifica in tutto il mondo, da secoli.


 

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