Il Segretario RENZI sulla questione GIUSTIZIA

Il Segretario RENZI sulla questione GIUSTIZIA

News, NICOLA RENZI

Ci troviamo oggi a discutere in Consiglio Grande e Generale una questione delicata e complessa che riguarda fatti avvenuti a partire dallo scorso mese di Settembre.

Ne sono lieto e svolgo questo mio intervento con l’auspicio che finalmente si potrà riflettere con pacatezza in quest’Aula e soprattutto spiegare ai Sammarinesi cosa è accaduto.

Fino ad ora infatti, a farla da padrone sono state indiscrezioni, fughe di notizie ed interpretazioni capziose propalate ad arte per gettare discredito su molti, anche su figure più che rispettabili del Nostro Tribunale; tutto ciò a grande detrimento della verità.

Ciò è stato possibile riducendo al silenzio chi quei fatti li ha vissuti in prima persona, adducendo vari gradi e diverse tipologie di segretezza, alla quale io mi sono sempre doverosamente attenuto, pur condividendo il più grande disagio e la necessità di parlare chiaramente e di poter condividere pubblicamente il mio punto di vista.

Disagio e necessità che – mi pare di poter dire – sono stati condivisi anche da esponenti dell’opposizione, come il Consigliere Gatti, vista la sua richiesta di poter accedere ai verbali della Commissione Affari di Giustizia e dei vari Consigli Giudiziari svoltisi in questi mesi. A quella richiesta – purtroppo poi ritirata –  io mi associo e consento, perché credo contribuirebbe ad evidenziare finalmente la verità.

Ad oggi da più parti i messaggi che si sono fatti passare sono stati, per condensarli molto in breve:

  1. la politica tenta di mettere le mani sul Tribunale;

  2. il Magistrato Dirigente viene allontanato nel momento in cui sta denunciando gravi reati.

Due cose lontanissime dalla verità.

Andiamo con ordine.

Nel mese di ottobre, durante una audizione in Commissione Affari di Giustizia del Magistrato Dirigente, quest’ultima ha dato lettura di un documento presentato inizialmente come addendum alla relazione sullo stato della Giustizia, all’interno del quale erano contenuti vari addebiti e la rappresentazione di un clima cupo nel e sul Tribunale –non potendo citare direttamente i documenti sono costretto a riassumere grossolanamente.

Dopo questa audizione, e dopo ampie discussioni, la Commissione Affari di Giustizia ha deciso di audire nuovamente, il 22 novembre 2017, il Magistrato Dirigente, per avere spiegazioni e, se del caso, integrazioni a quanto esposto in precedenza. Bene, in questa circostanza vi è stato un ulteriore riferimento che ha destato ancora maggiore preoccupazione e – credo di poter dire – da parte di molti vari interrogativi, ai quali verrò in seguito.

A questo punto la Maggioranza della Commissione Affari di Giustizia ha individuato varie necessità:

  1. comprendere il perché di quei riferimenti avanti ad una commissione politica,
  2. chiarire la reale sussistenza dei fatti,
  3. investire di tutto ciò l’organo ritenuto direttamente e istituzionalmente responsabile, ossia il Consiglio Giudiziario Plenario, affinché anche i magistrati potessero offrire il loro parere in merito alle cose riferite.

Ciò ha provocato, da parte dell’Ecc.ma Reggenza la convocazione di un Consiglio Grande e Generale che ha deliberato di seguire questa linea.

Ora ormai poco importa ricordare come questo passaggio istituzionale e corretto sotto ogni punto di vista, sia stato accolto dalle opposizioni:

  • con le dimissioni dei membri di opposizione dalla Commissione Affari di Giustizia;
  • con un comunicato stampa che gridava al colpo di Stato;
  • con la non partecipazione alla seduta del parlamento;
  • con una, o più denunce, fatte in Tribunale da alcuni Commissari di opposizione contro la stessa Commissione.

Questo va sottolineato, perché, a mio avviso, ha creato un cortocircuito di grave portata.

Insomma, riassumendo in estrema sintesi: il Magistrato Dirigente riferisce alcune ipotesi di reato ad una commissione politica, uno dei membri, il Consigliere Ciavatta, prende quel riferimento e lo porta in Gendarmeria. La Gendarmeria lo trasmette – come è doveroso – al Tribunale.

Non sarebbe stato allora molto più semplice e utile che quei fatti, quegli episodi, fossero portati direttamente all’attenzione della Magistratura da parte del Magistrato Dirigente, senza tirare in ballo la solita politica; la quale poi avrebbe preso atto doverosamente degli accertamenti, delle sentenze del Tribunale?

Ad ogni modo, si giunge finalmente, nel mese di dicembre alla convocazione di un Consiglio Giudiziario Plenario in cui vengono mostrati a tutti i componenti i documenti.

Il Consiglio Giudiziario Plenario, a grande maggioranza ritiene che il Magistrato Dirigente abbia: “

  1. fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi Magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della magistratura;
  2. ha espresso opinioni, valutazioni, congetture inopportune su vicende per le quali sono in corso procedimenti penali, su presunti attacchi all’indipendenza della magistratura, sui rapporti fra politica e Tribunale, fra magistrato Dirigente e Commissione per gli Affari di Giustizia, sul rispetto del segreto istruttorio. Tali condotte, che realizzano atti d’esercizio di pubbliche funzioni, sono da giudicare censurabili e inosservanti del dovere di operare con obiettività, imparzialità e prudente equilibrio…

È da notare che questa determinazione è stata presa su proposta di vari Magistrati e votata da una grande maggioranza degli stessi. Proprio nell’intento di far sì che la questione fosse valutata dai soli magistrati, comunque, e che il Magistrato Dirigente potesse avere una ulteriore sede nella quale spiegare i propri comportamenti, si è decisa la convocazione di un consiglio Giudiziario Ordinario, che si è tenuto in data 8 febbraio 2018.

Quel Consiglio Giudiziario Ordinario, ancora a grande maggioranza, ha concluso, tra le altre cose, con l’auspicio che “il Consiglio Giudiziario in seduta plenaria (l’unico organo deputato a prendere questa decisione) ponga in essere nel più breve tempo possibile ogni opportuna iniziativa volta a garantire la funzionalità e l’efficienza del tribunale ivi compresa la revoca dell’incarico di magistrato dirigente alla Dott.ssa Valeria Pierfelici”.

Insomma, credo che solo da questa veloce disamina dei fatti si capisca bene come le due interpretazioni, che surrettiziamente si è cercato di far passare, in merito a tutta la questione, siano completamente destituite di ogni fondamento.

Infatti:

  1. la politica non ha messo le mani proprio su nulla, semmai è stata tirata in mezzo (non so se più o meno volutamente) dai vari riferimenti del Magistrato Dirigente alla Commissione Affari di Giustizia. La stessa politica, poi, non ha contribuito in modo determinante a nessuna deliberazione successiva, limitandosi a prendere atto delle analisi e delle volontà della stragrande maggioranza dei magistrati della Repubblica. La politica ha semmai tentato di difendere l’onorabilità del Tribunale e della Magistratura, di tutto il Tribunale, non di questo o quel Magistrato, tra i quali, peraltro, siedono – è bene ricordarlo – proprio quei magistrati che hanno dato vita a processi epocali quali quelli del conto Mazzini, magistrati, ai quali credo vada un nostro grande ringraziamento per il coraggio e la determinazione; Magistrati, inoltre, di lungo corso e di grande esperienza, che hanno servito la Repubblica con lealtà e devozione, sulla cui onorabilità credo pochi possano nutrire dei dubbi.
  2. Non è affatto vero che il Magistrato Dirigente viene allontanato nel momento in cui denuncia alcuni gravi fatti.

Anzi, la dolorosa decisione dell’allontanamento viene presa proprio perché, tra le altre cose – è bene ripeterlo -, il Magistrato Dirigente ha: “fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi Magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della magistratura; ha espresso opinioni, valutazioni, congetture inopportune…”, senza fare denunce.

Questo però non è sufficiente, perché ancora non si è entrati nel merito delle varie accuse mosse.

Bisogna sviscerarle tutte – per quanto ci è consentito dai vari segreti interposti – e chiarire ancora meglio il quadro. Ciò è possibile scorrendo i vari punti dell’ultimo Ordine del Giorno adottato dal Consiglio giudiziario plenario del 5 marzo 2018 in cui vengono riassunte le azioni poste in essere dal Magistrato Dirigente, che, per brevità cerco di riassumere e chiosare.

Ecco i vari punti:

  1. aver violato il segreto istruttorio, avanti alla Commissione Affari di Giustizia, ed aver ammesso di averlo fatto;
  2. aver riferito di “pressioni” da parte di un Segretario di Stato su un Giudice d’Appello, senza sporgere denuncia tempestiva e preventiva in merito a ciò ed avendo così omesso atti del proprio ufficio e potenzialmente pregiudicato l’imparziale accertamento dei fatti. Su questo punto, inoltre, voglio riferire quanto il Magistrato in questione, durante un colloquio dallo stesso richiesto e avvenuto tra lui ed il sottoscritto ha voluto specificare, definendo questa una “banale incomprensione, un fraintendimento già ampiamente risolto” vado a memoria. Insomma, non solo il Magistrato che sarebbe stato oggetto di quelle “pressioni” non le ha ravvisate come tali, ma ha anche ritenuto che non vi fosse alcun minimo margine per interessare di ciò l’autorità giudiziaria;
  3. aver omesso di informare il Consiglio Giudiziario Plenario, organo deputato per legge ai rapporti tra politica e magistratura, circa questi fatti e circa asserite minacce ai danni di magistrati;
  4. aver riferito di minacce da lei stessa ricevute nel lontano 2005 da parte di un Magistrato d’Appello, indicato come “amico” e “ambasciatore” di un noto politico di allora, per provocarne le dimissioni, creando in tal modo un collegamento tra quel giudice ed il politico oggi imputato in processo. Tutto ciò senza essersi mai attivata avviando alcun procedimento disciplinare, civile e penale volto ad accertare i fatti, e senza aver informato di ciò il Consiglio Giudiziario Plenario;
  5. aver accusato un Giudice di Appello di aver commesso dei reati come “l’abuso d’ufficio”, senza aver presentato alcuna denuncia, tempestiva e preventiva, volta all’accertamento del reato ipotizzato e riferito come certo alla Commissione;
  6. aver definito, per iscritto, avanti alla Commissione questo Magistrato come “sodale di esponenti politici ora imputati e di altri associati”. Anche questa affermazione –pare- fatta senza aver attivato denuncia tempestiva e preventiva per accertare i fatti e senza aver informato il Consiglio Giudiziario Plenario. Ancora, senza aver attivato alcun provvedimento o iniziativa istituzionalmente idonea, nei confronti del Magistrato in oggetto;
  7. aver addebitato allo stesso Magistrato la paternità di una lettera anonima, tesa a far saltare il reclutamento di un nuovo giudice d’appello per inficiare così l’iter del “processo Mazzini”. Anche in questo caso senza aver fornito prove o fatti che corroborassero questa ipotesi;
  8. aver sostenuto davanti alla Commissione Affari di Giustizia – che chiedeva maggiori informazioni rispetto a tutte queste accuse e proponeva di portarle avanti al Consiglio Giudiziario Plenario – che ciò avrebbe configurato l’infrazione del segreto d’ufficio. In tal modo – ritengono i Magistrati – il Consiglio Giudiziario Plenario sarebbe stato privato delle sue funzioni di garanzia dell’ordine giudiziario come stabilite per legge;
  9. aver sostenuto anche in Consiglio Giudiziario Plenario che l’ostensione dei documenti avrebbe provocato la violazione del segreto d’ufficio ed anche istruttorio, salvo poi sottoscrivere un ordine del giorno che censurava la mancata ostensione dei documenti a tutti i magistrati del Consiglio Giudiziario Ordinario;
  10. aver provveduto, successivamente ai fatti citati, a denunciare uno o più magistrati del Tribunale;
  11. aver omesso provvedimenti organizzativi;
  12. aver formulato gravi accuse contro un alto funzionario di uno Stato estero;
  13. aver rivelato alla commissione affari di Giustizia fatti inerenti la vita personale e privata di magistrati, senza giustificabile necessità.

Ora credo non si possa dire che qualcuno voglia nascondere i fatti o non farli emergere. E per dischiudere ogni cosa possibile, voglio condividere con quest’Aula la ridda di domande che tutti questi punti hanno suscitato in me appena ne ho avuto notizia, appena li ho uditi. Ribadendo una volta di più lo sconcerto dettato dal fatto che fino a soli pochi giorni prima la mia collaborazione con il Magistrato Dirigente era stata piena e leale, reciprocamente.

Perché il Magistrato Dirigente ha voluto infrangere, per sua stessa ammissione, il segreto istruttorio, per di più davanti ad una platea di politici?

Perché ha riferito fatti, ritenuti dallo stesso Magistrato in questione “futili fraintendimenti” alla politica, senza peraltro sporgere denuncia e rivolgersi dunque all’unica autorità competente, cioè al Tribunale?

Perché alcuni addebiti mossi nei confronti di alcuni giudici hanno mostrato la loro rilevanza solo tra l’ottobre ed il novembre del 2017?

Perché di questi addebiti io stesso o la commissione non siamo stati investiti – sempre che questa fosse la cosa da fare – al nostro insediamento?

Perché per quasi un anno dall’avvio di questa legislatura, o ancora negli anni precedenti, queste supposte condotte non sono state rilevate, disvelate o perseguite?

Perché allorché sono stati intrapresi altri percorsi in merito alla giurisprudenza di un Magistrato, non sono stati sollevati o rappresentati alla Commissione fatti ben più gravi, poi riferiti solo nell’ottobre scorso?

A questi interrogativi io non ho risposte certe, che possa condividere con voi senza che paiano illazioni o suggestioni, dunque non dirò nulla. Certamente però ritengo che essi adombrino risposte allarmanti e preoccupanti. In conclusione di questo mio intervento voglio però essere costruttivo ed esprimere alcuni auspici.

Auspico per prima cosa che tutte le indagini in corso ed i processi (quello sui titoli, quelli aperti successivamente, tutti quelli che si apriranno) continuino tempestivamente, senza influenze, e possano giungere ad accertare la verità.

In merito a ciò voglio ribadire come non è da questo o da quel dirigente, da questa o quella maggioranza che dipende la libera determinazione di ogni singolo magistrato nello svolgere le indagini e nel formulare le sentenze.

Chi lo sostiene si prende la gravissima responsabilità di descrivere un tribunale fazioso e influenzabile a seconda della temperie del momento. Chi lo sostiene pubblicamente infrange lui stesso, anche solo con il sospetto, l’autonomia e l’onorabilità della magistratura.

Auspico che il Tribunale possa finalmente concentrarsi su varie priorità, come il Giuramento del nuovo giudice d’Appello, il perfezionamento dell’iter legislativo del 199ter, la digitalizzazione degli uffici, la pubblicazione informatica delle sentenze, lo snellimento delle procedure e la rapida risoluzione delle cause e dei contenziosi. Spero, insomma, che si chiuda rapidamente questa pagina cupa e che politica e magistratura ritrovino una nuova rispettiva compattezza, nel desiderio sincero della più piena ed ampia collaborazione e del più concreto rispetto reciproco, perché è questo che ci chiedono tutti i Sammarinesi, ai quali, per primi, dobbiamo rendere conto.

Infine lasciatemi aggiungere l’ultima valutazione, che mi tocca personalmente.

Come avrete ascoltato ho cercato di fornire, in apertura di questo dibattito, un resoconto che fosse il più oggettivo possibile, senza “buttarla in politica”. L’ho fatto perché credo che per primi siano proprio i Sammarinesi che ci chiedano di capire ed a loro dobbiamo dare ogni informazione perché in totale libertà possano formulare il loro giudizio.

Bene, in quest’ottica, mi piacerebbe veramente che tutti i documenti che sono stati prodotti in questi mesi diventassero pubblici. Io non ho nulla da nascondere!

Forse questo sarebbe il modo migliore per rispondere a vari attacchi che, non solo io ho subito in questi giorni, animato solamente dalla volontà di stare dalla parte del Tribunale e della Giustizia. Chi ha mosso questi attacchi non li ha mossi solo a me o ad una parte politica, li ha mossi anche nei confronti dello stesso Tribunale e di tutti quei magistrati che, proprio per difenderne l’onorabilità, l’autonomia e l’operatività, hanno assunto, in piena libertà di giudizio, queste posizioni.

 

 

 

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