La Segreteria per il contrasto alle attività economiche

La Segreteria per il contrasto alle attività economiche

Forse i cittadini non se ne sono accorti, ma di recente è stata creata una nuova Segreteria di Stato: la “Segreteria per il Contrasto alle Attività Economiche”. Ne sono titolari i Segretari Ciavatta, Lonfernini e Righi, per le deleghe di competenza.

Dal Segretario Righi che, lo diciamo subito, non è il protagonista diretto dei peggioramenti normativi che stiamo per descrivere, ci aspetteremmo però una netta presa di posizione, ancor più dopo le parole udite in Consiglio dai banchi della Democrazia Cristiana, che lo ha tacciato di portare avanti dei “progettini”. Ora, ciascuna forza politica può decidere liberamente se continuare a stare in un governo come questo e sostenerlo – i cittadini giudicheranno l’operato di tutti, come ha detto il consigliere Troina, ma almeno crediamo sia doveroso prendere una netta posizione contro le norme proposte da Ciavatta e Lonfernini, che le attività economiche ed i posti di lavoro rischiano davvero di stroncarli.

Ecco il senso delle tante segnalazioni che abbiamo ricevuto. Per prima cosa, il combinato disposto di quanto previsto dalla legge sulle pensioni e di quella sul lavoro recentemente approvate dal duo Ciavatta – Lonfernini.  La nuova configurazione operativa che è stata creata per le società attive nel nostro Paese prevede che:

1) diventa estremamente difficile (per effetto della nuova legge sul lavoro), per tante piccole imprese in forma societaria, assumere l’amministratore come dipendente: chi lo fa è infatti obbligato a farlo al livello dirigenziale, quindi con uno stipendio evidentemente insostenibile in fase di avvio di attività (e in molti casi anche dopo);

2) se non viene inquadrato come dipendente, l’amministratore che voglia fare attività nell’impresa deve essere inquadrato per forza come “amministratore operativo”, nuova figura creata dalla legge sul lavoro. Ma i contributi previsti per l’amministratore sono stati (dalla legge pensionistica) quasi raddoppiati rispetto a prima, e comunque si pagano sul famoso “reddito minimo” (un reddito presunto, a prescindere che sia davvero raggiunto o meno), senza alcun abbattimento: si tratta quindi di un carico contributivo enorme (pari a circa 7.000€/anno solo per il primo pilastro, poi ce ne sono altri 1.000 almeno per FONDISS), che risultaevidentemente insostenibile per tantissime piccole imprese. Anche perché a questi costi ne vanno sommati tanti altri (licenza, affitto o mutuo, compensi dei professionisti, ecc.)

Aprire una società per persone comuni, che magari vogliono provare a fare impresa ma non hanno capitali forti alle spalle, diventa quindi oggi ancora di più un problema economico. Anche perché non sono previste esenzioni, regimi transitori, ecc.. Si vaquindi esattamente nella direzione opposta a quella che servirebbe, cioè quella di abbattere i costi per le imprese: proprio una bella opera di contrasto alle attività economiche.

Ma c’è di più. Mentre la legge pensionistica ha previsto che, per quasi tutti i redditi contemplati dalla norma, la rivalutazione non avviene in base all’inflazione ma in base ad una cifra fissa del 2,2% (così ad esempio la rivalutazione delle pensioni, dei tetti massimi, ecc…), per il reddito minimo sopra citato la rivalutazione avviene invece in base all’inflazione. Con l’inflazione che abbiamo adesso, in un paio d’anni il reddito minimo andrà ad esplodere e diventerà totalmente fuori mercato, slegato da logiche economiche: peccato che è su quel reddito che si pagheranno i contributi, a prescindere che lo si raggiunga davvero o meno.

Crediamo che il combinato disposto di tutte queste “novità” sia stato un ottimo successo per la “Segreteria per il Contrasto alle Attività Economiche”: se non vi saranno correzioni, tante imprese probabilmente saranno costrette a chiudere quando le norme entreranno in vigore.

Repubblica Futura ritenterà ancora una volta, in sede di discussione degli emendamenti alla legge di bilancio, di correggere queste norme, evidentemente non pensate e non ben ragionate; avevamo già tentato durante la discussione delle norme, ma gli emendamenti sono stati respinti, ed ora ci riproveremo. La “Segreteria per il Contrasto alle Attività Economiche” non può vincere questa partita.

Nei prossimi giorni torneremo su quella che è, al momento, la seconda vittoria della “Segreteria per il Contrasto alle Attività Economiche”: l’aumento delle tariffe energetiche.

Articolo precedente
Nuova legge sull’associazionismo, conferenza di approfondimento
Articolo successivo
Contrasto alle attività economiche – seconda parte

keyboard_arrow_up