Il nuovo Tribunale

Il nuovo Tribunale

Sono state pubblicate le motivazioni del Tribunale relative all’archiviazione dell’indagine contro otto cittadini, denunciati dal Segretario di Stato Ciavatta per aver espresso sui giornali opinioni critiche sulla sanità e sul governo. La denuncia aveva riguardato perfino una persona deceduta. Ciavatta ha sempre avuto una certa familiarità con le denunce. Negli anni ne ha fatte tante, spesso nascondendosi dietro i bizantinismi di “segnalazioni” che a suo dire non erano denunce. Non tollera il dissenso anche se negli anni di opposizione, oggi completamente dimenticati, non esitava ad accusare con toni violenti – spesso a vanvera – chiunque. Lo stesso  Ciavatta che, mentre in un recente passato era stato denunciato per pesanti frasi offensive e di minaccia contro altri, ha evitato il processo cambiando l’intero Consiglio di Amministrazione di Cassa di Risparmio appena arrivato sullo scranno di governo. Le leggi valgono solo per gli altri, evidentemente.
La Consulta per l’Informazione ha stigmatizzato che “un approccio improntato a denunce sistematiche verso chi esprime la propria opinione, mai registrato prima, genera un clima intimidatorio capace di sopire o ledere il rapporto del lettore con i mezzi di informazione”. Questa pericolosa deriva di denunciare ed intimorire chi esprime opinioni critiche sul conto del governo e dei suoi membri, ha precedenti nel nostro Paese nei famigerati anni Novanta. Uno dei periodi più bui che abbiamo vissuto durante il quale, per qualcuno, “stavamo bene”. Che, a quanto sembra, è tornato, perfino con il tentativo di riportare in vita le società anonime.
Nel Tribunale, dopo che l’attuale governo ha portato a compimento la “terra da ceci”, così come indicato da Gabriele Gatti – un protagonista assoluto degli anni Novanta – le cose non vanno proprio bene. Magari dipende dai punti di vista. Per qualcuno l’affossamento del processo “Conto Mazzini” è un grande risultato. È bastato cambiare, da parte del Collegio Garante nominato interamente dall’attuale governo, l’interpretazione consolidata del reato di riciclaggio, introdurre – da parte del governo – l’allungamento dei processi tramite la modifica della procedura penale, intimorire qualche giudice, ed il gioco è stato fatto. Addirittura (forse) occorrerà restituire soldi e beni sequestrati, che qualcuno ha qualificato ironicamente come “guadagnati con il sudore della fronte”. Poi, a seguire, ci saranno altri processi in predicato di finire nel nulla. Il nuovo dirigente del Tribunale Canzio ha accompagnato perfettamente questo percorso, senza eccepire alcunché. Anzi. Nel caso della denuncia degli otto malcapitati, colpevoli di esprimere pubblicamente le loro opinioni, pare che il dirigente del Tribunale, pur non essendo un magistrato e pure non essendo suo compito, abbia ordinato egli stesso ad un magistrato di indagare, qualificando il reato. Il precedente dirigente, anch’esso non magistrato, fu aspramente criticato per molto meno (e a torto) anche dall’urlatore seriale Ciavatta, perché “eccedeva” dai suoi poteri. L’ennesima presa in giro ai cittadini da parte di personaggi politici che hanno profuso prediche ed accuse per anni salvo fare l’esatto contrario una volta conquistate le agognate poltrone di potere. Il magistrato, che ha dovuto suo malgrado svolgere le indagini relative alle denunce contro otto cittadini, ha concluso che – per quanto riguarda il supposto reato – “il fatto non sussiste”. Cosa che era evidente fin dall’inizio. Quindi, una cantonata gigantesca del dirigente del Tribunale, di Ciavatta e del Congresso di Stato. Tuttavia, il clima di intimidazione continua.
Il governo del Paese, insediato con una gigantesca delega in bianco dei sammarinesi e – come è stato detto – nell’ufficio del giudice Pierfelici, portata a termine la missione “terra da ceci”, continua la sua opera all’insegna dell’incompetenza su quasi ogni problema importante, della prepotenza ed intimidazione nei confronti di chiunque esprima critiche, dei litigi quotidiani all’interno della maggioranza ma con i protagonisti saldamente ancorati alle loro poltrone, evidentemente la vera priorità di questa accozzaglia che ci governa. Intanto la situazione della nostra Repubblica, sepolta sotto un mare di debiti ed incapace di alcuna iniziativa di rilancio, continua a peggiorare. Fino a quando il Paese sarà in grado di reggere un disastro politico di questa portata, che si ripercuoterà per anni?
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