La sentenza d’appello del processo Mazzini

La sentenza d’appello del processo Mazzini

Solo due pene detentive confermate, per il resto una serie di proscioglimenti e revoche delle pene comminate in primo grado: questo l’esito della sentenza d’appello del caso “Conto Mazzini”, una sentenza che però va letta in profondità per capirne le ragioni e le motivazioni.
In primo luogo: l’impianto accusatorio dell’associazione a delinquere, seppur prescritto, è rimasto intatto; ed allo stesso modo intatto è rimasto l’accertamento della provenienza illecita e del riciclaggio dei denari presenti nei tantissimi libretti al portatore descritti nelle carte del processo Mazzini e movimentati da politici che all’epoca dirigevano il Paese, e dalla cricca affaristica che gli girava attorno. Tanto che le confische delle somme di denaro, proprio perché accertate come di provenienza illecita, sono rimaste intatte (consentendo allo Stato di incamerare oltre 9 milioni di euro).
E dunque cosa è successo? Perché i proscioglimenti?
In primo luogo, è intervenuta la prescrizione processuale per il reato di associazione a delinquere. Che c’è stato ed è stato confermato (tanto che vi sono state le confische dei denari) ma non è più perseguibile dal punto di vista penale.
Ma, soprattutto, ha pesato sui proscioglimenti la sentenza interpretativa del Collegio Garante di qualche mese fa, che ha escluso il riciclaggio per occultamento come reato permanente, smentendo una consolidata giurisprudenza esistente fino a quel momento. In sostanza, il riciclaggio di denaro per occultamento avvenuto prima del 2013 (come è il caso dei “mazziniani”) non è più reato: solo dal 2013, con l’introduzione del reato di autoriciclaggio, l’occultamento è diventato punibile, secondo l’interpretazione del Collegio Garante.
Questa sentenza è stata il culmine di un lavoro condotto in maniera certosina dalla maggioranza fin dall’inizio della legislatura, mirante a portare su un binario morto il processo Mazzini.
Il primo atto della legislatura fu, infatti, la nomina, fatta integralmente dalla maggioranza, del “nuovo” Collegio Garante senza lasciare nemmeno un nome all’opposizione: fatto senza precedenti nella storia, che ha portato ad avere il massimo organo costituzionale composto di sole persone scelte e gradite all’attuale maggioranza.
Come non ricordare, poi, l’allontanamento/licenziamento di metà dei giudici che componevano l’organico del nostro Tribunale, attraverso interpretazioni autentiche retroattive delle norme di legge miranti soltanto a smentire o annullare a distanza di due anni, decisioni, nomine e bandi di concorso legittimamente effettuati in precedenza?
Come non citare i tentativi di delegittimazione, fino a minacciarne la non riconferma, del giudice Caprioli, che doveva occuparsi di questo processo così importante?
Come non ricordare il recente tentativo di introdurre un terzo grado di giudizio, finora non esistente, per portare in prescrizione tutto il processo? Tentativo sventato solo grazie ad una proposta di Repubblica Futura che la maggioranza ha dovuto accogliere.
Ma non è servita la prescrizione: è bastata la già citata sentenza del Collegio Garante (nominato dalla maggioranza) per ottenere il risultato.
Così, dopo due anni di intenso lavoro, si può dire che ce l’hanno fatta: gli amici di questa maggioranza sono stati tutti prosciolti.
Attenzione: non assolti! I reati ci sono stati, tanto che i denari sono stati confiscati, solo che non sono più punibili (per prescrizione o per la nuova sentenza dei Garanti).
Resta il duro giudizio politico su quella classe politica e su quei partiti, ancora oggi presenti in forza al governo. Assecondati, purtroppo, da Rete che ha votato tutti i passaggi che abbiamo ricordato sopra e che hanno portato il processo Mazzini a finire in nulla (o quasi): una Rete che, come sempre, non ha trovato di meglio da fare che attaccare i singoli giudici invece di farsi un esame di coscienza su quanto ha provocato con la sua azione. Ma oramai siamo abituati…
Così i sammarinesi finiscono fregati due volte: prima perché chi doveva ben amministrare il Paese pensava invece a fare girare libretti e soldi, lasciando alla fine le macerie che ancora oggi subiamo; poi perché chi li ha fregati è rimasto impunito grazie ad una serie di magheggi fatti in questi ultimi due anni.
Non sarà purtroppo né il primo né l’unico caso nel mondo in cui accade questo, ma va ricordato con forza di chi sono le responsabilità di quanto accaduto.
Articolo precedente
Il nuovo Tribunale
Articolo successivo
Buon 8 marzo, festa della donna

keyboard_arrow_up