Se questa è politica – Pier Luigi Zanotti

Se questa è politica – Pier Luigi Zanotti

L’ultimo Consiglio Grande e Generale ha visto un intervento del capogruppo DC Alessandro Cardelli, che mi ha lasciato sinceramente senza parole.

Con la verve che lo contraddistingue ha tuonato contro la possibile accoglienza o aiuto della nostra Repubblica di migranti, urlando ad alta voce che “il paese è alla fame”. Sono abituato alle sparate del
capogruppo democristiano, ma questa sinceramente è andata al di là della decenza.

Ha superato quel limite che separa la polemica politica, anche aspra, dallo sciacallaggio populista.

Sciacallaggio fatto sulla pelle delle persone oggi più sfortunate sulla faccia della terra: i migranti e coloro che scappano da guerra e morte.

Vorrei prima di tutto sapere come giudicano l’essere alla fame i tanti sammarinesi emigrati in cerca di fortuna nel secolo scorso? quella sì che era vera fame e quelli erano i sammarinesi che hanno reso onore a questo paese. E come non ricordare tutti i profughi riminesi che scappavano dalle bombe e accolti qua con il nostro niente di 70 anni fa?

Vorrei anche capire come il partito che ha la dottrina sociale della chiesa cattolica nel suo statuto, possa ritenere compatibile con i suoi valori questa sparata del capogruppo, sparata che non è un infortunio di un momento ma una posizione più volte espressa ai microfoni. È questo che è diventata la DC? Un glorioso partito, i cui valori ormai evaporati mostrano ciò che ne rimane, cioè il populistico “prima i sammarinesi”?

Nel dibattito che ci sarà sull’aborto dirà che la vita è sacra, ma solo se è nella pancia di una donna sammarinese? Magari sventolando il Vangelo nella mano come qualche incauto politico italiano sta facendo?

Il richiamo che l’Eccellentissima Reggenza ha fatto a tutte le forze politiche era mirato a sensibilizzare la politica e il paese su questo enorme problema dei nostri tempi.

Vogliamo distinguerci ancora nel consesso internazionale, in cui cerchiamo di riaccreditarci e dimostrare la ritrovata credibilità? Nessuno vuole mettere alla fame i sammarinesi o levare loro risorse per ospitare centinaia di migranti. È evidente che la politica si debba occupare prima di tutto di rendere migliore questo paese e la condizione di tutti i suoi cittadini.

Ma se la politica non è un pochino meglio della società, a cosa serve?

Non ha anche il compito di ricordare chi siamo, che siamo tutti uomini, che facciamo parte della stessa società umana? Che alle volte fare un piccolo sacrificio personale per fare vivere la solidarietà rende molto più felici che avere sempre tutto? Non è questo fare un servizio vero ai cittadini e ai residenti? O misuriamo tutto tutto con il PIL pro-capite? Non notate che gli stessi problemi si hanno per questioni tutte “interne”, come la riforma previdenziale?

Non c’è una particolare analogia tra la solidarietà tra generazioni e la solidarietà con stranieri e migranti? Il valore dell’altro, la dignità umana e la giustizia sociale, non è che si può invocare a tratti: o c’è o non c’è. Se non siamo capaci di accogliere nemmeno due famiglie di profughi, che fuggono da fame e violenza, come faremo ad aiutare le giovani generazioni, migliaia di giovani a costruirsi una pensione dignitosa? Le persone più anziane o vicine alla pensione, saranno capaci di
rinunciare a qualcosa per dare un futuro ai propri figli e nipoti o si aggrapperanno con denti e unghie ad ogni euro della propria rendita?

La giustizia e la solidarietà è un modo di essere: se non c’è verso gli “stranieri” non c’è nemmeno verso gli “autoctoni”.

Penso che la politica debba aiutare il popolo ed ognuno a volare un po’ più alto del suo legittimo interesse personale, guardare un po’ più lontano. Pensare al bene dei lontani è la stessa cosa del pensare al bene dei vicini e soprattutto al proprio bene.

Sono convinto che la sfida vera della politica oggi, soprattutto in tempi di difficoltà economiche, è di lasciar perdere i piccoli vantaggi politici personali e parlare invece alla parte migliore delle persone. Alla parte che unisce e non a quella che divide, trasmettendo il concetto dell’unione che fa la forza e, in molti casi, alla fine produce anche benessere economico.

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