Fabrizio Perotto sul comma Giustizia

Fabrizio Perotto sul comma Giustizia

Fabrizio Perotto

Che la situazione della giustizia a San Marino fosse da tempo problematica sotto molti aspetti, credo che nel nostro paese in molti ne fossero consci.

Mi auguravo che con l’incipit della nuova legislatura si potesse mettere fine a diatribe personali e si cercasse piuttosto di risolvere i problemi in essere; purtroppo sono stato smentito dai fatti e dagli atteggiamenti.

In più di un anno, la spinta all’innovazione, al cambiamento proposto dalla coalizione nostra, Adesso.sm, è stato ostacolato in ogni modo ed anche l’ambito di cui discutiamo ne è la riprova.

Gli atteggiamenti sono gli stessi degli anni passati, quelli in cui si guardava più al tornaconto personale che all’interesse generale; le diatribe e le contrapposizioni sono le medesime.

Già dal momento della comunicazione del risultato elettorale, chiaro e netto, si è iniziato a discutere.

Se fosse legittima la vittoria della nostra coalizione. Sono stati presentati ricorsi, puntualmente respinti. Si sono inscenati presunti capovolgimenti democratici, si sono accese proteste, anche di piazza, per riuscire dove la politica con la P maiuscola non poteva.

Ed ancora le decine di ricorsi al Collegio garante su ogni decreto in ambito bancario, anch’essi puntualmente tutti bocciati, con sentenze del Collegio Garante molto chiare e molto dure, che nella sostanza invitano la politica a non riversare le questioni politiche in ambito giudiziario.

L’opposizione non è riuscita ad accettare un risultato che fosse uno, ha sempre cercato di capovolgerli con tutti i mezzi che gli organi dello Stato permettono.

E veniamo alla situazione in cui versa il nostro sistema giudiziario. Anche in questo contesto non sono mancate le polemiche, anzi ci sono state polemiche continue, alzate di scudi, sceneggiate e tanto altro.

Un clima continuamente alimentato per giungere allo scontro sempre e comunque. Come se la contrapposizione fosse salvifica.

Nella Commissione Affari di Giustizia si sono creati purtroppo i maggiori scontri.

Dimissioni di membri dalla stessa per tentare di bloccarne i lavori, dimissioni a mo’ di sceneggiata prima date poi ritirate nella seduta consigliare successiva; l’ex presidente che si rifiuta di convocarla, in spregio alla legge ed ai doveri imposti dal ruolo istituzionale ricoperto; la necessità di un Consiglio straordinario; i contrasti tra i magistrati, che hanno portato ad una guerra intestina tra gli stessi.

Insomma, situazioni incancrenite che portano a gravi difficoltà all’interno del tribunale, che lo rendono non unito e dunque non credibile.

La giustizia è un potere dello Stato importante, una istituzione essenziale di cui tutti i cittadini dovrebbero andare fieri, anche perché ad essa tutti i cittadini si rivolgono per vedere riconosciuti e tutelati i loro diritti.

Da politico ed ancor prima da cittadino, a chi ha l’onere e l’onore di dirigere il tribunale mi sento di chiedere equilibrio, serenità di giudizio, pacatezza e la volontà di far funzionare il Tribunale nel modo migliore possibile.

Mi pare evidente – ed uso un eufemismo – che l’armonia all’interno del Palazzo di giustizia sia venuta meno; non credo in democrazia al coordinamento senza metodo collegiale e ritengo che alimentare lo scontro non sia rendere un buon servizio alla comunità sammarinese ed alla istituzione potere giudiziario.

Chi coordina il lavoro e dunque distribuisce i carichi di lavoro deve cercare di essere un “buon padre” di famiglia, creare serenità, trasmettere sicurezza e allo stesso tempo tranquillità ricevendo la stima da parte di tutti; deve saper smussare gli angoli prima che divengano conflitto, cercare di risolvere al meglio le situazioni problematiche, così da riuscire a dare valore aggiunto alla giustizia e consentire ai cittadini di rivolgersi con fiducia al potere giudiziario.

Chi decide deve essere credibile ma soprattutto sereno ed emanare equilibrio, sicurezza e pacatezza allo stesso tempo.

In questa vicenda legata all’amministrazione della giustizia non ho trovato tutto questo.

Ho notato, al contrario, toni forti tra i vari membri togati, comportamenti e contrasti che definirei “cruenti”.

Voglio essere fiducioso e sperare che questa brutta pagina si possa chiudere rapidamente. Chiedo a tutti i magistrati di offrire il massimo contributo affinché il Tribunale torni ad essere una istituzione credibile e considerata, all’interno ed all’esterno della Repubblica. Mi auguro che l’interesse pubblico prevalga e che a breve potremo tutti ritrovare un tribunale in grado di lavorare al meglio, nell’interesse di tutti coloro che allo stesso chiedono giustizia, equità ed indipendenza di giudizio. 

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