Lorenzo Lonfernini in comma comunicazioni – CGG del 13.11.18

Lorenzo Lonfernini in comma comunicazioni – CGG del 13.11.18

Lorenzo Lonfernini

Dato che si sta avvicinando il momento nel quale il Governo dovrà depositare, per l’avvio dell’iter Consigliare, il progetto di legge di Bilancio Previsionale dello Stato per il 2019 e dato che nel Paese si sta, come è normale che sia, accendendo un vivace dibattito; desidero svolgere qualche considerazione in proposito, partendo da alcuni dati.

Lo voglio fare perché ribadisco con grande convinzione che in un tempo periglioso come quello che stiamo vivendo, al di là delle mille polemiche e diatribe politiche, o la simpatica accusa ribadita ripetutamente anche in questo dibattito di operare contro la cittadinanza o contro il Paese, dicevo appunto che ritengo siano questi atti di indirizzo economico e di visione strategica che qualifichino o squalifichino l’operato di un governo e di una maggioranza.

Ritengo importante partire da alcuni dati che ho desunto dal programma economico 2019 depositato dalla Segreteria di Stato per le Finanze per poi svolgere qualche considerazione politica.

ANNO 2016

Dalla lettura della tabella Conti pubblici consolidati, si denota come nell’anno 2016 le entrate siano aumentate rispetto al precedente anno di 11,6 milioni di euro, mentre le uscite sono aumentate di 16 milioni di euro. Nello specifico, per quanto riguarda le entrate, hanno registrato una flessione le imposte (€ ‐7,5 milioni); mentre si riscontra un aumento dei contributi sociali (€ +3,7 milioni) e
della voce altro (€ +15,4 milioni). Dal lato delle uscite, si registrano i maggiori incrementi di spesa per le categorie beni e servizi (€ +10,2 milioni), e assistenza sociale (€ +7,4 milioni); anche il costo per il personale e la spesa sugli interessi incrementano, seppur in minor misura, rispettivamente di € +1,5 milioni e € +0,8 milioni.

Registrano una flessione le altre spese (€ ‐1,1 milioni) e l’elargizione di contributi (€ ‐0,9 milioni); la spesa per l’ammortamento di beni rimane invece pressoché invariata.

ANNO 2017

Nell’anno 2017, rispetto al 2016, si sono riscontrati aumenti sulle entrate tributarie per € 3.399.346,17 (+0,81%) mentre si sono riscontrate delle riduzioni sulle entrate extra tributarie per € 4.373.269,29 (‐4,81%). Per quanto riguarda le uscite abbiamo una Spesa corrente passata da
484.188.669,69 nel 2016 a 491.627.342,65 nel 2017 per un +1,54%. Abbiamo un trasferimento ai fondi pensioni passato da 29 milioni nel 2016 a una cifra ancora superiore nel 2017.

Dalla breve lettura di questi dati ci rendiamo conto – ma è cosa nota da molti anni – che il bilancio del nostro Stato presenta un deficit strutturale ovvero senza interventi di carattere straordinario (come è stata ad esempio per il 2018 l’imposta patrimoniale straordinaria o come sarà per il 2019 la sanatoria
straordinaria urbanistica) il bilancio basandosi sulle leggi di spesa, e sulle leggi che regolano la fiscalità attualmente vigenti, non ha la capacità di raggiungere un pareggio e questo è un dato di fatto sul quale la politica deve svolgere un ragionamento il più possibile pacato e approfondito.

La soluzione non può certo essere quella di inasprire la pressione fiscale, soprattutto per mantenere in piedi una macchina pubblica che così com’è non si regge più.

Mi chiedo e vi chiedo, è più saggio continuare a mettere delle pezze per passare la nottata per poi tra un anno ricominciare il solito balletto oppure porre in campo delle riforme strutturali difficili e che richiedono senza dubbio un confronto con tutte le parti in causa ma che una volta affrontate risolvono alla radice un problema e ci consentono di liberare risorse da dedicare ad altro?

Io propendo ovviamente per questa seconda ipotesi, penso anche che riforme strutturali impegnative come quella previdenziale, la riforma delle imposte indirette, una consistente revisione della spesa pubblica debbano essere adeguatamente confrontate e possibilmente condivise con tutte le forze
politiche e sociali arrivando però ad una conclusione in tempi definiti perché la politica alla fine di tutto questo processo delle scelte ha comunque il dovere di farle.

Lasciatemi dire però che questo problema di un Paese bipolare che da un lato si è allineato alle migliori pratiche internazionali, è uscito dalle black list, ha ripudiato giustamente una economia opaca e dall’altro lato pensa che questo non abbia ripercussioni sulla sua spesa pubblica sulla sua capacità di finanziare una spesa pubblica così abnorme!

Questa è la grande anomalia sulla quale invito tutti a riflettere: Governo, CGG, parti sociali, cittadinanza. Ho ancora nelle orecchie i peana e i grandi brindisi alla trasparenza, all’economia sana alle migliori pratiche da parte di tutti, di tutto il Paese.

Ma al Paese non è stata raccontata l’altra faccia della medaglia che è quella di un bilancio in contrazione a seguito di quelle decisioni, che non può più sopportare tutte le spese, che non può più alimentare un sistema pensionistico, che a parecchi non garantisce solo una vecchiaia serena ma una vecchiaia di lusso. Mentre ai futuri pensionati (oggi giovani virgulti) fa intravvedere un futuro grigio con tanti punti interrogativi.

Eccellenze e Signori Consiglieri, non era lo stesso FMI che per anni ha chiesto, direi quasi elemosinato una drastica riduzione della spesa corrente? E che risposte abbiamo dato negli anni?

Abbiamo curato con un brodino vegetale riscaldato un malato terminale o giù di li. Per questo chiedo a tutti qua dentro di mettersi una mano sulla coscienza.

E’ questo il Paese che vogliamo? Non credo. Credo allora che il dialogo e il confronto vada si rilanciato non solo con l’opposizione ma con tutte le forze sociali per arrivare a correggere (in maniera sostenibile, senza accanimenti e senza pregiudizi) uno status-quo che purtroppo non è più sostenibile.

E’ vero, ci manca la crescita economica, o meglio, ci manca un livello di crescita che sia sufficiente a sostenere le nostre necessità finanziarie, ma a sua volta la crescita richiede investimenti per rendere il paese appetibile – sto parlando di infrastrutture, sto parlando di risorse economiche per incentivare
l’imprenditoria – ed allora ritorna il discorso precedente perché non possiamo usare tutte le nostre risorse per sostenere lo status-quo. Non possiamo rimanere fermi nelle condizioni in cui siamo perché stare fermi significa fare morire il Paese.

Ecco allora lo stimolo a tutti, Governo in primis ma in cascata anche CGG e tutte le componenti della nostra società, affinché si possano apportare gli improcrastinabili correttivi neccessari per rimettere il Paese all’interno di un circolo virtuoso.

Ho lasciato per ultimo, ma non lo voglio eludere, il grande tema delle prospettive sul sistema bancario. Nessuno vuole tornare alla piazza finanziaria, agli hub, ai pivot. Si vuole solo riportare una stabilità nel sistema bancario e fare in modo che le nostre banche tornino a svolgere il loro ruolo di prestatrici di credito e motore dello sviluppo economico.

Non è certo un argomento da comma comunicazioni, però voglio cogliere le sollecitazioni arrivate dal
Consigliere Pasquale Valentini sul tema FMI, sue visite e necessità che il CGG sia coinvolto a pieno titolo in questo processo per dirgli che condivido questo concetto, non so cosa egli scriverà nel suo ordine del giorno (quindi vedremo) ma il concetto lo condivido. Voglio altresì ristabilire una verità sui percorsi di aggregazione nell’ambito del nostro sistema bancario.

Io penso che vadano visti come un’occasione e questo ce lo siamo sempre detto, ricordo interventi del Consigliere Ciavatta che affermava che anche il suo movimento non era pregiudizialmente contro questi processi, purché fossero fatti in un clima di dialogo e non in un clima di imposizione.

Io non penso che vi siano imposizioni; penso che si tratti di un dialogo che è in essere e per il quale il governo e la politica prima di tutto non vogliono usare sistemi di coercizione e in secondo luogo non li hanno proprio sistemi di coercizione.

Si tratta di strutture private che devono avere la libertà di valutare questa opportunità, nella
consapevolezza del proprio stato di salute dei vantaggi e degli svantaggi.

Però anche qui cari consiglieri invitiamo tutti a spogliarsi da questo atteggiamento di completa autosufficienza da parte di tutti che siano banche che siano società di capitali, che siano governi maggioranze o opposizioni. Viviamo in un piccolo Paese enclave dove ciò che succede al nostro vicino ha inevitabili conseguenze anche su di noi questo deve essere ben chiaro.

Vorrei infine soffermarmi sulle considerazioni molto politiche del Consigliere Ciavatta a cui per quanto mi riguarda ha risposto in maniera molto incisiva e da me pienamente condivisa il Consigliere Matteo Ciacci.

La strategia dello scontro non ha funzionato, non ha prodotto risultati apprezzabili, non può produrre risultati perché semina odio e divisione mentre il Paese ha bisogno di consapevolezza, di calma, di ponderazione. Su questo non c’è dubbio.

Io, Consigliere Ciavatta, non ho mai militato in Alleanza Popolare, militavo in un altro partito quello che voi chiamate, sempre con tanta simpatia, quello dei Contomazziniani (anche se a dire il vero a militare in questo sottoinsieme della politica sammarinese siamo in buona compagnia posso guardare alla mia sinistra, di fronte a me e chiamare colleghi molti vostri attuali compagni di strada) io non sono certo un puro però per me come per altri penso valga il principio “male non fare paura non avere”.

Personalmente nei suoi anni di Governo mi sono sempre trovato in posizione opposta ad AP ma questo non significa nulla e nulla ha a che vedere con il rispetto che nutro nei confronti del mio capogruppo Roberto Giorgetti che non definirei un puro o un cercatore di egemonia ma una persona che non si tira indietro e che non ha paura di esporsi anche personalmente e per questo forse paga anche qualche attacco personale rivolto a lui e a sua moglie Orietta che definisco sicuramente
ingiusto.

Rete prima delle elezioni disse effettivamente “mai con AP, mai con gli amici di Celli e mai con la DC“. Oggi la posizione è cambiata “mai con AP e mai con gli amici di Celli“. A distanza di due anni La DC è scomparsa dalla solenne proscrizione del movimento Rete, mi congratulo con gli amici democristiani per l’ottimo risultato conseguito e vorrei rincuorare il consigliere Giorgetti, gli amici di AP e anche lei Celli: state sereni, non tutto è perduto.

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