Gli infortuni della presidente

Gli infortuni della presidente

Dopo la bomba nel processo Buriani-Celli relativa al colloquio della presidente di Banca Centrale con un colonnello della Guardia di Finanza in cui venivano tirati in ballo – sulla base di notizie non accertate e di illazioni – due noti avvocati sammarinesi, è arrivata ieri una smentita della Tomasetti attraverso una precisazione che non smentisce un bel niente.
La “premiere dame” delle iniziative politico-giudiziarie degli ultimi tempi, che attacca e difende servendosi di legali pagati da Banca Centrale, ammette di aver parlato con la Guardia di Finanza, cosa che aveva decisamente negato nel corso della sua deposizione nel processo Buriani-Celli. Una testimonianza sotto giuramento sconfessata da un documento acquisito agli atti del processo, di fronte al quale la signora presidente è costretta a scrivere che “il contatto è avvenuto”. È falsa testimonianza?
Inoltre la precisazione scarica la responsabilità del fattaccio sulle spalle del colonnello della Guardia di Finanza che ha redatto la nota di servizio depositata agli atti. Nota che rappresenterebbe, secondo la Tomasetti, solo “una personale sintesi dell’estensore”. Dunque, come spesso le accade, la signora addossa ad altri soggetti le colpe derivanti da una lingua eccessivamente disinvolta. In questo caso, il colpevole sarebbe niente di meno che il Vice comandante del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma che non sarebbe nemmeno capace di redigere un verbale!
Poi, i gravi riferimenti sugli avvocati vengono giustificati da Tomasetti in modo tale per cui l’uno – avv. Luigi Mazza – non sarebbe il destinatario di parte del contenuto della nota; l’altro – avv. Antonella Mularoni – sarebbe vittima di dichiarazioni “decontestualizzate” così che “possono apparire fuorvianti”.
L’arrampicata sugli specchi deve aver impegnato le unghie di mani e piedi!
Insomma, i nomi dei professionisti sono stati fatti oppure no? Sì, e la signora lo conferma nella precisazione. E perché sono stati fatti? Non per ciò che è scritto nella nota del colonnello, dice la signora. E allora? Cosa c’entrano i due nella vicenda delle mascherine, visto che la nota è contenuta in quel procedimento (italiano)? Nulla ma il danno procurato è gravissimo e, a parte gli effetti sulla attendibilità della signora nel processo Buriani-Celli, ha esposto due professionisti al vaglio delle indagini di un corpo militare di un altro paese a causa di una colossale montatura che la stessa protagonista ha tentato di smontare con una precisazione imprecisa.
Le azioni del massimo rappresentante della nostra Banca Centrale si commentano, ancora una volta, da sole anche se assisteremo probabilmente al solito tentativo di minimizzare i suoi infortuni come già accaduto con la vicenda dei servizi segreti.
La conclusione dovrebbe essere orientata in una sola direzione: abbandonare il campo e ritornare nel paese natio.
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