Luci (costose) e molte ombre

Luci (costose) e molte ombre

Il Natale si avvicina e si preannuncia piuttosto sfarzoso, come ha declamato il Segretario Pedini. Tante luci, mentre paradossalmente si predica ai sammarinesi la necessità di risparmiare energia elettrica. Contestualmente sono stati annunciati robusti aumenti delle bollette di energia elettrica a imprese e famiglie sammarinesi, dopo settimane di confusione, allarmismo, ordini e contrordini, imbarazzanti conflitti di competenza fra authority, segretari politici e l’azienda dei servizi. Insomma, in molti dovranno tirare la cinghia mentre lo Stato spende e spande, non solo in energia elettrica purtroppo. Qualcuno dirà che si tratta comunque di investimenti della stagione turistica, e quindi vale la pena di riempire il Paese di tante luci ed altre iniziative energivore. Purtroppo, dinnanzi a queste consistenti spese per allestimenti che si sono alternati per tutto l’anno, con soldi presi a debito e che quindi sono destinati ad uscire dalle tasche di tutti i sammarinesi, il settore turistico non pare particolarmente in salute. A prescindere dalla catastrofe informatica, sanitaria e ambientale della sede della Segreteria al Turismo, caratterizzata da esplosioni e quant’altro, poi derubricata a semplice “sbordamento” del segretario indigeno per non rischiare di perdere la poltrona, i problemi reali sono molti seri.
Gli alberghi chiudono. La Segreteria al Turismo spende tanti soldi per molti eventi, salvo vedere alloggiare i turisti nel circondario. Si parla da sempre di turismo di qualità, che tutti auspicano diventare una componente importante dei flussi di visitatori nella Repubblica, ma i ristoranti di qualità chiudono o dopo roboanti annunci trionfali di grandi investimenti, come nel caso di Cipriani, non si fanno manco vedere. Non si fanno investimenti pubblici in infrastrutture e nemmeno collaborazioni per iniziative sinergiche fra pubblico e privato. Non si ha una visione complessiva del settore nei prossimi anni, tanto meno un piano strategico con obiettivi chiari e risorse definite. Si accatastano iniziative, con costi altissimi, confondendo peraltro le funzioni tecniche di organizzazione con quelle politiche delle scelte strategiche per il presente e per il futuro. Si continua ad elargire denaro, che non abbiamo e che paghiamo molto caro, per collaborazioni, convenzioni ad personam, uffici stampa che non si capisce bene cosa comunicano, iniziative private generosamente sovvenzionate con fondi pubblici e magari incarichi per ideare progetti faraonici del tutto privi di finanziatori e possibilità concrete di realizzazione. Sembra un tragico ritorno alla mentalità e consuetudine dei famigerati anni novanta, quando la migliore politica era quella del clientelismo a favore di questo e quello, senza però avere le risorse finanziarie di allora, puntualmente dilapidate. L’avvento al governo dei protagonisti dei populismi rivoluzionari e parolai “de noantri” non ha contrastato questa deriva, anzi ne ha prodotto una versione ancora più cialtronesca. Con un bilancio dello Stato che viaggia annualmente con perdite che superano i 75 milioni di euro, con una montagna di debiti in gran parte buttati nel calderone delle banche o in spese correnti spesso inutili, con la sanità pubblica sempre più a pezzi e il sistema previdenziale al quale è stato solo appiccicata una pezza con l’ultima riformetta per salvare le apparenze, possiamo quantomeno goderci le lucine di Natale. Pagate a debito.
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