La frittata è fatta!

La frittata è fatta!

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Se non fosse che alcuni amici mi hanno commissionato con affettuosa e interessata insistenza “almeno un articolo al giorno”, avrei deposto penna e carta in un cassetto, vista la confusione mentale che le strambe novità di ogni giorno mi stanno producendo. Non sapevo più cosa dire.

Ho fatto appello alla mia lunga esperienza politica, alla memoria storica ancora decente, al senso critico non troppo arrugginito; ho cercato di rielaborare i punti fermi non opinabili del mio vissuto per costruire un discorso razionale dal groviglio di notizie vere o false, di rotture dentro e fra le componenti politiche e al tempo stesso di riunificazioni verosimilmente posticce fra cespugli vagamente di sinistra, di ipotesi di alleanze auspicabili o compromettenti.

Per ora non si parla di connubio fra il diavolo e l’acquasanta (preciso che col termine diavolo non mi riferisco obbligatoriamente alle sinistre!).

Lo stesso discorso vale per tutte le altre componenti delle istituzioni e della società civile (mondo finanziario e bancario, organizzazioni sindacali, imprenditoriali, categoriali, culturali); soprattutto il sistema giudiziario, quanto mai in crisi per conflitti interni provocati da false notizie, dicerie da bar diffuse da chi ha interesse a paralizzare la giustizia per passarla liscia.

Proprio alla giustizia dedico oggi l’analisi più dettagliata.

I punti fermi sono per me il percorso seguito dai giudici nelle indagini e nelle formulazioni delle sentenze dei processi più importanti: quello sul “Conto Mazzini” e quello sull’ex-segretario di stato Gatti.

Nel corso degli anni mi sono reso conto che molti degli interlocutori che ne parlano spesso e a casaccio, non hanno avuto la pazienza e l’apertura mentale per leggere il materiale fondamentale disponibile nelle edicole.

Si tratta di documenti chiari, razionali, dettagliati che descrivono tutti i passaggi delle azioni illegali di numerosi soggetti politici in combutta con gli speculatori famelici, con gli studi professionali poco seri, con il mondo finanziario e bancario fragile, con i faccendieri esterni che avevano scambiato San Marino per il paese di Bengodi; tutti sono citati con nome e cognome, ognuno con i rispettivi capi di accusa, con i necessari collegamenti e connivenze e relative tangenti; infine con le conseguenze politiche e lo scempio della economia sana e della credibilità di un paese divenuto il covo dei furbastri.

I vari giudici, con serietà e coraggio, hanno fornito una analisi severa ma plausibile e necessaria dei vizi della classe politica e di buona parte della popolazione sammarinese; hanno ricostruito numerosi casi di comportamenti illegali basandosi sulle tracce dei tortuosi percorsi di conti bancari, di deposizioni testimoniali talmente particolareggiate, da rasentare talvolta l’ingenuità da parte di qualche colluso scoperto con le mani nel sacco.

Ne è risultato un florilegio di atti delittuosi talmente intricati e affollati da indurre gli organismi inquirenti e giudicanti a definirli in sintesi “associazione a delinquere”.

Non mancano i continui richiami ai mediatori, ai procacciatori di affari, ai collettori di tangenti abili a dirottarle verso i numerosi canali politici che “contano”.

Uno di questi, trapiantato a San Marino dal circondario, ma talmente produttivo e risolutivo da farsi ritenere più miracoloso di una famosa Madonna di un Santuario dei suoi paraggi.

Adesso i nostri eroi, presi dal panico delle sentenze di appello, lavorano in tutti i modi, fanno cadere i governi e tramano con gli ingenui di turno e i mestatori dell’informazione fasulla per mandare in crisi tutto il sistema giudiziario al fine di uscirne puliti e magari con le scuse e con il risarcimento dei danni subiti “ingiustamente”.

Prosit!

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