Turismo e sostegno alle imprese: a parte i proclami cosa si sta facendo? Miriam Farinelli – CGG del 19.05.20

Turismo e sostegno alle imprese: a parte i proclami cosa si sta facendo? Miriam Farinelli – CGG del 19.05.20

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L’infezione da coronavirus ha messo in ginocchio il nostro paese. Adesso il problema è ripartire con tutte le incognite che il lungo periodo di inattività ha comportato. E su questo non è difficile percepire la preoccupazione di chi lavora, di chi è titolare di attività piccole e medie.

Riprendere è complicato e il futuro un’incognita, ed è sufficiente scambiare qualche parola con chi svolge un lavoro autonomo per avvertire la paura per ciò che sta succedendo.

Paura che quasi si tocca con mano, paura per il presente e per il futuro, paura di essere rimasti soli a combattere, paura della povertà. Il periodo in cui i commercianti di città, i ristoratori, gli albergatori si preparavano per la stagione estiva, è  diventato il periodo delle serrande chiuse, dell’azzeramento delle prenotazioni e di pochi coraggiosi che fanno le pulizie dopo mesi di chiusura ma non sono ancora sicuri di poter riaprire i battenti.
E viene lecita la domanda, riaprire per chi?

In un paese a vocazione turistica, la promozione del turismo è fondamentale ma lo è ancora di più in questo momento pensare a nuove formule di turismo in cui la sicurezza, sicurezza per la salute, diventi il fattore che fa la differenza.

Probabilmente dovremo dimenticare le folle di visitatori accalcate lungo le contrade di città, non sarà più possibile contare su una base sicura di arrivi facendo affidamento sulle realtà limitrofe. Sarà necessario reinventare un settore che ha rappresentato una parte significativa dell’economia del nostro paese.

Pensare a un nuovo progetto per il turismo è la parte più difficile del compito che abbiamo, che la politica prima di altri soggetti deve affrontare. Compito arduo anche in relazione al fatto che non abbiamo mai brillato, almeno negli ultimi decenni, nella elaborazione di progetti di un qualche successo.

Tuttavia, prima di questo lavoro che sarà fondamentale, le attività vanno sostenute economicamente.

Il governo, che fino ad ora si è prodigato entro limiti ben precisi e ha fatto soprattutto proclami per quanto riguarda la ripresa economica, deve provvedere a reperire risorse da destinare ai singoli operatori molti dei quali, in assenza di qualunque prospettiva di aiuto concreto, temono di non farcela. Gli aiuti economici non risolveranno tutti i problemi ma saranno necessari per permettere la riapertura delle attività.

Non siamo in condizioni di urgenza ma di emergenza, e ciò vuol dire trovare subito la liquidità che è il primo presupposto del soccorso all’economia.

Anche perché, se soluzioni immediate non verranno messe in campo, dovremo poi fare i conti con fenomeni di disgregazione sociale perché la disperazione produce quegli effetti. L’isolamento sicuramente non ha giovato e può aver fatto emergere anche sentimenti di rancore. Sarebbe necessario ricreare lo spirito di comunità, di solidarietà, di fratellanza. Se è stato detto che nessuno sarebbe rimasto indietro e solo, è ora di darsi una mossa.

I telegiornali italiani parlano ogni giorno delle misure economiche a favore delle famiglie e delle imprese. E noi che facciamo?

Proclami molti, qualche buona intenzione e in concreto solo tagli a stipendi e pensioni.

Questa pandemia ha scoperto tutta la nostra fragilità. In poco tempo ha distrutto il nostro mondo, le nostre sicurezze, molte delle quali erano false, ha violentato il nostro sistema sanitario e il nostro tessuto sociale. Dobbiamo, anzi dovete ricostruire perché non c’è più molto tempo.

E’ compito di chi governa trovare fondi, creare percorsi e strategie sufficienti a combattere l’emergenza con qualche probabilità di successo.
Altrimenti il paese morirà, e noi con lui, ma qualcuno sarà più responsabile più di altri.

 

 

RIGUARDO ALLE DIMISSIONI DEL DOTTOR ROMEO:

Non posso ignorare un articolo pubblicato su un quotidiano locale in cui si ringrazia un professionista che ha lasciato il nostro paese.

La parola grazie, così semplice ma piena di significato perché ha in sé il rispetto e la gratitudine per il lavoro svolto a beneficio della nostra comunità, viene troppo  poco usata soprattutto dai rappresentanti delle istituzioni.

Fuori confine, anche per questo motivo, siamo identificati spesso come persone grevi e questo non ci fa onore. Non mi ritrovo e credo non si ritrovino molti cittadini sammarinesi in questo modo di fare, supponente e maleducato.

A mio nome, da questa assemblea che rappresenta l’ istituzione più alta, io dico grazie a chi ha deciso di lasciare il nostro paese per tutto ciò che ha fatto a favore dei nostri bambini.

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