Libertà di stampa: le opinioni di Mara Valentini e Anna Tina Rossi

Libertà di stampa: le opinioni di Mara Valentini e Anna Tina Rossi

Comunicati Stampa, News

Il confronto dialettico è più potente della ricerca del nemico

di Mara Valentini

Non so se è ancora tempo di “inviti”, ma se è questo che serve, se si tratta di comprendere il presente immaginando un domani migliore e più giusto, io credo si senta il bisogno del coraggio delle idee delle Donne e degli Uomini, dei Cittadini, che vanno incoraggiati ed invitati a scrivere proposte, pensieri, ma anche legittime proteste affinché il nostro Paese sia spronato a fare sempre del Suo meglio.

Sono convinta che proprio a Loro, Uomini e Donne del nostro Paese, spetti il compito di aiutarci a guardare più in profondità e più lontano di quanto l’oggi, questo momento storico così travagliato, ci consente di fare; la libertà d’espressione deve essere il nostro perno vitale così che il pensiero circoli spontaneamente nella Comunità.

Sapere che cittadini sammarinesi, per aver espresso il proprio pensiero su La Serenissima o addirittura giornalisti – come nel caso de L’Informazione -, sono indagati su esposto del Segretario di Stato alla Sanità Roberto Ciavatta o del Congresso di Stato,genera una forte preoccupazione in tutti noi: un clima intimidatorio verso chi esprime la propria opinione non si era mai verificato prima d’ora, tanto meno determinato da soggetti istituzionali.

E’ una deriva pericolosa che può generare nei cittadini solofrustrazione e rabbia, perché privati di un pilastro della Democrazia come la libertà d’espressione.

 

Gli intellettuali hanno rappresentato in ogni tempo la voce del popolo, la voce della verità: sono figure modello necessarie,scriveva Ralf Dahrenndorf nel suo libro Erasmiani, uomini – Erasmo, dedicato a figure che nei decenni di totalitarismi seppero mantenere la rotta grazie alla sapienza dell’osservazione e alla saggezza della ragione. Non sono eroi, non sono lottatori della resistenza, sono però accomunati da un atteggiamento mentale che la loro lucida penna trasmigra nelle parole scritte senza cedere alla seduzione del potere ma per scrivere una generale dottrina di libertà che supera il tempo.

È di questa sapienza, di questa saggezza oggi abbiamo bisogno, della saggezza e della sapienza diffuse che si trovano nel pensiero e nel lavoro di giornalisti, professori, studiosi, scrittori, ma anche musicisti, artisti e protagonisti del mondo culturale.

A loro, a questi uomini e donne, che scrivono le proprie idee, che propongono le loro idee dobbiamo dare ascolto.

Questi intellettuali aiutino il nostro Paese a costruire una bussola funzionante, a leggere la drammatica complessità in cui stiamo vivendo, a capire.

Dobbiamo cominciare a ragionare in tempi lunghi, perché la sbornia del predominio dell’”io” è finito e non pensando come un “noi”, come una comunità solidale e con coesione sociale, non andremo lontano.

 

Serve capire che la contrapposizione e il confronto dialettico sono l’ossigeno della politica e della democrazia, ma che in taluni momenti, quando in gioco c’è l’interesse nazionale, dobbiamo riscoprire il valore del rispetto e del reciproco riconoscimento.

Quando questi valori non vengono rispettati allora si parla di questione morale o malattia morale e purtroppo oggi se ne vedono i sintomi.

Questa espressione venne introdotta da Benedetto Croce e fu poi ripresa nel 1981 da Enrico Berlinguer in una famosa intervista a Eugenio Scalfari: ambedue ritenevano che l’offuscamento o   addirittura il venir meno   nella coscienza collettiva, dei valori di libertà, anche di espressione, di rispetto della dignità di ogni uomo, dello spirito di tolleranza, del rispetto della legge e della  Giustizia, del rispetto delle Istituzioni, del sostegno ai più deboli avevano  finito  per inquinare la vita  politica, economica e sociale del Paese

Oggi vedo con amarezza e preoccupazione che sintomi di questo tipo ormai da tempo si manifestano nelle varie espressioni e nei meccanismi del nostro vivere insieme. Il civile confronto politico è divenuto una lotta senza quartiere. In essa si fa frequente ricorso non solo alla violenza verbale ma anche allo spirito di vendetta, al dossieraggio, episodi ben lontani alle esigenze e ai bisogni della gente e del bene comune.  Stiamo purtroppo approdando nel vortice dell’”odio sociale”.

Alcune nostre Istituzioni rischiano a loro volta di essere inquinate dalla caduta dei valori morali. Sono segnali di questa situazione la spietata difesa degli interessi di parte. Tutto ciò inoltre avviene in un Paese che non ha ancora trovato un modello stabile di crescita economica.

San Marino in passato ha saputo superare crisi dure e situazioni difficili, nel corso delle quali i sammarinesi hanno saputo dare illoro meglio.

Nell’ultima pagina de “La peste” Camus scrive: “Quello che s’impara in mezzo ai flagelli è che ci sono negli uomini più cose da ammirare che da disprezzare”.

Ecco, non perdiamo mai la fiducia in noi stessi e nel nostro Paese.

Cominciamo a farlo con l’ascolto delle parole che i nostri Uomini e le nostre Donne scrivono, impariamo la modestia di rifletterci e farci un po’ di autocritica e soprattutto non obblighiamoli alsilenzio con denunce che servono solo ad esacerbare gli animi facendo nascere quei brutti presentimenti legati ad un passato che San Marino ha ben presente ed al quale non vorrebbe tornare.

 

La più alta espressione di libertà individuale

di Anna Tina Rossi

La libertà di espressione nasce nelle poleis democratiche dell’antica Grecia, dove veniva riconosciuta la possibilità di esprimere le proprie opinioni nelle assemblee pubbliche. Una libertà ritenuta fondamentale dai Greci antichi, in quanto permetteva il confronto e il dibattito sulle decisioni politiche necessarie; esprimere le proprie opinioni non rappresentava solo un diritto, ma anche un dovere e tutti i cittadini potevano, e dovevano, partecipare alla vita della polis democratica. Secondo Platone, però, perché la parresia, cioè la possibilità di “dire tutto”, fosse veritiera e sapiente era necessario che chi vi ricorreva avesse le qualità morali e il coraggio di sopportare le conseguenze per quanto detto, poiché rischiava di essere punito severamente da quel sovrano dispotico che non ammetteva altra verità oltre la sua.
Qualità morali e coraggio che sicuramente possiedono quelle cittadine e quei cittadini che, per aver espresso il proprio pensiero inviando articoli da pubblicare su La Serenissima, sono stati indagati e perseguiti. Un fatto molto grave che non trova giustificazione nelle affermazioni del Segretario di Stato Ciavatta, riprese anche dal suo partito di appartenenza, il quale ha dichiarato che quando, il  3 marzo 2021, ha presentato al Dirigente del Tribunale, dottor Giovanni Canzio, il suo esposto nei confronti de La Serenissima, non intendeva denunciare chi aveva inviato lettere o riflessioni al giornale, ma solo far rilevare se, nell’esercizio del proprio ruolo, il giornale avesse commesso delle violazioni di legge.
“Purtroppo” per lui, lo stesso Dirigente del Tribunale, in virtù proprio di quell’esposto, ha in seguito avviato un procedimento penale a carico di quei cittadini che con lettere e riflessioni firmate e pubblicate sul quotidiano sammarinese hanno avuto coraggio e senso civico per esprimere le proprie opinioni e ora sono costretti a rispondere in sede giudiziaria per esercizio abusivo della professione di giornalista.
Un solo esposto e due obiettivi: da una parte si colpisce una testata giornalistica considerata nemica della maggioranza e dall’altra si intimorisce chi “osa” esprimere un’opinione differente da quella di chi gestisce il potere.
Ad essere colpiti non sono però solamente La Serenissima e gli attuali “indagati”, ma soprattutto la libertà di pensiero e di espressione quale diritto fondamentale in uno stato democratico, ed emblema e più alta espressione del concetto di libertà individuale.

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