Le cialtronate politiche del Governo

Le cialtronate politiche del Governo

Il Segretario Roberto Ciavatta ci ha abituati, negli anni, a ripetute dimissioni da vari incarichi e poi – per quanto solenni – a sconfessarle puntualmente. Del resto, nella logica di Ciavatta, ogni poltrona va tenuta ben stretta a prescindere. La stesso partito di Rete è da tempo in perfetta sintonia con questa logica. Dopo la “porchettata” di Via Giacomini in pieno pandemia COVID, alcuni suoi esponenti hanno dato le dimissioni addirittura al partito e non a chi poteva effettivamente accoglierle, cioè il Consiglio. Non si sa mai! Sembrano ormai lontani i tempi in cui gli esponenti di Rete dispensavano prediche a destra e manca sulla trasparenza e sulla politica al servizio del Paese. Davanti alla crisi profonda del nostro sistema sanitario, davanti alla pandemia che sta andando fuori controllo, i sammarinesi si aspettavano scelte responsabili e soluzioni per la salvaguardia della propria salute, non cialtronate politiche. Purtroppo, così non è. Il governo “dei 44 gatti”, che ha ricevuto una colossale delega in bianco dagli elettori senza un programma, continua a navigare a vista. Non c’è un progetto di sviluppo, non ci sono riforme, non ci sono iniziative per la difesa dello stato sociale. Ci sono, invece, litigi quotidiani, assunzioni e spese fuori controllo e un indebitamento dello Stato tale che il bilancio pubblico si va avviando inesorabilmente verso il collasso. Con la speranza di continuare a trovare chi ci presti soldi che non saremo in grado di restituire.
L’unica iniziativa che il governo, formato – come ha detto qualcuno – nell’ufficio del magistrato Pierfelici, ha perseguito con costanza è stata la terra da ceci in Tribunale, come a suo tempo profetizzato da Gabriele Gatti. Lo stesso Collegio Garante, nominato con un blitz ad inizio legislatura dai soli partiti di maggioranza come mai avvenuto in passato, ha messo un suggello a questa deriva istituzionale. Infatti ha sancito, con disquisizioni molto opinabili, che nella Repubblica di San Marino non è più possibile svolgere referendum sulle riforme costituzionali, le cosiddette regole del gioco a cui tutti si devono attenere. Non solo ma ha pubblicato il giudizio di inammissibilità appena due ore dopo la fine dell’udienza di illustrazione del quesito, con il sospetto, fondato, che la sentenza fosse già stata scritta precedentemente.
A quanto sembra sono tornate perfino le cene politiche di vari personaggi, in stile anni novanta, questa volta per decidere chi debba essere cacciato o premiato nell’Istituto per la Sicurezza Sociale, ormai allo sbando.
I Sindacati, davanti a provvedimenti che conferiscono al governo carta bianca sulla gestione di importanti fondi pensionistici, hanno chiesto timidi timidi qualche chiarimento. L’OSLA ha eccepito che una patrimoniale permanente sui redditi all’estero probabilmente non è lo strumento ideale per rendere il nostro Paese appetibile agli investimenti, di cui abbiamo molto bisogno. Perfino l’ANIS, ovviamente con molta molta gentilezza, ha dovuto chiedere lumi al governo sulla completa assenza di prospettive per la Repubblica. Nella legislatura scorsa si scioperava sul Pianello addirittura con i dipendenti pagati da aziende private, perché non si condivideva il piano di sviluppo proposto dal governo di allora. Adesso, poiché non esiste alcun piano, evidentemente non vi sono motivi per scioperare.
Tutto questo potrebbe essere il canovaccio di un repertorio comico se non fosse che è in gioco il futuro del Paese, nelle mani di una compagine palesemente inadeguata ed incompetente. L’unica speranza, alquanto tenue, è quella di un sussulto di senso di responsabilità da parte degli attuali governanti, per prendere atto di un fallimento ormai conclamato.
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