ESAME FMI E DECLASSAMENTO FITCH COLLEGATE: ANALIZZIAMO LA SITUAZIONE ONESTAMENTE

ESAME FMI E DECLASSAMENTO FITCH COLLEGATE: ANALIZZIAMO LA SITUAZIONE ONESTAMENTE

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È evidente che il dibattito sull’esito della missione del FMI di Gennaio si interseca, purtroppo, con la decisione recente di Fitch che ha declassato il rating della Repubblica di San Marino portandoci al di sotto del fondamentale “investment grade”, fondamentale per un paese che ha bisogno come noi di cercare dei finanziamenti. È noto che Fitch basi molto dei suoi giudizi sulla base di quanto il FMI sancisce nelle sue visite Article 4.

Mi auguro che non vogliamo rifugiarci in sterili accuse a Fitch sulla sua intempestività o la sua mancanza di sensibilità, come purtroppo ho sentito: questo lo fa chi vuole sviare l’attenzione dai problemi. È indubbio che in questo momento questa batosta non ci voleva, che ci poteva essere lasciato più tempo per porre in essere politiche efficaci, e così via, ma le agenzie di rating non sono chiamate a fare valutazioni di opportunità, sono chiamate a giudicare l’affidabilità dei Paesi secondo parametri economici e finanziari.

CHIEDIAMOCI PRIMA POSSIBILE COME TORNARE AD ESSERE CREDIBILI COME PAESE, CON PIANI DEFINITI

Io non voglio tornare, come ha fatto qualche consigliere, ai temi ed ai confronti della passata legislatura, che tanto tempo ci hanno portato via e tanto astio hanno creato.  Credo che sia nostro dovere guardare al futuro, perché questi ultimi 2 mesi hanno cambiato tutto, e poi ci tornerò; quindi dobbiamo chiederci come comportarci per tornare a essere un Paese credibile, soprattutto in un frangente in cui dovremo necessariamente aumentare il nostro debito.

La parola credibile è importante, e permettetemi una piccola annotazione critica.

Ho letto sempre nel report di Fitch che il Governo avrebbe affermato, alla stessa agenzia, la volontà di mettere a disposizione dell’economia e delle famiglie una cifra fra i 150 e i 200 milioni di euro, con modalità non ben definite, peggiorando il deficit fino ad oltre il 24% del Pil ed aumentando il debito: in quel “modalità non ben definite” credo ci sia stato un errore di sottovalutazione che temo possa esserci costato molto nella valutazione, perché è noto che l’attenzione delle agenzie di rating rispetto all’indebitamento è alto ed avere dei piani chiari su come farlo e soprattutto su come rimborsarlo è essenziale per risultare credibili.

Un Paese che dovrà veder aumentare il suo debito ha necessità di piani credibili e solidi a livello di bilancio e non deve presentarsi incerto davanti alle agenzie di rating, altrimenti le conseguenze sono queste.

ABBIAMO DIFESO CON LE UNGHIE L’INVESTMENT GRADE IN QUESTI ANNI…

Non mi dilungo molto, come dicevo, sulle criticità del sistema bancario, perché ne abbiamo discusso in maniera più che abbondante in questi anni. Criticità che pesano oggi in gran parte in maniera implicita sul nostro bilancio (a parte la quota annuale di 5ter di Cassa di Risparmio che dobbiamo coprire) e che richiedono piani solidi di risoluzione. Questi, ovviamente, sono stati l’oggetto principale dei nostri confronti con il Fondo Monetario negli ultimi anni e, pur con tutte le difficoltà ed i problemi del caso (in particolare relativamente all’intervento pubblico, che il FMI non ha mai apprezzato e che invece l’aula ha votato anche di recente all’unanimità, giustamente), eravamo evidentemente riusciti a dare una visione dei progetti che avevamo in mente per riportare il sistema bancario e finanziario verso un contesto performante, dato che pur avendo affrontato ben 3 esami di Fitch con l’outlook negativo sulle spalle siamo sempre riusciti a difendere l’“investment grade”.

…MA CI SI PUÒ TORNARE SOLO CON PIANI SOLIDI PER AFFRONTARE I PROBLEMI, EVITANDO GLI ERRORI FATTI IN PRECEDENZA

Il Governo attuale, come noto, ha sempre criticato molto le nostre politiche per il sistema bancario e finanziario ma, a giudicare da quanto riportato da Fmi e Fitch nelle loro relazioni, non pare abbia presentato piani alternativi: Fitch infatti scrive che in tema di ricapitalizzazioni del sistema bancario, “ammontare, tempistiche e modalità rimangono incerte”, e come dicevo sopra l’incertezza non aiuta i giudizi positivi.

Permangono certamente i noti problemi del sistema, che ci portiamo dietro da molti anni: come afferma il Fondo Monetario nel suo comunicato stampa del 2 aprile scorso, la debole liquidità del sistema e la debole posizione patrimoniale, una scarsa qualità degli attivi ed un elevato rapporto fra costi e ricavi, unitamente alle difficoltà del bilancio dello Stato che non riescono a sostenere adeguatamente il sistema.

Problemi noti, rispetto alle quali, dice il FMI, attirare in territorio nuovi gruppi bancari, ridurre l’intervento pubblico e vendere gli Npl ad investitori strategici rappresentano soluzioni possibili. Difficile pensare, in questo quadro, che la soluzione adottata su Banca Nazionale Sammarinese e le posizioni legittime posizioni espresse da questa compagine governativa contro la vendita degli Npl possano averci aiutato a superare adeguatamente l’esame.

Noi dobbiamo avere un piano credibile in merito, anche per saper rispondere adeguatamente alle tesi del Fmi che, come noto, sostiene la logica del bail in che la politica ha, come dicevo, sempre respinto, giustamente a mio parere.

IL GOVERNO HA IL DIRITTO DI RITENERE SBAGLIATO CIÒ CHE IL PRECEDENTE ESECUTIVO AVEVA PORTATO AVANTI, MA DEVE AVERE UN PIANO ALTERNATIVO

Il Governo ha il diritto di ritenere sbagliati i piani su cui negli anni abbiamo lavorato, che si basavano sul riconoscimento delle perdite per avere chiaro il punto di partenza e poi, da un lato, sull’apertura del mercato tramite memorandum con le Banche centrali e accordo di associazione con l’Ue e dall’altro su piani di fusione bancaria con ristrutturazioni aziendali per rendere più forti e sostenibili le nostre istituzioni finanziarie; nonchè, riguardo agli Npl, su processi di vendita in alcuni casi e valorizzazione interna in altri casi.

Ha il diritto di farlo ma ha il dovere di presentare un suo piano alternativo che possa essere ritenuto credibile, altrimenti la BB+ sarà solo l’inizio di un ulteriore crollo.

Non mi fa ben sperare vedere, come dicevo, che la definizione della mission di Banca Nazionale Sammarinese continua a slittare, nonostante quella banca ci costi centinaia di migliaia di euro ogni mese; non mi fa ben sperare vedere lo scaricabarile sul Cda di Cassa di Risparmio rispetto al piano industriale della stessa (che va approvato dai Soci e quindi dallo Stato); non mi fa ben sperare trovare solo frasi generiche nella relazione del Segretario Gatti rispetto ai progetti, se si eccettua il progetto del veicolo di sistema per il recupero degli Npl su cui già il precedente governo stava lavorando. Non riesco a vedere nella relazione del Segretario Gatti un direzione che possa affrontare le criticità che Fmi e Fitch rilevano, e questo mi preoccupa.

TUTTO PASSA IN SECONDO PIANO, IL CORONAVIRUS CAMBIA TUTTO

Ma questi temi, paradossalmente, su cui ho espresso queste valutazioni, credo che per un po’ finiranno in secondo piano anche nelle attenzioni del FMI: la vicenda Coronavirus ha cambiato tutto.

SIAMO DAVANTI AD UNA CRISI DI DOMANDA E DI OFFERTA: SERVONO SOLUZIONI STRAORDINARIE

La grande sfida che la Repubblica affronterà nei prossimi mesi è quella delle politiche a sostegno dell’economia sammarinese per consentirle di superare l’emergenza che il Coronavirus ha generato. Una crisi che è contemporaneamente una crisi di domanda (perchè si sono ridotti i consumi a causa del blocco della mobilità e dell’incertezza sul futuro, e si sono bloccati gli investimenti per il peggioramento delle aspettative sul futuro) e di offerta (per la brusca interruzione della produzione avvenuta a causa dei lockdown, che interviene su tutte le catene del valore), come raramente è avvenuto nella storia: una crisi che sta vedendo i Paesi intervenire in maniera massiccia e risoluta sia con lo spostamento delle perdite dal settore privato allo Stato (con trasferimenti a Fondo perduto per Cig, indennità, sussidi) sia con garanzie pubbliche sui prestiti delle banche (che consentono di evitare problemi di liquidità alle imprese e di ridurre l’impatto degli Npl nel breve periodo), a costo di aumentare significativamente il debito pubblico.

AVREMO RECESSIONE, DISOCCUPAZIONE, CROLLO DELLE ENTRATE E CHIUSURE AZIENDALI. NON È COLPA DEL GOVERNO…

In questi 2 mesi il quadro è radicalmente cambiato, inevitabilmente, e su questo non voglio certamente dare colpe al Governo. Cadremo in una fase di recessione profonda, mentre fino a 2 mesi fa ci muovavamo su un sentiero di crescita economica, che ciascuno può ritenere più o meno rilevante (io ovviamente ritengo importante una crescita dell’1,7%, ultimo dato consuntivo che abbiamo, mentre il nostro principale partner commerciale faceva 0%) ma che indubbiamente consentiva di avere più leve per manovre economiche volte a riequilibrare la finanza pubblica. Ci troveremo in una fase di disoccupazione significativa, dopo che dal 2016 al 2019 vi era stato un calo di circa 1 punto e mezzo del tasso di disoccupazione e dopo che il 2020 stava mostrando performance eccellenti di questo indicatore; ci troveremo con imprese chiuse e calo forte delle entrate; ci troveremo le imprese in enorme difficoltà nell’effettuare investimenti, dopo che nel 2018 avevamo avuto un raddoppio degli investimenti rispetto al periodo precedente. Tutte cose che inevitabilmente peseranno sul nostro Pil e ridurranno gli spazi di manovra.

…MA IL GOVERNO È RESPONSABILE DELLA RICERCA DEI FINANZIAMENTI PER SUPERARE QUESTA FASE

Ripeto, non è colpa del Governo questo, ma la responsabilità del Governo è essere decisi e risoluti nel reperire risorse economiche significative per importo, a lungo termine come scadenza ed a basso costo, da iniettare nell’economia anche a fondo perduto per compensare i crolli del fatturato che moltissime attività hanno avuto ed il calo della domanda che, purtroppo, ci sarà anche nei prossimi mesi sia per le residue limitazioni agli spostamenti sia per la paura che rimarrà in molti dopo mesi di lockdown.

IMPORTANTE CHE VENGANO DATI ALLE IMPRESE SOLDI A FONDO PERDUTO: ECCO PERCHÈ SERVONO FINANZIAMENTI A LUNGO TERMINE E BASSO COSTO

È importante il fondo perduto in questo momento, lo stanno dicendo sempre più economisti, perchè il canale del credito bancario, soprattutto per noi, ha troppe criticità.

Ed ecco perchè il lungo termine per la restituzione ed il basso costo del finanziamento diventano decisivi, visto che oggi bisogna rifuggire il più possibile politiche recessive, di tagli e di nuove imposte, e dovremo rifuggirle per molto tempo. Dovremo riuscire a negoziare finanziamenti che ci diano un lungo tempo per gli aggiustamenti di bilancio necessari.

SERVONO INTERVENTI TEMPESTIVI E RAPIDI: MUOVERSI A 360°, NON PERDERE TEMPO E SFRUTTARE LE OPPORTUNITÀ DEGLI ORGANISMI DI CUI FACCIAMO PARTE

Credo che l’ordine di grandezza che il Governo ha reso noto a Fitch (peccato averlo letto lì, senza che fosse mai stato comunicato al paese prima) sia un ordine di grandezza ragionevole per l’intervento necessario. Mi preccupa molto l’aspetto del tempo, perchè gli interventi devono essere tempestivi, rapidi e incisivi: non possiamo valutare canali di finanziamento che ci arriveranno fra mesi, perchè l’economia non ha tempo, si rischiano chiusure massiccie, disoccupazione e crollo delle entrate.

Quindi bisogna guardare a 360°, attivando il corpo diplomatico, chiedendo aiuti a vari paesi con cui abbiamo relazioni, sfruttando i finanziamenti delle organizzazioni multilaterali di cui facciamo parte (come la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, che ha messo a disposizione dei Paesi membri 1,7 miliardi per le spese sanitarie e la ripresa economica, non risulta che San Marino abbia chiesto qualcosa), trovando canali bilaterali. Non vediamo un lavoro efficace in tal senso, a parte le parole. Condivido che Accordo di Associazione e accesso di finanziamenti Bce siano le cose più importanti da fare, anche se va rilevato che alcuni soggetti della maggioranza hanno in passato criticato il percorso con l’Ue e quantomeno dovrebbero ammettere di avere fatto solo strumentalizzazione politica; temo però che le risposte da questo fronte arrivino troppo tardi.

NON BASTANO PICCOLI INTERVENTI, BISOGNA ESSERE CONSAPEVOLI CHE SERVE QUALCOSA DI STRAORDINARIO

Per far fronte ad un crollo delle entrate come quello che molte imprese hanno avuto non bastano certamente piccole dilazioni di pagamento di qualche mese, minimi crediti d’imposta o garanzie su finanziamenti che le banche faticano a dare perchè non hanno liquidità: vanno immesse risorse, tante e velocemente.

Dovete essere consapevoli di questo, ovviamente ammettendo la bontà di quello che avete fatto (mentre noi ne sottolineiamo l’insufficienza, questo fa parte del gioco) ma essendo consapevoli che serve molto di più. Basti vedere cosa stanno facendo i Paesi per fronteggiare questa crisi.

RISOLUTI COL FMI: IDEE CHIARE MA TEMPO PER REALIZZARLE

Su questo fronte, il rapporto con il Fmi dovrà vederci risoluti, con idee chiare sui progetti da portare avanti e sulle riforme da fare ma anche con la richiesta di tempo per realizzarli, tempo che dovrà per forza essere dilatato rispetto a quello che si pensava precedentemente perchè politiche recessive in questo momento ci distruggerebbero. Ma le idee chiare sono essenziali, bisogna lavorare avendo ben in mente dove vuole arrivare il Paese.

INTERNAMENTE INVECE DOBBIAMO CORRERE, CAMBIANDO LINGUAGGI, MODI ED AGENDO

Bisogna correre su tematiche e situazioni rispetto alle quali, nel tempo, abbiamo privilegiato i rituali rispetto alla sostanza, la difesa delle proprie posizioni di parte rispetto alla visione di sistema, un confronto sterile basato sui veti rispetto alla messa a disposizione delle proprie idee per una sintesi virtuosa, i giochi politici rispetto all’interesse del paese. Correre perchè tempo non ne abbiamo più, questi 2 mesi ce lo hanno imposto. Il primo tema deve essere l’abolizione dal nostro linguaggio del “si è sempre fatto così” e del “questo non si può fare”, poi visioni diverse del modo di lavorare (nella PA in primis ma anche nelle imprese), la forte propensione all’innovazione ed alla digitalizzazione delle procedure, (il fatto che non si sia permesso lo smart working nella PA sulla base della Circolare della Dfgp non è un buon segnale in questo senso), il sostegno alla domanda interna con svariate politiche, il silenzio-assenso, la velocizzazione delle procedure e dei tempi di risposta alle imprese, la formazione del personale rispetto alle nuove sfide. Mille cose che potrei elencare e su cui dobbiamo correre.

Noi siamo disponibili ad un confronto su linee che dovranno impegnarci per i prossimi decenni e che dovranno resistere ai vari cambi di governo. Finora non lo avete ricercato, speriamo che le cose cambino.

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