Un grido d’allarme

Un grido d’allarme

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Siamo rimasti molto colpiti dalla lettera aperta che alcuni cittadini con attività imprenditoriali hanno voluto indirizzare alle Loro Eccellenze e tramite loro al Congresso di Stato ed alle forze politiche.
Quella lettera dimostra e testimonia con ancora più forza, da parte di chi sta vivendo una situazione difficilissima sulla propria pelle, quanto sia fondato ciò che ribadiamo dall’inizio di questa emergenza, che, purtroppo, non è solo sanitaria.

Noi crediamo che il grido di allarme lanciato da questi cittadini debba essere ascoltato ed a loro, come a tutta la popolazione, vada data una risposta precisa di quale sia il progetto-paese che si vorrà realizzare e di quali saranno gli strumenti per farlo.

Se non si dà liquidità alle imprese, e non le si aiuta da un lato a pagare le proprie obbligazioni (verso lo Stato e i dipendenti), dall’altra a rigenerare il proprio mercato di riferimento (con investimenti, marketing, offerte, ecc…), ci troveremo davanti ad una crisi economica e ad un tasso di disoccupazione enormi in solo qualche mese.
E quindi un crollo di entrate per lo Stato.
La principale priorità del Paese deve essere trovare finanziamenti e linee di liquidità per importi significativi, lavorando a livello diplomatico e politico su vari canali, per destinarle alla ripresa dell’economia; per consentire alle tante attività economiche che si sono fermate per la pandemia di non fermarsi per sempre.
Per questo è necessario e non più procrastinabile, usare la liquidità disponibile all’interno e contemporaneamente impegnarsi a fondo per reperirne all’esterno.

Purtroppo ad oggi le risposte sono state totalmente inefficaci, quando addirittura assenti.

Tutti noi sammarinesi aspettiamo con ansia, a fronte anche dei molti annunci, i decreti “Cura San Marino” che il Governo sta predisponendo. Speriamo veramente che in essi siano contenuti strumenti efficaci per rispondere alle priorità impellenti.
Da tempo noi abbiamo formulato proposte precise per la situazione economica che stiamo vivendo e ci siamo dichiarati disponibili a discuterle, migliorarle, dibatterle. 

L’unica cosa che non possiamo permetterci oggi è l’immobilismo o, ancor peggio, scelte non coraggiose e ricerca di scorciatoie ragionieristiche che non servano a far fronte alla situazione straordinaria nella quale ci troviamo.

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