Tre punti imprescindibili per la sostenibilità ambientale

Tre punti imprescindibili per la sostenibilità ambientale

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Da molti anni la sostenibilità ambientale mi appassiona ed occupa nella mia vita buona parte del mio tempo libero.

Mi chiamo Francesca Piergiovanni e sono sempre stata attiva in associazioni, fondazioni e comitati che si occupano di sostenibilità in generale e della filiera agro-alimentare in particolare. L’impegno non è mai stato di puro sostegno ma sempre di coordinamento, promozione e proposta, spesso con ottimi risultati. Le battaglie in cui mi sono spesa assieme a molti altri cittadini spaziano dall’introduzione del biologico nelle scuole, il sostegno alla filiera di prossimità, all’eliminazione progressiva delle bottigliette di plastica da scuole e mense, alla proposta di norme specifiche riguardo la gestione e catalogazione dei semi in agricoltura e molte altre. Battaglie a cui ho contribuito come cittadina, successi voluti ed ottenuti con spinta dal basso.

Ho deciso di ufficializzare l’impegno decennale attraverso la mia candidatura come indipendente in Repubblica Futura, volendo specificare nel programma alcuni punti precisi e immediatamente realizzabili.

Le catastrofiche immagini dei danni provocati dalla plastica sono sotto gli occhi e nel cuore di tutti: animali soffocati, isole galleggianti e fondali asfittici, ma anche microplastiche in acque, suoli, aria che mettono a rischio la sicurezza alimentare. La produzione e lo smaltimento della plastica svologono una parte rilevante dell’inquinamento atmosferico e nei cambiamenti climatici.

Un recente lavoro di Legambiente conferma quanto i cittadini sostengono da tempo, ossia che le alternative alla plastica usa e getta, che diverranno presto un obbligo in Europa, sono delle soluzioni parziali. La produzione di carta, che in parte sta sostituendo la plastica, causa deforestazione, causa alterazioni e danni alle biodiversità, e contribuisce alle emissioni di CO2. La produzione di quella riciclata è costosa e non sempre sufficiente a fornire i quantitativi richiesti.

Molte delle bio plastiche spesso sono derivate da mais o altri vegetali. Questo sottrae terre e risorse all’alimentazione umana e, inoltre, sono solo in parte biodegradabili. Di solito infatti contengono una buona percentuale di plastiche e sono degradabili solo in determinate condizioni: se dovessero finire in mare o nell’ambiente, ad esempio, spesso sarebbero comunque un problema.

I sostituti validi dunque vanno attentamente ricercati e, benché utili e necessari in alcune circostanze, non possono essere la soluzione nel suo complesso.

Nonostante la gerarchia delle 5 R nella gestione dei rifiuti sia nota e ufficialmente ripresa dalle normative anche nostrane, quasi mai l’ordine indicato è stato preso in considerazione.

Abbiamo discusso tempi infiniti sul “porta a porta”, orari di raccolta, bidoncini o cassonetti, migrazioni clandestine da un Castello all’altro, ignorando che la raccolta è soltanto la terza delle 5 R. La prima, Riduzione e la seconda Riutilizzo restano spesso trascurate, disattese, relegate a virtuose e lodevoli iniziative personali.

Nulla è stato mai fatto per lavorare con l’ordine logico e imprescindibile dettato dalle normative sammarinesi e internazionali. La vera ed unica strada per combattere e vincere la sfida dei rifiuti, e con essa una importante battaglia nei cambiamenti climatici, può partire solo dalla riduzione.

Il cammino può passare solo attraverso la progressiva sostituzione ed eliminazione dei materiali da consumo usa e getta, di molti imballaggi, delle confezioni di singole porzioni, di contenitori, utensili con l’impiego di analoghi lavabili e riutilizzabili. I tentativi di pochi eroici cittadini o operatori economici (che meritano il nostro riconoscimento) in tale direzione spesso si sono scontrati con regole imbalsamate e inappropriate, capaci di spegnere ogni entusiasmo.

E’ chiaro che la direzione da prendere a simili bivi debba essere ancora una volta dettata dalle regole ed agevolata dagli amministratori pubblici; è tempo di scegliere la soluzione meno semplice!

Iniziative quali incentivi per i negozi dello sfuso, ricerche e approfondimenti sull’acqua pubblica comprese le indagini nei punti di erogazione, iniziative di informazione e sensibilizzazione, stoviglie lavabili messe a disposizione per le feste pubbliche con sistema di cauzione, incentivi per attività artigianali legate al riuso pratico e creativo implicano una presa di coscienza e di responsabilità da parte delle Istituzioni, lungo strade individuate, già sperimentate e tutte percorribili.

E ancora una considerazione speciale merita il più ignobile dei rifiuti, il cibo, che in grandi quantità diventa rifiuto pur essendo ancora utilizzabile. Ci viene detto che la terra non è in grado di produrre cibo per tutti, e per aumentare la produzione dobbiamo deforestare, inquinare, avvelenare, sfruttare. Ma sulla terra vivono 7 miliardi di persone e si produce cibo per 11 miliardi, e almeno un miliardo soffre la fame (fonti Slow Food e FAO). Il cibo è certamente mal distribuito, ma è anche ampiamente sprecato. Studi affermano che circa il 30% del cibo prodotto ed ancora utilizzabile finisca nella spazzatura. Sarebbe opportuno ed etico prevedere iniziative quali i last minute market, la doppia scadenza in etichetta, l’opzione delle mezze porzioni in mense, ristoranti e ospedali, l’approvvigionamento di prossimità, corsi di economia domestica e tanti altri accorgimenti da organizzare, incentivare e promuovere. San Marino, in questo come in tanti altri settori, potrebbe davvero fungere da modello, da prototipo, un Paese a spreco zero e rifiuti zero, con un risparmio nei costi di gestione e smaltimento dei rifiuti, un ritorno di immagine spendibile anche a livello turistico, con la conferma di un reale impegno per le future generazioni e il pianeta e per coerenza con i tanti progetti legati alla sostenibilità.

Il programma di Repubblica Futura, in questo come in altri punti, si caratterizza per concretezza dei lavori che si propone di realizzare. Si indica, come è normale che sia, di partire dalla valutazione dello stato attuale, su cui impostare un Focal point nazionale IPCC. Il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030, anche nelle azioni rivolte a contrastare i cambiamenti climatici, deve necessariamente prendere origine da un punto zero, che in passato è stato chiamato Osservatorio della sostenibilità, oggetto di un’Istanza d’Arengo approvata e mai attuata. Dunque un punto da cui partire per la misurazione dei progressi a medio termine (nell’arco di una legislatura non è verosimile prevedere di andare oltre).

Altro improrogabile impegno consiste nell’attuazione dell’Istanza d’Arengo recentemente approvata relativa alla “partecipazione della società civile al Gruppo di Lavoro per l’attuazione degli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” indicati nella medesima Agenda ONU 2030, in adempimento all’approccio indicato Whole of government- whole of society. L’inclusione dunque di una rappresentanza cittadina nelle sedi in cui si dibattono i temi della sostenibilità.

Sono fermamente convinta che in generale la rinascita di un paese non possa passare esclusivamente attraverso il rilancio economico, comunque indispensabile, ma debba essere affiancata dalla responsabilità sociale e civile della comunità tutta guidata da istituzioni consapevoli e affidabili.

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