Referendum del 2 giugno – il commento di Pierluigi Zanotti

Referendum del 2 giugno – il commento di Pierluigi Zanotti

Pier Luigi Zanotti

Non è possibile non commentare l’esito del referendum tenutosi 2 giorni fa, in particolare per quanto riguarda la modifica alla legge elettorale.

Una caratteristica dei referendum è la chiarezza dei risultati: non si può dire che abbiano vinto tutti o perso tutti come succede talvolta nelle politiche. Ha vinto il SI, i sammarinesi hanno deciso per il cambiamento della legge. È un dato di fatto, lo devono accettare tutti, anche quelli come me che sostenevano il NO.

Come è evidente la vittoria del SI, altrettanto evidente è il significato politico che l’opposizione ha voluto dare a questo referendum: voleva essere una chiamata alle armi, un invito alla sollevazione popolare contro il governo. Al di là dei trionfalismi di facciata di quest’oggi, questo è un elemento politico rilevantissimo, al di là di come sarà cambiata la legge elettorale.

Alla vittoria del SI si accompagna la sconfitta del disegno politico che col grimaldello del referendum voleva delegittimare il governo, dividere la maggioranza, creare instabilità politica. Questo è evidente tanto quanto la vittoria dei SI.

Evidente per 2 ragioni: la chiamata al voto delle masse non è riuscita: 8% in meno di elettori interni non è poca cosa vista l’estrema politicizzazione del quesito. Come non ricordare frasi del tipo “un SI perché non ci taglino le pensioni” e “votiamo SI per mandare a casa questo governo”?
Il grande lavoro fatto dal comitato promotore e dai partiti di opposizione che hanno girato con megafoni ad ogni ora e ogni luogo, parlato all’inquietudine della gente, occupato social, occupato i tabelloni con molti più “SI” dei “NO”, con l’attivo supporto di alcune parti sociali, non ha avuto dunque l’effetto sperato.

Una mobilitazione generale non avvenuta che dovrebbe fare molto riflettere sulla capacità di intercettare il sentimento popolare, soprattutto da parte delle forze che amano soffiare sul fuoco della divisione.

La seconda ragione è che il SI ha sì vinto ma non ha sfondato: facendo semplificazioni molto grezze, se il 40% è attribuibile alla maggioranza (gli unici partiti che hanno sostenuto il NO), dopo 2 anni e mezzo costellati di crisi bancarie e con una patrimoniale di mezzo, forse non è proprio un cattivo risultato.
È una identificazione grossolana, me ne rendo conto: per il NO hanno sicuramente votato persone che erano per l’opposizione (ma può esserci stato anche il fenomeno contrario, chi lo sa?), avranno votato NO persone scontente dell’operato di questo governo, avranno votato NO persone che magari ci hanno votato 2 anni e mezzo fa e adesso non ci rivoterebbero più. Quindi fare queste equivalenze è entrare in un terreno molto scivoloso e in sostanza un esercizio illusorio. Ma qualcosa di vero ci deve essere, viste le facce contente ma non certo trionfali di alcuni leader dell’opposizione, e alcune assenze televisive non certo casuali. Permettetemi qui una battuta: “no cappotto, no party”!

Un significato politico che i promotori del NO non hanno mai dato, concentrandosi su questioni prettamente tecniche e sul fatto che il SI avrebbe tolto diritti ai cittadini. I cittadini hanno scelto così e, ripeto, lo si deve accettare. Nondimeno sono ancora convinto che sia stato un errore.
La questione della rappresentatività è stata affrontata a mio parere in modo superficiale. Dicendo “con il 31% questa maggioranza governa il paese” si fa una semplificazione troppo grande.

Primo perché si evita sempre di parlare del ballottaggio, come se il voto del ballottaggio di 17.000 sammarinesi nel dicembre 2016 non contasse nulla e i 9500 voti dati alla coalizione ADESSO.SM non contassero nulla.

Secondo perché si evita di parlare del valore aggiunto che hanno le coalizioni: una coalizione non è semplicemente la somma algebrica dei partiti componenti, ma è uno stile di politica, un’identità, un’idea di paese e un atteggiamento di fondo complessivo. È un programma elaborato assieme e sottoposto al giudizio dei cittadini, non aggiustato in fretta e furia una settimana dopo il voto. È una prova di coraggio e non una delega ad accordi e accordini che sanno più di tattica che di strategia a lungo respiro.
E Dio solo sa quanto questo paese abbia bisogno di politici che abbiano uno sguardo ampio e un’idea forte di riforma del paese e non siano concentrati solo all’interesse immediato, alle alleanze, alla prossima elezione, alle geometrie variabili, ai compromessi al ribasso.

Terzo perché così facendo la rappresentatività la si misura sempre e solo nella quantità e non nella qualità: se un partito sia allea con un altro e va al governo rinunciando a gran parte del suo programma, si può dire che sia ancora rappresentativo di chi l’ha votato? O forse rappresenta solo dei numeri (la quantità) ma non le idee (la qualità) che erano state scelte dai cittadini? Una maggioranza in cui il 50% delle proposte politiche/programmatiche viene annullato a favore dell’aggregazione, si può sempre dire rappresentativa di chi li ha votati? O si pensa che i sammarinesi votino solo “le facce” indipendentemente dal progetto politico?

Quarto: molte persone hanno detto che non andranno più a votare se non sanno con chi si alleerà il partito che votano. Questa riforma quindi andrà a scoraggiare al voto una fetta della popolazione. Dov’è la maggiore rappresentatività?

Alcune considerazioni sulla spinta alla frammentazione politica.

In futuro l’idea di coalizione non sarà più fondamentale, ma ci sarà più spinta verso l’individualismo politico. Ma c’è una grossa fetta della popolazione che è il cosiddetto elettorato mobile – che non ha legami forti con i partiti, che non fa parte del loro zoccolo duro – che potrebbero benissimo votare per una formazione al primo turno e votarne un’altra senza problemi al ballottaggio, come di fatto è avvenuto 2 anni fa. L’attuale legge promuoveva questo modo di pensare la politica dei cittadini: non solo legati all’ideologia, ma alla politica del progetto e del fare. Una politica più laica e pragmatica.

Con il SI si è puntato di fatto sulla polarizzazione e moltiplicazione dell’offerta politica: nelle future campagne elettorali ognuno cercherà di massimizzare i profitti nella tornata secca di voto, le differenze saranno accentuate nella dura lotta per accaparrarsi il voto, le preferenze dei singoli e le percentuali dei singoli partiti saranno fondamentali. Dopo il voto, chi è in posizione di forza potrà scegliersi “la concubina” (o le concubine) che vuole, la quale avrà pochissimo potere contrattuale. Una rappresentatività di fatto dimezzata.

Con il SI la proposta politica sarà quindi più complessa: i partiti più piccoli che hanno sostenuto il SI saranno in grande difficoltà. Saranno ancora più marginali di quanto lo siano oggi con questa legge.

 

I cittadini di ogni idea politica ci chiedono una sola cosa: lavorate assieme, dialogate di più.

Prima che fare più riunioni e tavoli, questo comporta un cambio di atteggiamento da ambo le parti: si deve accogliere lo schieramento opposto come interlocutore degno e credibile.
Ma per dialogare bisogna essere in due: ritenete possibile usare il comma comunicazioni e i vari ambiti della vita consigliare per fare a gara a chi emette più decibel? A chi alza di più il livello dello scontro? A chi riesce a criticare di più l’avversario? A chi la spara più grossa?
Ritenete degno di quest’aula e rispettoso dei cittadini, il cui volere a parole è sempre santificato, rallentare volutamente la produttività del consiglio con discorsi astratti, critiche a prescindere, cavilli ostruzionistici, lamentele ripetute all’infinito e accuse recitate a mo’ di rosario?

Io non so cosa vi dicono sulla vita del consiglio le persone che incontrate: io sento da tutti affermare che è uno “spianto” ascoltare i lavori consiliari. Possiamo continuare così vi chiedo?

Io credo che questo scontro non rispecchi la volontà della gran parte del paese. E sono certo esista anche un’opposizione ragionevole, intimidita dalla piega che ha preso questa strategia politica che vuole massimizzare lo scontro e demonizzare l’avversario. Non siete tutti così. Non siete come chi, a costo di far saltare questo governo, è disposto a far saltare tutto il paese. In questo clima da cupio dissolvi si notano personaggi che si trovano nel proprio elemento naturale (come non ricordare qui i delinquenti che sono andati in giro di notte a staccare i cartelloni del NO?) ma molti altri no.
La maggioranza del paese è per la costruzione, non per la distruzione.

Non credete che sia venuto il momento di dialogare nei fatti e accettare che stiamo tutti assieme per affrontare i problemi della nostra repubblica? Che stiamo a fare qui altrimenti a parlare ore e ore e passare intere settimane in quest’aula?

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Modifica della Legge Elettorale: l’intervento di Pierluigi Zanotti | CGG del 19.03.19

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