Piano Energetico Nazionale: realtà vs narrazione

Piano Energetico Nazionale: realtà vs narrazione

La discussione nell’ultimo giorno di Consiglio di maggio del Piano Energetico Nazionale 2023-2026 è stata ulteriore occasione di impropria autocelebrazione da parte del governo: il Segretario Bevitori ha illustrato a mezzo stampa le magnifiche sorti del PEN, definendolo addirittura “punto di svolta per la sovranità energetica e la sostenibilità del Titano”, celebrandone l’approvazione all’unanimità; equivocando consapevolmente sull’unanimità dei votanti, evenienza non straordinaria, e l’unanimità dei presenti in aula evidentemente diversa dalla prima. È infatti il caso di evidenziare che Repubblica Futura non ha partecipato alla votazione del Piano: ne ha sottolineato i pregi in termini soprattutto di proposte e spunti meritevoli di approfondimento, ma ha fortemente stigmatizzato il fallimento della politica che ha portato in discussione un documento di pianificazione triennale ben due anni dopo il suo deposito da parte della redigente Autorità di Regolazione per i Servizi Pubblici e l’Energia. Mentre le proposte programmatiche giacevano nei cassetti abbiamo assistito nel corso della scorsa legislatura a pseudo politiche ambientali di facciata, delle quali l’inaugurazione farlocca della “piccola foresta urbana” davanti alle fotografie delle piante che sarebbero dovute crescere, poi rovinosamente smottata pochi giorni dopo il taglio del nastro, è stata uno degli esempi più significativi. Il governo di allora portava all’approvazione del Consiglio Grande e Generale documenti improbabili come la “Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile” nel quale si vagheggiava la cantierizzazione dell’invaso di Gorgascura addirittura a partire dal 2023, ma le interessanti proposte del PEN 2023-2026 non venivano neppure indagate; ed oggi, in ambiti per i quali i tempi di reazione della politica divengono cruciali e nel momento in cui occorrerebbe iniziare ad elaborare il PEN 2026-2029, il Consiglio ha discusso un documento ormai vecchio ignorando persino il grado di attualità di ciò che andava ad approvare. Se la gestione delle politiche ambientali in capo alla precedente Segreteria al Territorio ha segnato uno dei punti più bassi della recente storia politica del Paese, pare non di meno che anche l’attuale esecutivo, in stretta continuità col precedente, sia fermo al palo: malgrado l’incoraggiante avvio con la ratifica del Decreto Delegato sulla cogenerazione, purtroppo solo in ambito industriale, al quale anche Repubblica Futura ha fornito disinteressatamente il proprio contributo e le mirabolanti promesse di adozione di un piano per la gestione rifiuti entro il 2024 ed il suo avvio già dai primi mesi del 2025, altro tema sul quale la precedente Segreteria di Stato al Territorio ha rimediato solo disastri, dopo un anno di governo nulla è stato in realtà proposto o attuato sul tema delle politiche ambientali: nulla sui rifiuti, nulla sull’approvvigionamento energetico, nulla per calmierare le “stangate” delle bollette, nulla sull’approvvigionamento idrico, nulla sulla mobilità sostenibile, nulla sull’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Che si tratti di inadeguatezza degli attuali attori o di un immobilismo imposto al fine di non evidenziare quella dei precedenti per mere ragioni di equilibrio politico, la totale mancanza di iniziativa da parte del governo di fronte alle sfide cruciali che attendono il Paese, fra le quali indubbiamente spicca quella energetica e ambientale, è del tutto inaccettabile. In ogni caso, a fronte di questo clamoroso vuoto di proposte e di soluzioni, la narrazione compiaciuta e propagandistica dell’approvazione, all’unanimità dei soli votanti, di un Piano Energetico valido a livello di suggerimenti, ma già vecchio in termini di attuazione, stride fortemente; preoccupante segno di come il governo non consideri la cittadinanza quale ultima referente del proprio operato, ma piuttosto come semplice massa da imbonire ad ogni costo.

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