Sarà un caso ma mentre si sente parlare con sempre maggiore insistenza di una prossima crisi di governo con elezioni a giugno 2026, il governo si scatena in proposte nazional popolari con contenuti sempre più pittoreschi.
Ieri è stata la volta del lancio della Pianificazione Territoriale Strategica, PTS per chi ama gli acronimi. In sostanza è il PRG 2.0 in salsa SuperCiacci, della serie: tutto pronto subito. Co-housing, studentato, comunità abitative, riqualificazione di ecomostri, piani tematici: un mappazzone di interventi per preparare la tavola elettorale con il minimo sforzo territoriale e investimenti prossimi allo zero.
Passa il concetto democristiano di non mettere mano al PRG. Tutti ricordano le giravolte di Canti nella scorsa legislatura in cui prima fu espulso Boeri, poi si virò su Sir Norman Foster per poi non fare nulla.
Ora siamo oltre. Si passa alla macedonia territoriale in cui magari mettere a segno qualche piccolo colpo in termini affaristici ed elettorali. Avanti così con i piani tematici, il trenino alla stazione con i cento metri più costosi della storia; avanti con il Centro Sociale di Fiorentino e con la riqualificazione degli ecomostri, così l’ex Symbol può entrare a pieno titolo nell’olimpo delle maxi speculazioni edilizie, magari targate Colombia.
Repubblica Futura non vuole fare processi alle intenzioni, né tarpare le ali al giovane Icaro Ciacci, capiamo che avvicinarsi troppo al sole Gianca-territorio può essere letale, meglio volare basso.
Tuttavia ci preme rilevare come il governo sia ormai in modalità “tirare a campare”. Chiusa la parabola della legge sviluppo al posto della finanziaria, ci piacerebbe capire cosa si è sviluppato in questi mesi a parte la soppressione delle fondazioni bancarie. Ora si chiude anche la pratica territorio, impostando la prassi pre-elettorale tanto cara al vero capo del governo, deus ex machina del territorio. Imprese e cittadini dovranno continuare a battere le ginocchia dalla politica per le loro esigenze legate al territorio. Il Paese, di fronte alle nuove sfide del futuro, si presenta senza un piano di sviluppo territoriale organico per cui lo studio dell’architetto Stefano Boeri poteva rappresentare la base da rivedere e dalla quale partire. Sinceramente poi delude che la forza politica, anima e motore di quel progetto, abbia deposto le armi di fronte a una strategia di gestione del territorio che ha sempre ripudiato negli anni e verso la quale ha anche lottato.
La Pianificazione Territoriale Strategica è un nome pomposo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di cambiare il Paese, evolverlo, compiere interventi significativi in cui gli ecomostri non risorgono ancora più grandi dalle loro ceneri, ma possono anche essere abbattuti come segnale della vittoria dei cittadini verso la speculazione.
La viabilità stile flipper in cui pedoni, ciclisti e motociclisti sono pedine da evitare o abbattere dovrebbe cambiare; le opere infrastrutturali, prima di essere annunciate, andrebbero pensate e adattate alle esigenze dei cittadini, come avveniva in passato con edifici come il cinema Turismo.
Oggi siamo qui a discutere sui piani tematici.
Questo è ciò che passa il convento rispetto al quale Repubblica Futura ritiene si debba fare di più e meglio, pianificando, coinvolgendo i cittadini e non sperperando le poche risorse pubbliche che il governo reperirà con il debito pubblico e i 17 milioni della riforma IGR di Gatti.
