Quello che Gatti non è riuscito a fare con l’IGR lo sta facendo con la Legge sull’emissione dei titoli di debito pubblico.
Infatti, quella che può sembrare una norma prettamente tecnica all’apparenza (ed è proprio così che il Governo la sta presentando), in realtà accentra nelle mani del Congresso di Stato il potere di decidere come, quando e con che strumenti emanare titoli di debito pubblico, senza che ci possano essere quei pesi e contrappesi che in un paese democratico garantiscono l’equilibrio tra il potere esecutivo e quello legislativo. Con questo provvedimento normativo, in sostanza, il Congresso di Stato deciderà, con un Regolamento, quali dovranno essere le caratteristiche del debito; e per quanto il Segretario Gatti, sostenuto dalla sua maggioranza, voglia farci credere che sia una procedura del tutto comune in molti paesi, noi sosteniamo che in un microstato come San Marino non è assolutamente giustificabile mettere completamente nelle mani del Governo, senza nessuna forma di controllo, la durata, il prezzo, il tasso di interesse e tutte le altre caratteristiche dell’emissione del debito, come previsto all’art.4.
A questo punto sembrano davvero discorsi vuoti quelli di tanti Consiglieri di maggioranza che, durante il dibattito generale, a parole hanno sostenuto l’esigenza di avere un maggior controllo nella gestione del debito pubblico, un monitoraggio e riorganizzazione della spesa corrente e una razionalizzazione delle spese, se poi quegli stessi Consiglieri continuano a sostenere senza battere ciglio un Governo che procede indisturbato ad autorizzare delibere di importi rilevantissimi per qualsiasi genere di spesa, per trasferte e per le più disparate consulenze; e che, a fronte di una richiesta di sacrifici fatta alla popolazione con una riforma IGR che sarebbe scesa come una mannaia sul Paese se non ci fossero state quelle 10.000 persone scese in piazza per ben due volte e le organizzazioni sindacali che hanno “costretto” il Segretario Gatti a rivedere alcune posizioni, oggi chiede ed ottiene di decidere senza alcun controllo su quel debito pubblico che tutti noi e le future generazioni saremo tenuti a pagare per molti decenni a venire.
