La chiusura della prima classe a Chiesanuova

La chiusura della prima classe a Chiesanuova

Comunicati Stampa, News, Scuola

Come oramai è prassi consueta nelle questioni gestite dalla maggior parte dei membri di questo strampalato governo, abbiamo appreso dalla stampa la decisione della Segreteria di Stato per l’Istruzione di procedere con la chiusura della classe prima  nel Castello di Chiesanuova.

La cosa più imbarazzante è che il Segretario di Stato Lonfernini non solo non si è scomodato nel comunicare la sua decisione alla Commissione Consiliare Permanente competente, la cui convocazione è stata più volte sollecitata dalle forze di opposizione, in particolare da Repubblica Futura a fronte di due lettere pervenute a firma di circa 500 docenti, ma lo stesso Segretario di Stato neppure si è scomodato ad avvisare la Giunta di Castello che dovrebbe essere la prima istituzione del Paese ad essere informata e con essa le famiglie del Castello.

Forse una dimenticanza ma può succedere dopo aver lavorato per 12 ore consecutive… ma, battute a parte, la mancata comunicazione non può essere superata con una semplice telefonata di scuse, a cose fatte, al primo cittadino di Chiesanuova.

Ci eravamo illusi che Lonfernini avrebbe agito diversamente e non avrebbe ripetuto lo stesso errore del suo predecessore Belluzzi, quando ai microfoni di Rtv, all’insaputa di tutti – docenti inclusi – aveva comunicato la volontà di procedere con la settimana corta. Ciò che poi si è rivelato come una semplice boutade estiva.

La scuola, l’istruzione sono il punto cardine di un paese e della società che lo rappresenta, non possono essere trattate da qualunque maggioranza e governo con superficialità e tanto meno in autonomia. Ci rendiamo conto che i numeri hanno un valore e che non si può chiedere l’impossibile ma – come ha sostenuto anche il Comitato Scuole Vive – mentre una classe da 4 non viene attivata, ne partirebbero alcune con 25 alunni. Ecco che allora che sarebbe assolutamente necessaria una pianificazione territoriale generale. La chiusura di una scuola non è solo un fatto didattico, non riguarda solo il comparto dell’istruzione: riguarda l’intero Paese, le famiglie che vivono sul territorio, comprese le realtà locali.

Servirebbero lungimiranza ed immaginazione, e invece abbiamo solamente scelte unilaterali comunicate a cose fatte.

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