Cattive notizie dai Tavolucci

Cattive notizie dai Tavolucci

In una settimana in cui la politica si confronta in Consiglio Grande e Generale, non arrivano buone notizie dai Tavolucci.

Apprendiamo dalla stampa che un altro giudice in pochi mesi ha lasciato la magistratura; poi la notizia delle ennesime prescrizioni in due procedimenti penali in cui protagonisti e fatti erano noti ed eclatanti ed il cui epilogo deve ragionevolmente indurre a qualche riflessione.

Repubblica Futura non intende entrare nel merito delle due vicende, non compete alla politica nel rispetto della divisione dei ruoli e dei poteri.

Tuttavia non si può sottacere come, in un sistema giudiziario che a detta del governo funziona come un orologio svizzero, molti procedimenti procedono alla velocità della lumaca provocando ripetute prescrizioni, che in alcuni casi suonano come una sonora presa in giro dello stato di diritto.

Processi che durano anni, decenni, non fanno un buon servizio agli imputati che – se debbono provare la loro innocenza – sono risucchiati in un vortice temporale indefinito. C’è però il rovescio della medaglia: per procedimenti che riguardano fatti decisamente acclarati, il dilatarsi del processo penale e la conseguente prescrizione aprono una exit strategy a fronte di probabili condanne. In più c’è la beffa degli oneri sostenuti dallo Stato per la fase inquirente, il procedimento ed eventuali complicazioni relative a somme e beni sequestrati.

Ci piacerebbe sapere dal governo se la giustizia funziona così bene come da propaganda, visto che solo poco tempo fa è stata confezionata una legge ad personam per rinnovare il dirigente del Tribunale meritevole, così sostiene la propaganda, di avere dato una svolta nel corso della giustizia. Se la svolta è la prescrizione per un procedimento penale in cui c’è odore e soldi di camorra, forse c’è da porsi qualche interrogativo. Un dubbio legittimo quando davanti all’inerzia di alcuni procedimenti penali, assistiamo invece alla solerzia per altri, rispetto ai quali si inventano anche nuovi gradi di giudizio.

Se vogliamo veramente girare pagina, anche in prossimità della firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea, fatti del genere non sono più ammissibili, così come sono totalmente fuori contesto le stralunate ricostruzioni di qualche grillo parlante che tenta di riscrivere una fase storica non molto edificante per la politica della Repubblica.

Corruzione e riciclaggio (anche di denaro della camorra) andati in prescrizione pesano enormemente sulla celerità della giustizia rispetto alla quale come Paese non ci facciamo bella figura e mostrano come l’orologio svizzero della giustizia spesso si inceppa, guarda caso su particolari procedimenti penali.

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