Accordo di associazione, non c’è solo Marco Gatti 

Accordo di associazione, non c’è solo Marco Gatti 

Se una audizione informale nella Commissione XIV della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano fa perdere la testa al Segretario di Stato per le Finanze portandolo ad attaccare un organo di stampa e poi chiedere il soccorso del suo partito, ce ne faremo una ragione.

Capiamo le logiche partitiche e l’inchino dovuto ai “poteri medi” che reggono saldamente la Repubblica.

Ma riteniamo con rispetto che l’essere il partito di maggioranza di relativa non implichi detenere in solitudine la rappresentanza degli interessi della Repubblica.

L’accordo di associazione con l’Unione europea tocca il futuro di tutti i cittadini e non solo quello di Marco Gatti e della DC.

Potrà apparire complicato da capire per chi comanda dal piano terra di Palazzo Begni.

Comanda su quanto e come indebitare lo Stato; comanda sul futuro delle nostre banche; comanda su quanti soldi tirerà fuori dalle tasche dei cittadini con la riforma fiscale d’autunno.

Mentre i colleghi di governo si svagano in costose trasferte o si divertono a elargire consulenze, al piano terra di Palazzo Begni c’è il potere reale del governo che in modo unilaterale decide dei nostri destini.

Repubblica Futura ha sempre sostenuto l’Accordo di associazione con l’UE. Con Valentini prima e oggi con Beccari sosteniamo le ragioni della Repubblica per chiudere un Accordo vantaggioso per San Marino.

Rileviamo che ancora oggi, e sicuramente non per colpa di Repubblica Futura, la firma dell’accordo è incerta nei tempi e nei modi.

A ciò si è aggiunto un fantomatico addendum in materia finanziaria sul quale più che Repubblica Futura dovrebbe dare qualche risposta chi è andato a Roma, anche per correttezza rispetto agli amici di Andorra anch’essi impantanati in questa strana situazione.

Crediamo nel dialogo, tant’è che proprio oggi abbiamo chiesto formalmente al PDCS di aprire una riflessione sul presente e futuro del sistema finanziario.

Per evitare questo polverone era sufficiente impiegare qualche minuto per condividere le informazioni e fare squadra.

La fiducia si conquista con la comunicazione e la condivisione, mostrando alla controparte italiana che dietro una delegazione tecnico-politica c’è un Paese intero e non il solitario comandante del piano terra di Palazzo Begni.

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