Mara Valentini sull’istanza per installare telecamere in scuole e residenze sanitarie

Mara Valentini sull’istanza per installare telecamere in scuole e residenze sanitarie

Mara Valentini

Con questa istanza i presentatori portano all’attenzione dell’aula consiliare il gravoso problema legato alla sicurezza, un’istanza quindi più che motivata e finalizzata alla prevenzione e al contrasto delle violenze e dei maltrattamenti in particolare di quelle fasce più deboli quali bambini, anziani e disabili.

La possibilità di installare apparati di videosorveglianza nei nidi, nelle scuole, nelle residenze per anziani e per disabili, nasce dunque dalla reale e non rimandabile esigenza di porre un freno a episodi di questo tipo: casi che fortunatamente da noi sono abbastanza rari, soprattutto in queste sedi e che spesso invece si consumano in luoghi dove proprio non dovrebbero esistere perché sedi di affetti , parlo purtroppo delle pareti domestiche e del circuito familiare.

Se ben ricordo, un ultimo caso è successo nella nostra Casa di Riposo quando ancora era collocata all’interno del nostro Ospedale, credo alcuni mesi prima del trasferimento a Fiorina. Un caso immediatamente intercettato e a cui si è immediatamente provveduto, in termini di legge, con l’allontanamento della colpevole. Altri episodi sono stati individuati all’interno delle scuole – parlo dell’ultimo decennio – casi sporadici che sono stati affrontati prontamente e anche questi con le disposizioni di legge.

Ma, fosse anche che si presentasse anche un solo caso di maltrattamento fisico o psicologico noi tutti abbiamo il dovere di intervenire per isolare e eliminare questi episodi così devastanti per l’incolumità delle persone, soprattutto quelle che presentano fragilità. Al di là del problema della privacy che la nuova legge dispone, si pone anche un altro tema fondamentale e precisamente quello relativo all’efficacia di una norma, sulla sua effettiva capacità, cioè se capace effettivamente di ridurre gli episodi di maltrattamento.

Siamo di fronte, da una parte ai limiti che la privacy ci pone, e dall’altra alla difesa e alla nostra doverosa protezione delle persone più fragili. Tutto questo con un problema reale di sistema che ci legherebbe ad una supervisione di un grande occhio investigativo un Grande Fratello, o meglio un Fratello maggiore, come definito da Orwell nel suo celebre romanzo 1984. Un grande occhio, onnipotente che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti a tutela dei fratelli minori

L’istallazione di videocamere di sorveglianza in un supermercato, in una banca e in un  bancomat, in un distributore di benzina o all’incrocio di una strada sicuramente riduce il rischio di reati attraverso un effetto deterrente. Ma in una scuola? In un ospedale? In casa di riposo?

In tutti i casi nei quali il lavoro ha un’intrinseca componente “vocazionale” – non si fa l’insegnante, l’infermiere, il medico o l’assistente sociale solo per sbarcare il lunario – un eccesso di controllo può avere un effetto controproducente. Si sa, infatti, che in questi casi, così come la fiducia ricevuta ci rende più affidabili, allo stesso modo la diffidenza può favorire l’opportunismo. Un controllo troppo stretto allora rischia di segnalare sfiducia e diffidenza e quindi di erodere le fondamenta stesse del patto sul quale i lavori di cura si fondano.


Possiamo trovare modi più efficaci per tutelare gli interessi degli utenti.

Possiamo poi cercare non tanto di punire i disonesti, ma fare in modo che i disonesti non siano posti nelle condizioni di fare lavori sensibili. Potremmo attivare, per questo, processi di selezione in grado di verificare periodicamente le competenze umane e motivazionali di coloro cui affidiamo i nostri cari: propensione all’aiuto, empatia, le motivazioni profonde

Non è giustificabile un provvedimento legislativo che delegittima la classe docente trasformandoli da coloro che hanno cura dei minori in quelli che li maltrattano. E la stessa cosa vale per gli infermieri, gli OSS, gli educatori.

Le forze di Polizia non si devono sostituire all’educazione, al sostegno socio sanitario e la paura non deve sostituire la formazione professionale di insegnanti e operatori sanitari e sociali.

Non sarà certamente l’introduzione di un controllo generalizzato continuativo e di telecamere fisse a proteggere i nostri bambini, i nostri anziani e  i nostri disabili, ma un gruppo di professionisti formati e in continua formazione che ama il proprio lavoro che sta bene nel luogo di lavoro qualunque  esso sia scuola, centro disabili o casa di riposo e che di conseguenza farà stare bene anche coloro che a loro sono affidati.

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