Lorenzo Lonfernini sulla visita del FMI 2018

Lorenzo Lonfernini sulla visita del FMI 2018

Lorenzo Lonfernini

Quando approcciamo un dibattito come quello oggetto di questo comma dovremmo fare tutti lo sforzo di leggere la relazione frutto della visita della delegazione Articolo IV del F.M.I. come l’ennesima opportunità che viene data al nostro Paese per agganciare, finalmente, un ciclo economico virtuoso approfittando anche del fatto che il quadro macroeconomico dell’euro zona, nella quale ci troviamo immersi, sembra volgere verso un miglioramento.

La delegazione del F.M.I. ci offre quindi, ancora una volta, un’analisi attenta, competente ed autorevole corredata da alcune raccomandazioni che in qualche modo tracciano una possibile strada.

Cercherò di compiere, io per primo, lo sforzo di guardare a questo documento spogliandomi, per quanto possibile, della casacca di appartenenza ad una maggioranza. Spero che lo stesso sforzo possa essere fatto anche da altri consiglieri di entrambe gli schieramenti, ma questo non significa che sono disposto a sorvolare, nel caso venissero ancora riproposte, sulle molte bugie che in questi mesi sono state proferite a tambur battente a proposito di questo governo e questa maggioranza,
farò di tutto per mettere in piedi un intervento equilibrato ed ascolterò il dibattito riservandomi ovviamente d’intervenire in replica.

E’ stato detto, ed anche a me è capitato di affermare, che il F.M.I. e le sue ricette non costituiscono una verità assoluta perché può certamente corrispondere al vero che un organismo sovranazionale con una portata così ampia non riesca a cogliere appieno le peculiarità e le criticità di un micro Stato come il nostro.

La mia però non è mai stata una critica ideologica al FMI in quanto tale. Tutt’altro.
Siccome ritengo la stabilità finanziaria ed economica degli Stati un valore ed un elemento positivo per i cittadini, valuto sicuramente con favore l’esistenza di una organizzazione che si preoccupa di aiutare gli Stati nazionali a prevenire fenomeni di shock finanziario e li aiuta a mantenere la barra a dritta anche in mezzo ad un mare un po’ in tempesta.

Eccellenze e Signori Consiglieri, il F.M.I. viene spesso dipinto, anche in quest’Aula e in parte è forse percepito dalla cittadinanza come un’organizzazione che mina la sovranità degli Stati o peggio ancora che segue logiche che non perseguono il bene e la tutela della capacità di acquisto della cittadinanza. Sarebbe bello ed auspicabile che, almeno in questa sede Istituzionale, ci sforzassimo di uscire da una visione quantomeno limitata e forse anche un po’ provinciale che spesso fa sviare il nostro ragionamento e lo fa scivolare, ancora una volta, verso il mito dell’autosufficienza, dell’isola felice che fu, ma che è destinato a rimanere una chimera in un mondo che paragonato a quello di pochi anni fa è cambiato radicalmente, qualcuno sostiene in peggio, qualcuno in meglio, ma il dato di fatto è che molti schemi, molti provvedimenti, molti modelli economici non sono più nemmeno lontanamente riproponibili e il continuare pervicacemente a riproporli come in molti ancora hanno
l’ardire di fare dal di dentro e dal di fuori delle istituzioni non produce altro effetto che impoverire il Paese creando irresponsabilmente false ed irrealizzabili aspettative.

Il F.M.I. non è certamente un ente caritatevole, ci fornisce però l’ennesima opportunità per salire su un treno che è il treno di alcune pratiche politiche virtuose, anche se poco generose in termini di consenso, politiche che non sono più rimandabili e questo qua dentro – al di la delle posizioni di parte più o meno strumentali – lo sappiamo tutti molto bene, politiche che il Governo ha molto opportunamente incluso in un piano di stabilità la cui attuazione è già cominciata dimostrando in tal modo, non solo alla delegazione del F.M.I., che esiste una ferma determinazione nel volere portare a compimento importanti riforme che attendono ormai da troppi anni.

Su questo punto vorrei essere molto chiaro, ma soprattutto posso permettermi di essere molto chiaro perché condividendo tanto tempo e tanto impegno con i miei colleghi di maggioranza so che in tutti noi c’è la consapevolezza e la sincera determinazione nel portare a compimento riforme importanti come:
• quella del sistema previdenziale nell’ottica di un suo riequilibrio che lo renda sostenibile nel tempo e molto meno impattante sul bilancio pubblico, una riforma da realizzare soprattutto mediante un patto tra generazioni; perché non è giusto che le giovani generazioni rischino di trovarsi, quando verrà il momento, senza questa sacrosanta tutela sociale solo perché nella strenua difesa di diritti acquisiti – ma in alcuni casi sarebbe più corretto parlare di privilegi acquisiti che si vorrebbero mantenere intangibili – non si è mai voluto pensare ai diritti che dovremo saper garantire alle nuove generazioni. Il Governo si sta già muovendo lungo questa direttrice e noi desideriamo sostenerlo in quest’azione che è una grande azione di giustizia e di equità.
• una seria politica di contenimento della spesa corrente impegno già contratto nella legge di bilancio e che abbiamo voluto quantificare con una riduzione per l’anno 2018 del 2,5% della spesa corrente e sul quale il Segretario Celli ci ha anticipato un piano di interventi (presumo tracciati anche nella relazione prodotta dal gruppo sulla revisione della spesa) che in un triennio dovranno portare l’incidenza della spesa corrente sulla spesa complessiva all’80%
• la riforma delle imposte indirette già richiesta a gran voce da alcune associazioni imprenditoriali sammarinesi e osteggiata da altre. E’ sicuramente un tema da affrontare celermente per il quale dobbiamo però avere la capacità di introdurre modifiche che non penalizzino il settore del commercio
che è tutt’ora un pilastro importante della nostra economia e che siano compatibili con la struttura dei nostri uffici che dovrebbero poi effettuare i controlli e l’applicazione dei provvedimenti.
• l’assoluta necessità di realizzare un irrobustimento degli strumenti per l’attività di accertamento tributario. Quattro anni fa o poco più il Paese si è dato una nuova legge tributaria, è stato sicuramente un momento importante, possiamo dire che il livello di tassazione è sicuramente più che accettabile
rispetto a quello di altre realtà a noi vicine, dobbiamo a questo punto pretendere che tutti paghino le imposte e quindi stanare le sacche di evasione e di elusione che ancora purtroppo permangono.

Su queste grandi sfide che ci attendono già dai prossimi giorni penso che la coalizione di maggioranza si giocherà la sua credibilità e francamente pur essendo consapevole che si tratta di sfide epocali (per usare un termine molto caro al capogruppo Morganti) vi sono segnali di grande determinazione politica nella maggioranza, lo ribadiva proprio un paio di giorni fa Civico 10 in una sua apprezzabile conferenza stampa, ma noi speriamo di trovare determinazione in tutta l’Aula perché queste sono riforme che non possono essere più ne eluse ne rimandate con colpevole atteggiamento dilatorio.

Su queste volontà, sul riconoscimento che negli ultimi anni (non solo per merito di questo governo ma anche di quello precedente) le finanze pubbliche siano state gestite con prudenza, sul fatto che nel 2017 diverse misure strutturali di riforma siano state implementate ( riforme che hanno portato a un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro, ad un’accresciuta flessibilità del mercato del lavoro, alla creazione in corso d’opera di uno sportello unico per le imprese) su tutto questo mi
pare di leggere nella relazione una valutazione tutt’altro che negativa. Il F.M.I. pur nel suo linguaggio felpato e piuttosto ermetico mi pare di poter dire onestamente che su questo esprima un sostanziale apprezzamento.

Così come gli esperti del F.M.I. mi sembrano tutt’altro che critici quando citando testualmente la relazione al punto numero 4 leggiamo “I persistenti problemi del settore bancario, accumulatisi nell’ultimo decennio, hanno comportato costi elevati per lo Stato. I recenti sforzi compiuti dalle autorità per identificare i problemi sono accolti con favore e le stesse autorità riconoscono la necessità di affrontarli in modo determinato.”

Mi sembra la certificazione del fatto che i problemi che si annidano nel sistema bancario sono problemi annosi e non sono certo stati creati nell’ultimo anno come sentiamo ripetere sistematicamente da alcune cassandre secondo le quali avremmo rovinato – nell’ultimo anno – un sistema in salute. Talmente in salute che leggiamo, sempre nella relazione che negli anni 2012 – 2016 (ante governo adesso.sm) l’aiuto pubblico fornito alla sola Carisp ammonta a 220 milioni di euro 16% del PIL.

Ma riferendoci agli aiuti pubblici forniti alle banche anche se il FMI non li cita andrebbero probabilmente computati anche i famigerati crediti d’imposta concessi negli anni scorsi (certamente non da questo governo) a banche coinvolte in procedure di assorbimento di istituti in difficoltà, in alcuni casi con meccanismi e accordi che si sono rivelati capestro per lo Stato perché per vari motivi che non stiamo a spiegare in questa sede sono negli anni lievitati – invece di ridursi – e che il movimento Rete in un comunicato dello scorso 14 luglio 2017 quantificava come segue:
BANCA CIS 74.023.428,00 €
BAC 3.792.299,00 €
CARISP 18.539.648,60 €
BSM 17.361.221,82 €
ASSET 36.080.567,71 €
Per un totale di circa 150 milioni di euro di imposte che lo Stato si è impegnato a non incassare dalle banche. Su questo fatto che il sistema bancario dovrebbe tornare a produrre gettito fiscale nel più breve tempo possibile mi sembra che la relazione del FMI insista in più di un punto.

Sia chiaro io non voglio demonizzare lo strumento del credito d’imposta perché se dico “il credito d’imposta è uno schifo” dovrei però al contempo dire come avrei agito io per convincere alcune banche ad assorbirne altre ormai decotte a tutela dell’intero sistema, dico solo che adesso queste cifre sono sul piatto e dobbiamo ragionare su come fare per far si che le banche tornino al più presto a produrre gettito, certo non sarà un gettito paragonabile a quello di 10 o 15 anni fa ma sarà
comunque un cespite importante per il bilancio pubblico e non si parla solo di IGR ma si parla di tasse riscosse come sostituto d’imposta, di trattenute igr sui dipendenti, di tasse di registro ed in un caso anche di contributi previdenziali dei dipendenti.

Se il FM ci dice che la strada della potenziale conversione del credito d’imposta delle banche in titoli del debito pubblico (possibilità per altro mai attuata) è una strada da evitare perché andrebbe a gravare ulteriormente su un bilancio pubblico già sotto stress: io penso che dobbiamo fare tesoro di questa indicazione e avere l’umiltà e la libertà, che senza dubbio abbiamo, di seguire il suggerimento ma al tempo stesso dobbiamo porci con ancora maggiore determinazione il quesito di come fare tornare le banche dei soggetti che contribuiscono positivamente al bilancio pubblico senza
ledere dei diritti che hanno ormai acquisito con il credito d’imposta e quindi evitando dei contenziosi che probabilmente ci vedrebbero soccombere. E per fare ciò non vedo altre strade che mettersi attorno ad un tavolo e parlare con questi istituti cercando un soluzione condivisa.

Dalla relazione degli esperti del FMI si evince chiaramente che su tutti gli spunti anche positivi – e ce ne sono diversi – che vengono elencati aleggia la spada di Damocle dell’impatto che le difficoltà del sistema bancario avranno sul bilancio pubblico perché delle conseguenze ci saranno senza ombra di dubbio.

Eccellenze e Signori Consiglieri, quando gettavamo le basi della nostra coalizione, lo ricordavo ieri dialogando con il Consigliere Morganti, sapevamo che la ristrutturazione del sistema bancario avrebbe avuto un notevole impatto sul bilancio pubblico ed avevamo la preoccupazione che tale impatto penalizzasse il meno possibile le fasce più deboli e bisognose della cittadinanza in termini di tutele sociali, di assistenza sanitaria di diritto allo studio.

Questa è una preoccupazione che abbiamo ben presente anche ora e sulla quale spenderemo tutto il nostro impegno. Sapevamo anche però, e ne siamo tutt’ora convinti, che organizzazioni come il FMI
ma anche prestigiose agenzie di rating conoscessero bene il reale stato di salute del nostro sistema bancario ed in particolare della banca più grande presente sul nostro territorio, penso che un nesso causale fra l’altrimenti inspiegabile assenza cronica di investitori importanti – in un Paese come il nostro che tutti giudicano avere grandi potenzialità – e il rifiuto sistematico nel volere affrontare queste situazioni oggettivamente ci sia.

Probabilmente in certi ambienti le informazioni e le impressioni di organismi autorevoli come il F.M.I. circolano rapidamente e più in profondità di quanto possiamo pensare e il problema reputazionale è un ostacolo importante ed allora il problema andava prima riconosciuto e poi affrontato, su
questo non abbiamo dubbi. E’ quello che stiamo facendo. Questo vuol dire che abbiamo fatto tutto bene? Assolutamente no, la relazione evidenzia oserei dire impietosamente delle pecche che sicuramente l’opposizione sottolineerà, quando leggiamo di un deficit di fiducia non possiamo sottrarci ad un ragionamento atteso che la fiducia è un fattore essenziale in un sistema creditizio. Così come le vicende che hanno investito Banca Centrale e il suo management uscito di scena alcuni mesi
fa non hanno sicuramente avuto una ricaduta positiva sul sistema.
Così come un atteggiamento a volte un po’ ondivago e contraddittorio del Governo nell’indicare una strategia e nel mettere in campo delle proposte concrete va certamente stigmatizzato pur comprendendo la dimensione eccezionale delle problematiche che stiamo affrontando. Un atteggiamento più riflessivo e meno concitato aiuterebbe senz’altro nel perseguimento dell’obiettivo finale.

Così come non possiamo negare come, usando le parole degli esperti del FMI: “Una riforma incompleta del settore bancario nazionale, ivi compresi i ritardi o una mancata adeguata ristrutturazione della banca più grande, potrebbe portare ad un’ulteriore perdita di fiducia nel sistema e ostacolare l’offerta di credito all’economia.”

Dobbiamo allora completare questa ristrutturazione e dobbiamo farlo in sintonia con il ceto bancario facendo ragionare BCSM – Governo – ABS e singoli istituti su quale sia, alla luce degli esiti dell’AQR la migliore soluzione da poter mettere in campo privilegiando, dal mio punto di vista, l’eventuale disponibilità di investitori esteri, aventi le carte in regola, ad intervenire nelle ricapitalizzazioni
necessarie (come già avvenuto in tempi recentissimi per un istituto di credito sammarinese dopo anni di disimpegno di qualsiasi realtà esterna ad investire nel nostro sistema bancario fatto che va salutato certamente con grande favore) e favorendo, senza ovviamente imporle, operazioni di fusione nell’ottica di una maggiore solidità.

Per quanto riguarda il reperimento delle risorse che saranno sicuramente necessarie posso dire che condivido l’approccio del Segretario Celli, un approccio che mette in primo piano la sostenibilità del debito, la sua possibile diversificazione e che non escluda a priori la possibilità di un supporto tecnico, di autorevolezza, di credibilità internazionale, prima ancora che finanziario da parte del FMI.

In definitiva non penso che la prima relazione che il FMI ci ha lasciato in seguito alla recente visita possa essere valutata alla stregua di una pagella del tipo “bocciati su tutta la linea” oppure “tutto bene siamo sulla strada giusta”. Ritengo obiettivamente di cogliere degli spunti positivi e al contempo dei richiami ad una maggiore attenzione perché quando si parla di sistema bancario occorre molta ponderazione nelle scelte che si mettono in campo.

Vengono poi raccomandate delle strade da percorrere e noi se da un lato non possiamo prendere tutto per oro colato d’altro canto non possiamo nemmeno snobbare se non altro perché ci provengono da persone abituate ad analizzare questi fenomeni e a fronteggiare situazioni di crisi
anche più severe di quella che stiamo attraversando nel nostro Paese.

Non chiudiamoci in noi stessi perché ci servono le menti più acute di cui possiamo disporre ma al contempo manteniamo lo sguardo puntato sull’obiettivo finale al di la delle nuvole e della tempesta.

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