Fabrizio Perotto sul PdL Unioni Civili

Fabrizio Perotto sul PdL Unioni Civili

Fabrizio Perotto

Il progetto di legge in comma, che vede la sua prima lettura nella giornata odierna, riveste un ruolo di assoluta attualità nella nostra società sammarinese.

Le unioni civili hanno tenuto banco, anche in Italia, nella scorsa legislatura, con l’approvazione della legge che porta il nome della senatrice Monica Cirinnà.

La nostra realtà nel corso degli ultimi trent’anni è cambiata molto, non solo per effetto di uno sviluppo economico evidente e realmente modificante, ma ha avuto uno sviluppo sociale ed integrativo importante.

La nostra società fino agli anni settanta era esclusiva, ossia i matrimoni e le relazioni erano afferenti ad una sfera quasi esclusivamente sammarinese; con l’apertura della nostra società verso l’esterno, sono iniziati i primi matrimoni con cittadini stranieri.

Moltissimi contratti con la realtà italiana, e nel corso degli anni, anche con cittadini provenienti da altri paesi, anche extra-ue.

Se solo oggi San Marino ha avuto la volontà di modificare il diritto che stabilisce la regolamentazione della famiglia, lo si deve principalmente alla legge 49 del 1986, che regolamenta nel dettaglio le unioni affettive.

Una legge rivoluzionaria, per il tempo, che ha ancorato in binari paritari il matrimonio religioso e civile, la filiazione intra ed extra matrimoniale, il patrimonio dei coniugi ed anche il divorzio.

Oggi la storia chiama noi! Sul progetto in oggetto, che vede la mia condivisione nelle linee generali e che dovrà essere sviscerata adeguatamente in sede di commissione consiliare, vista la portata ed il suo valore, voglio indicare l’approccio che la politica deve tenere, onde evitare pressapochismi e banalizzazioni da cui spesso ci si lascia allettare.

Vorrei evidenziare il clima che negli anni ottanta ha portato alla legge 49, su citata sul diritto di famiglia. Ovviamente il mio può essere solo un ricordo tramandato da coloro che vissero da protagonisti quel percorso rivoluzionario e non personale, visto che il sottoscritto è figlio degli anni ottanta.

Il clima che si respirava in quegli anni era positivo, negli anni dello sviluppo economico, di richieste di evoluzione sociale, in cui San Marino si affacciava all’economica industriale italiana, in cui le donne non vivevano solo per la strutturazione della famiglia, ma che erano attrici economiche e sociali importanti, per una società che voleva accreditarsi verso l’esterno.

Tutti i partiti, nessuno escluso, nominarono esponenti nella commissione consigliare parità giuridica dell’epoca per giungere ad un progetto di legge ampiamente condiviso, che tenesse conto dei cambiamenti intervenuti nella società sammarinese, del ruolo diverso acquisito dalle donne anche all’interno del mondo del lavoro, della conseguente necessità di sancire la parità fra i coniugi, nonché il riconoscimento di pari diritti a tutti i figli – sia quelli nati dentro sia quelli nati fuori dal matrimonio.”

Tutte le commissarie erano ben consapevoli che le dinamiche familiari erano un patrimonio comune, e non certo proprietà di questo o quel partito, né un pedigree che la sinistra o la destra dovessero far proprie.

Già Unione donne sammarinesi, negli anni settanta, aveva battuto il percorso, tracciato la strada per l’implementazione di tali diritti e doveri in seno alla famiglia.

Ed ancora prima, negli anni ’50 le donne sammarinesi di tutti i partiti avevano fatto battaglie significative per ottenere l’elettorato, prima attivo e poi passivo, che il nostro paese adottò con grande ritardo rispetto agli altri paesi europei.

Poi le battaglie per il mantenimento della cittadinanza sammarinese, che fino agli anni ’80 le donne sammarinesi perdevano se sposavano un forense.

Tutti i partiti politici, nessuno escluso, ognuno con il proprio bagaglio valoriale,  diedero vita ad un sussulto sociale importante che partorirono  leggi di fondamentale importanza per il nostro paese.

Fra queste legge un posto speciale occupa certamente la legge 26 aprile 1986 n. 49 “Riforma del diritto di famiglia”, che diede linfa ai lavori del nostro parlamento, senza steccati ideologici, senza barriere, ma con un unico fine: l’approvazione di una legge che potesse strutturare in maniera moderna l’istituto familiare sammarinese.

La commissione consiliare, che si riunì con scadenza anche settimanale, vide la presenza di numerose donne, che oggi ricordiamo in maniera collegiale e che svolsero un ruolo proattivo essenziale, senza farsi prende da facilonerie, ma che si esposero in primo piano e di persona per un obiettivo comune, , che ancora oggi riveste un valore essenziale per nostra società.

Oggi le richieste provenienti dalla nostra società sono diverse ed è corretto e legittimo che la politica istituzionale ne tenga conto e attribuisca alle stesse il giusto valore.

La richiesta dei nostri concittadini di formalizzare nuove tipologie di vincoli affettivi deve richiamare un senso di responsabilità che la politica deve saper esprimere, per partorire una legge adeguata all’attuale società, senza per questo non rivendicare diritti e doveri per i nuovi contraenti.

La società degli anni ottanta basata sul matrimonio, che esso fosse religioso o civile, non deve essere archiviato e messo in soffitta, come un vecchio baule, ma deve rimanere attore principe.

Di fianco a questo istituto, devono essere accettate e supportate forme diverse di legami, che potranno certamente svolgere un ruolo sociale importante, per i contraenti e per il resto della cittadinanza. Le nuove unioni devono permettere ai nostri concittadini che le sceglieranno di vivere nella nostra società da protagonisti, in ruolo attivo e propositivo, sentendosi rispettati dallo Stato e non sentendosi al contrario soggetti privati di diritti fondamentali.

La società sammarinese deve cercare di essere sempre inclusiva e non esclusiva; San Marino ha sempre svolto un ruolo di integrazione per coloro che hanno avuto necessità, è stato un porto franco durante il conflitto bellico e di questo ci dobbiamo fare carico, come valore aggiunto, come metodo operativo.

San Marino è stato un esempio di bellezza, non solo artistica, ma valoriale ed essenziale per tutti gli Stati, che con noi si sono relazionati. Il progetto in oggetto non deve avere carattere “ghettizzante” ma deve avere un respiro universale, per normare un nuovo istituto unitivo che permetta a tutti di riconoscersi, senza alcuna discriminazione di genere.

Ogni cittadino deve vedere in questo progetto di legge la conquista di poter vivere la propria scelta di vita in una società inclusiva.

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